“La ragazza con l’orecchino di perla” di Tracy Chevalier
Delft, città dei Paesi Bassi nel XVII secolo, zona protestante. Griet, figlia sedicenne di un decoratore di piastrelle accecato dal calore del forno e ridotto in miseria, va a servizio in casa dei Vermeer, famiglia cattolica dell’altra parte della città. I coniugi Vermeer vanno a fare la conoscenza della nuova domestica mentre Griet sta preparando le verdure per la minestra e Johannes rimane colpito dal gusto cromatico che nota nella disposizione degli ortaggi sul tavolo; chiede spiegazioni alla fanciulla e riceve una risposta che non si aspetterebbe da una contadina analfabeta. In casa Vermeer vigono regole strane e particolari equilibri: Johannes è un pittore e si occupa solo dei suoi quadri, per far fronte, in parte e malamente, alle esigenze della famiglia (ne dipinge due all’anno); la moglie invece è sempre gravida perchè solo in questo modo può mostrare l’amore per un marito che la esclude totalmente dal suo lavoro; mentre chi comanda in casa è la suocera di Johannes con la collaborazione supinamente fedele della governante. Altra stranezza è l’inaccessibilità dell’atelier del pittore, solo la suocera ha le chiavi ed è lei a consentire a Griet di entrarvi per pulire secondo precise direttive. In questo modo Griet comincia a conoscere meglio Johannes, ad entrare nel suo mondo fino a diventarne in segreto l’aiutante; Johannes non ha dimenticato di quale smisurato senso cromatico sia dotata la giovane domestica. Nasce così una profonda intesa fatta di sguardi, che forse non è amore o forse è più che amore…… La trama del libro della Chevalier è nota a molti soprattutto grazie al film del 2003 di Peter Webber, interpretato da Clolin Firth e Scarlett Johansson, cui va anche il merito di aver fatto conoscere al grande pubblico un dipinto pressoché sconosciuto fino al 1995. Vermeer lo dipinse nel 1665 e, forse, dopo la sua prematura morte rimase nel suo laboratorio, dimenticato. Ricomparve ad un’asta nel 1881 quando Arnould des Tombe lo comprò per poco più di due fiorini; des Tombe lo regalò nel 1902 alla sua morte al Museo dell’Aia dove è ancora oggi. “La ragazza col turbante“, come si chiama il quadro, appartiene alle tronie, cioè a dipinti di tipi convenzionali, non ritratti, ma ciò non ha impedito di chiedersi chi fosse la ragazza dipinta. Secondi alcuni storici si tratterebbe della figlia primogenita di Vermeer, secondo altri di una domestica realmente esistita e che ha offerto lo spunto alla Chevalier per scrivere il suo romanzo. L’identità della giovane donna che fece da modella rimarrà per sempre un’ipotesi, ma di certo è lei la figura centrale del libro, quella più sfaccettata e difficile da interpretare. Le opinioni dei lettori sono divise: per alcuni sarebbe l’icona dell’ingenuità, per altri sarebbe l’immagine della scaltrezza. Le ragioni a sostegno delle varie ipotesi interpretative, però, poggiano sugli stessi momenti descritti dalla Chevalier: la deflorazione di Griet ad opera del giovane macellaio, suo fidanzato che poi sposerà, consumata in piedi e in tutta fretta in un vicolo del mercato fra interiora e sangue di animali che insozzano la strada e il mai consumato rapporto fisico con il pittore. Casualità o puro calcolo? Divieto assoluto verso un rapporto, fosse anche clandestino, fra due persone di livello sociale tanto diverso? Pudore nell’esprimere e manifestare i propri sentimenti a causa di freni inibitori di natura morale o per mera accettazione di un destino segnato dalla nascita? Una risposta esauriente per tutti non c’è, resta la possibilità di leggere il libro e decidere da che parte stare oppure vedere anche il film e, senza volerlo, propendere per la seconda ipotesi e magari rileggere il libro alla ricerca di conferme o smentite. Lettura estremamente gradevole, 228 pagine che scorrono veloci senza risentire dei momenti dedicati alla descrizione delle fasi di preparazione e realizzazione dei quadri, privo di ripetizioni e di strappi o interruzioni narrative, un’ottima occasione per conoscere, senza pretese specialistiche, uno dei più grandi pittori di tutti i tempi. Consiglio “La ragazza con l’orecchino di perla”a lettori di ogni età.