“Tre tazze di cioccolata” di Care Santos
Care Santos torna nelle librerie con un nuovo, travolgente romanzo e, siate certi, non si può dire che manchi d’audacia: edito per Salani, Tre Tazze di Cioccolata è ambientato nella sua Barcellona e segue le tracce di una celebre cioccolatiera.
TRAMA
Le vite di tre donne, temporalmente lontane l’una dall’altra, si ritrovano ad essere indissolubilmente legate da un oggetto solo all’ apparenza banale, ma che – con buona dose del caso – si ripresenta con costanza al loro cospetto, rinnovando quel che di più profondo persiste, integro, allo scorrere del tempo: il richiamo della tradizione.
Così le storie di Sara, Aurora e Madame Adelaide si intrecciano attorno ad una preziosa cioccolatiera di porcellana, una pregiata tre-tazze proveniente direttamente dalla corte francese di Luigi XV, che riporta inciso in un elegante blu il nome della prima tra loro ad esserne entrata in possesso: Adelaide, figlia del re.
Tuttavia, la prima ad irrompere tra le pagine è Sara, che, con le sue intraprendenza e spensieratezza, è come una cioccolata al peperoncino, zenzero e lavanda. Figlia di uno dei più noti cioccolatieri barcellonesi, gestisce l’affermata pasticceria Sampons nella sua città, ormai nota soprattutto per la prelibatezza dei tartufi e dei pralinati. È sposata con Max, affermato ricercatore che ha fatto della chimica la sua più grande passione e molto interessato alle trasformazioni del burro di cacao; un Americano che tradisce il suo accento solo quando è ubriaco, un personaggio dai tratti spesso buffi ma di un’esemplare onestà e dall’adorabile ingenuità. Impossibile non fare il tifo per lui. Il loro altalenante equilibrio di coppia dovrà fare i conti con il vecchio amico Oriol, conosciuto al primo corso di cioccolateria e ormai ricco e famoso imprenditore del settore. Entrambi sono intimamente legati a lui da una strana ma duratura amicizia, sancita proprio da tre tazze di cioccolata, preparate con una speciale cioccolatiera che aveva tutta l’aria di provenire da un palcoscenico molto antico, sul quale il sipario sembrava essere ormai calato da anni.
Fine primo tempo: cambiamento di scena.
Siamo agli albori del 1700, la città resta la stessa. Ad aspettarci è Aurora con la sua storia dall’aroma di cacao, zucchero e cannella. A variare non sono soltanto i personaggi ma anche la voce narrante: qualcuno, una voce esterna, si rivolge alla fidata cameriera di Estanislau Turull, noto inventore barcellonese di macchine industriali, tra le quali spicca la più innovativa per produrre bevande di cioccolata. Aurora è presentata sin da subito nella sua riservatezza, nella devozione per la famiglia presso cui è al servizio ma soprattutto nella sua inscalfibile integrità. Quando Candida, figlia di Estanislau, compirà una scelta del tutto dissonante rispetto al buon costume dell’epoca, Aurora tenterà di preservare sopra ogni cosa la storica tradizione della famiglia Sampons, custodendo gelosamente una cioccolatiera in porcellana che, persino quando cercherà di riconsegnarla al legittimo erede, tornerà sempre inspiegabilmente da lei. La vita di Aurora, in un primo momento amara come il cacao, verrà zuccherata dal piacevole gusto della sorpresa e anche per lei busserà alla porta il cambiamento.
Terzo atto
Pepe, chiodi di garofano, cicoria. Questi gli ingredienti per il terzo ed ultimo cambio di scena. L’autrice è pronta a indietreggiare ulteriormente nel passato. Questa volta il ritmo del romanzo prende le pieghe dalla raccolta di lettere che il Segretario Victor Philibert Guillot immagina, per sua stessa ammissione, di far recapitare alla signora Madame Adelaide di Francia, fingendo di narrarle dettagliatamente i particolari della spedizione francese a Barcellona. Il giovane Guillot, interessato a portare con sé la migliore cioccolata d’Europa, dovrà consegnare un oggetto molto speciale al famoso Fernandes, membro della corporazione dei cioccolatieri della città spagnola e fornitore ufficiale della corte di Versailles. Inaspettatamente incapperà nella dolcezza e nel coraggio di Marianna, moglie del cioccolataio, un personaggio attraverso il quale si fa spazio l’amara riflessione sull’ingiusto trattamento riservato a qualsiasi donna ambisse ad una gratificante condizione lavorativa nella Spagna del tempo. La distanza con l’indipendenza e la realizzazione di Sara, nella prima parte, si palesa in tutta la sua evidenza.
Improvvisamente tutto è chiaro: ogni storia, come accade in una matriosca, si inserisce scrupolosamente nella precedente e le tre tazze di cioccolata di Sara, Aurora e Madame Adelaide appartengono a tre servizi diversi ma con la stessa cioccolatiera, che porta ormai nella sua porcellana i segni del tempo.
Critica
Tre finali accattivanti, tre vite accompagnate da un oggetto che sembra migliorarle e, sicuramente, stravolgerle. Un romanzo appassionante che mescola con maestria personaggi realmente esistiti con altri frutto della fantasia dell’autrice: inevitabile esserne trascinati. Nonostante l’ampiezza dei tre racconti, la lettura scorre incalzante ed avvolgente, grazie anche ai momenti di suspense, sapientemente distribuiti. Se per un istante si chiudessero gli occhi, affiorerebbero tutti insieme il fondente dell’imprevisto, lo speziato dei colpi di scena e, alla fine, un retrogusto squisitamente dolce: proprio come se si fosse appena bevuta una calda tazza di cioccolata. Provare per credere.
Novembre 23, 2015
Bellissima recensione! Complimenti! Proverò il libro!