"Il Libro delle Cose Nuove e Strane" di Michel Faber "Il Libro delle Cose Nuove e Strane" di Michel Faber

“Il Libro delle Cose Nuove e Strane” di Michel Faber

Libro cose nuove e strane FaberTutti conosciamo il “Libro delle cose nuove e strane”: tutti ne abbiamo in casa almeno una copia, tutti lo abbiamo studiato da piccoli, tutti ne abbiamo imparato almeno qualche frase a memoria, senza neppure ricordarci quando. Dunque, riflettendoci, di “nuovo” e “strano” non ha un bel niente. Almeno, non per noi.

Si tratta infatti di una questione di prospettiva. Il “Libro delle cose nuove e strane” è tale per una civiltà che non è quella in cui noi viviamo, qui e ora. Piuttosto, chi lo ha definito così abita a distanza di galassie dal nostro mondo, in uno strambo pianeta dove le giornate durano 72 ore e la pioggia cade orizzontalmente. Questo posto misterioso  è abitato da strane creature incappucciate, con tuniche colorate e un linguaggio limitato, dedite alla coltivazione del fiore bianco, l’unico vegetale che cresce nella loro terra, che poi trasformano in una miriade di cibi differenti e che costituisce, quindi, la loro unica fonte di sostentamento.

Peter è, invece, un terrestre. Vive in Inghilterra, ha un passato difficile, una moglie fedele e un gatto affezionatissimo. Viene selezionato, dopo diversi colloqui, per andare in missione su Oasi, una base che gli umani hanno costruito sul pianeta degli incappucciati. Inizia dunque il suo viaggio verso l’ignoto, senza sapere se e quando ci sarà una data di ritorno e con alcuni interrogativi nella testa. Quale sarà il compito da svolgere sul pianeta lontano? Quale sarà il suo ruolo nella nuova comunità che lo attende? Come vivrà in un posto così diverso da quello al quale è abituato?

L’unica certezza di Peter è il “Libro delle Cose Nuove e Strane”, che conosce a menadito e che porterà con sé, in quanto sa già che fungerà da collante tra lui e i nativi del posto. E sarà proprio il Libro, alla fine, una delle motivazioni fondamentali per lui, quando sarà costretto alla più difficile tra le scelte: restare su Oasi o tornare dal suo amore lontano.

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Di Michel Faber e un finale indefinito

Il Libro delle Cose Nuove e Strane segna il grande ritorno dello scrittore olandese Michel Faber. Era il 2002 quando Faber pubblicava il suo Il Petalo Cremisi e il Bianco, divenuto in pochissimo tempo un best seller internazionale; da allora, l’autore è rimasto in silenzio, preferendo dedicarsi ai problemi di salute della moglie.

Crearsi delle aspettative su quest’ultima pubblicazione sulla base de Il petalo cremisi viene quasi spontaneo, ma risulta del tutto fuorviante. I due romanzi sono in realtà molto diversi tra loro, in quanto a trame, ambientazioni e genere: dal passato al futuro, o meglio un ipotetico futuro che probabilmente non avverrà mai; dalla terra allo spazio; dal romanzo classico alla letteratura di fantascienza. Ma, a mio parere, è cambiato anche qualcosa di più profondo, nella narrazione dell’autore, nelle emozioni che ci fa provare leggendo il libro. Forse è solo una questione di generi letterari e del fatto che siamo più portati ad identificarci con una donna inglese di qualche decennio fa che con un alieno.

Gioca poi a sfavore de Il libro delle Cose Nuove e Strane il fatto che la storia non abbia un finale netto e ben definito: Peter farà la sua scelta, ma la sua decisione ci appare immotivata, come se lo scrittore avesse voluto fornirci la semplice soluzione dell’enigma senza spiegare come ci si è arrivati. Inizialmente ho cercato di giustificare questa soluzione con la speranza che ci potesse essere un seguito; mi sono affezionata alla storia d’amore tra Peter e la moglie Bea e avrei tanto voluto assistere al loro incontro, se mai ci sarà. Ma poi ho letto un’intervista a Michel Faber, e mi sono dovuta ricredere: non ha intenzione di scrivere un sequel, né altri libri in generale. Dovremo accontentarci di quel poco che sappiamo dunque, e scriverci da soli il finale che più ci aggrada utilizzando solo la nostra immaginazione.

Autore: Caterina Geraci

Leggo da sempre, leggo dovunque, leggo perché ritengo che vivere una sola vita sia tremendamente noioso. Soprattutto se quella vita la vivi in un paesino in provincia di Palermo. Per fortuna viaggio tanto, e non solo con la mente. Ah, dimenticavo: sono molto poco brava a descrivermi in poche righe; ma questo si era capito, no?

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