La casa dei fantasmi di John Boyne
Ci troviamo nella Londra del 1867. In un uggioso pomeriggio, la vita di Eliza Caine sta per cambiare per sempre. A seguito di uno di quelli che nell’era moderna chiameremmo “reading” di Charles Dickens, la già compromessa salute di suo padre, un rispettabile entomologo, peggiora ulteriormente, fino a farlo spirare il giorno seguente. La rabbia e il dolore per avergli permesso di prender parte a quella lettura in un giorno così piovoso e la scoperta di vivere in una casa non di proprietà, spingono Eliza a lasciare il suo impiego di insegnante, a lasciare la sua tranquilla e monotona vita cittadina e partire per Norfolk (contea a est dell’Inghilterra), dopo aver risposto ad un misterioso annuncio su un giornale dove veniva richiesta la presenza di un’istitutrice, lo stesso sul quale vi era recata la notizia dell’incontro con lo scrittore inglese, che adesso lei riteneva malsanamente colpevole per la dipartita del padre. L’annuncio era firmato H Bennet, ma non veniva specificato il compenso e né tanto meno di quanti bambini occorreva prenderne cura.
Arrivata nella piccola realtà di periferia, strani avvenimenti iniziano a sconvolgere la sua permanenza a Gaudlin Hall, a partire dalla sera del suo arrivo, quando fa la conoscenza dei due bambini che la abitano, Isabella ed Eustace, i quali apparentemente sono gli unici abitanti dell’immensa casa.
Per qualche istante (durato in verità un paio di capitoli) ho avuto il terribile presentimento di trovarmi nella pellicola di The Others. Avete presente il film di Alejandro Amenábar, interpretato da Nicole Kidman, del 2001? Ecco, siamo all’interno di quel genere di ambientazione. Casa tetra, nebbia che arriva improvvisamente e avviluppa ogni cosa, vento che solleva persone, finestre che si aprono, porte che sbattono e presenze oltre gli spessi vetri. Insomma, sembra quasi il concentrato di film già visti e libri già letti. Non nego che ci sono momenti di suspence, anche se ancora a metà del libro solo una scena in perfetto stile Nightmare aveva movimentato la storia, che Eliza ci narra in prima persona.
Il libro è uscito a Febbraio e credo che l’inverno sia davvero il periodo adatto per far da cornice alle ore da dedicare a questo libro: il vento forte che fischia tra i tetti, la pioggia, la nebbia, le lunghe ore della notte. Tutto ciò farebbe da cassa di risonanza alla tetra atmosfera che Boyne cerca di ricreare in questa ghost story. L’aria tranquilla e spensierata della calda estate non gli si addice. Senza svelare troppo, non negherò che mi aspettavo un romanzo un po’ più corposo. Tra i vari fantasy, le ghost story mi hanno sempre appassionato e credo che stavolta sia stata la copertina a tirarmi un brutto tiro. Eh sì, ogni tanto anch’io mi lascio incastrare delle illustrazioni. Con ciò, i miei complimenti vanno a Eline Spek.
Essendo un libro ambientato nella seconda metà dell’ ‘800, mi aspettavo anche una narrazione di quell’epoca. Forse è stata questa la delusione più grande: l’aver trovato un linguaggio quasi moderno per un’epoca che sinceramente ho sempre ritenuto fosse “impeccabile”. Soprattutto l’aver incentrato, a tratti anche forzatamente, su Charles Dickens l’intero romanzo (essendo sia Eliza che il padre grandi amanti della sua scrittura) pensavo che fosse più corposo. Diciamo che resta comunque un romanzo molto scorrevole e piacevole, coinvolgente sì, ma nulla di eclatante. Se vi aspettate un romanzo in stile Stephen King, attenzione che potreste restar molto delusi. È più un romanzo che, per perplessità, si avvicina per certi versi a Se fosse per sempre di Tara Hudson (anche se quello per me ha rappresentato davvero l’apice dell’indecenza nel genere delle ghost story!!).
Se non vi siete ancora avvicinati a questo genere, perché lo reputate troppo “angosciante”, La casa dei fantasmi di John Boyne (già ben noto grazie al suo Il bambino con il pigiama a righe) edito da Rizzoli, potrebbe essere il vostro libro di iniziazione: abbastanza soft, ma con qualche escalation interessante.