“Elis Island”, il romanzo epistolare di Silvio Ramat
La prima parola che mi viene in mente per descrivere Elis Island. Poesie da un esilio, ultima opera di Silvio Ramat, è “straordinario”. E questo perché, al di là della validità dei contenuti in sé, si tratta di qualcosa che va proprio oltre l’ordinario, oltre l’idea di libro come esso viene inteso comunemente.
La Trama
La scrittura consiste infatti nella trascrizione di un dialogo epistolare tra due personaggi molto poco caratterizzati, il quale si svolge via posta, in un luogo e in un tempo non meglio specificati.
Del primo sappiamo soltanto che è un uomo che si trova a trascorrere un periodo di convalescenza in un posto che lui stesso non conosce; intuiamo che sia una persona molto colta, a causa dei suoi continui rimandi letterari, e nulla più. Del secondo personaggio sappiamo invece che è una donna di nome Elisabetta, detta Elis, che ama i fiori, l’arte e la letteratura, e che è legata al suo corrispondente epistolare da un lungo rapporto di amicizia.
Non sappiamo se le lettere siano cartacee, o inviate tramite posta elettronica; ma conosciamo la data di ognuna di esse, che è scritta in fondo ad ogni missiva e dà l’idea della regolarità con la quale avviene lo scambio. Man mano che proseguiamo nella lettura, in realtà, emergono dei dettagli della vita di entrambi i personaggi: i loro viaggi, i loro film preferiti, i loro trascorsi… ma il quadro non arriva mai a completarsi del tutto, e alcuni tratti della loro personalità e della loro relazione resteranno sempre oscuri e indecifrabili.
“La convalescenza ha strani poteri:
schiaccia gli orizzonti, smorza i contrasti
fra i colori le tempre i desideri.
E forse in uno dei giorni venturi
Verrà a trovarti il me stesso di ieri
Che non era coetaneo della morte.
Non chiede nulla, aprigli le tue porte”.
La particolarità di Elis Island, quel tocco in più che lo rende straordinario anche al di là del significato intrinseco della parola, è la poesia. Il primo personaggio, colui che invia le sue lettere dal luogo di convalescenza, sceglie infatti di scrivere in versi, precisamente in endecasillabi. Non altrettanto la sua corrispondente, che utilizza invece la prosa, seppur si tratti di una narrazione molto evocativa, la quale rivela una personalità eterea e una grande profondità d’animo.
I temi affrontati sono svariati; i due ricordano in particolare episodi del loro passato e del tempo che hanno trascorso insieme. Ne deriva una tristezza di fondo legata alle riflessioni sul tempo che passa, sulla malattia che travolge non solo il corpo ma anche l’animo umano, su quello che fu e che probabilmente non sarà più. In particolare, è il malato a suscitare le discussioni su queste tematiche, probabilmente perché più coinvolto e in una condizione di fragilità, oltre che di noia, come egli stesso ammette, che lo portano a cercare nella scrittura una via di fuga. La sua amica svolge più che altro un ruolo consolatorio, invitandolo a non abbattersi e spronandolo a fornirgli sempre nuove notizie sulla sua salute e sui suoi stati d’animo.
L’originalità della forma narrativa, la tenerezza delle conversazioni, la lirica potente: tutte ottime ragioni per intraprendere non un, ma IL viaggio verso Elis Island. Un libro che è un rifugio sicuro, un riparo dalle intemperie del mondo, quasi come a voler dire: la bellezza esiste ancora, e io ne sono la prova.