Le stagioni dell’eternità
Altro che Moccia, altro che differenza anagrafica decennale tra gli adolescenziali protagonisti dei suoi romanzi.
Ne “Le stagioni dell’eternità” Valentina, la diciassettenne protagonista che odia la matematica, vive una breve ma (non esclusivamente) filosofica relazione con Michele, che di anni ne ha 18.000 e nelle notti di luna piena si trasforma in un lupo per scorrazzare con Nuvola, Zampanera e Codadritta per i boschi del Parco Nazionale d’Abruzzo.
La zia presso cui vive Valentina, mentre i suoi genitori decidono le sorti del loro matrimonio, impugna con identica scioltezza un mestolo per il sugo così come una pistola, mentre gli amici della protagonista si barcamenano tra le incertezze e le pulsioni dell’età.
Ben altre pulsioni animano il ristoratore Roberto, che, convinto di assecondare un dio volubile e imperscrutabile, si definisce “recreational killer”, e adesca, tra una carta di vini e una comanda, lolite in villeggiatura, per violentarle prima e convincerle poi di aver reso inevitabile, con la loro inconsapevole sensualità, la sua aggressione.
Per cinquanta brevi capitoli il lettore viene condotto per mano in una realtà apparentemente ordinaria nel cui sottobosco avvengono fatti particolarissimi, tra vagheggiamenti di Ufo, degli Originali, della Fratellanza, dell’enorme esperimento del mondo, di Aura, anima e poteri paranormali, di Uomini in Nero, di bugie e misteri, di religioni e filosofia.
Agli occhi di Valentina, dopo l’incontro con Leo/Michele, si svela un universo di possibilità e conoscenza, fatto di esoterismo , civiltà perdute, alchimie, metamorfosi, libri misteriosi, spiegazioni lunghe e complesse che trattengono anche il lettore dilungandosi per molte pagine.
L’autore, che si firma con uno pseudonimo, è alla sua prima esperienza romanzesca e inventa (ma ne siamo proprio sicuri?) una divertente avvertenza al lettore in cui narra la serie di difficoltà e di sfortunate “coincidenze” che avrebbero accompagnato la difficile pubblicazione del romanzo.
Con un linguaggio semplice ma puntuale, non privo di interferenze del parlato quotidiano e spontaneo, si alternano diversi punti di vista e viene riportato in corsivo il pensiero dei personaggi, che di volta in volta si trovano a narrare, assieme al narratore onnisciente, le vicende.
Nel corso del dipanarsi della trama, i profili dei soli personaggi principali vengono tratteggiati in maniera approfondita, mentre frequentissime e accurate sono le descrizioni della natura e degli spazi contestuali all’azione, così come le ricorrenti scene di sesso, fino al finale nel segno di Thanatos, o di una nuova forma di Vita.
“Nell’eternità tutto è inizio, mattino profumato”, sosteneva lo scrittore tedesco Elias Canetti.
E nell’eterno si avvicendano stagioni e amori, si vincono sfide e sciolgono sortilegi, si avverte il soffio del divino o il sospiro della sconfitta, come la caducità di una foglia che lentamente si svincola dal ramo nodoso per posarsi sopra un letto di altre foglie morte e immobili da millenni.