L'imprevedibile piano della scrittrice senza nome L'imprevedibile piano della scrittrice senza nome

L’imprevedibile piano della scrittrice senza nome di Alice Basso

alice basso recensioneVani è una ragazza dotata, lo è sempre stata sin da piccola; caratterizzata da una intelligenza vivace, molto perspicace, a tratti insolente perché sempre un passo avanti agli altri. Il suo acume è sottolineato da una sagace ironia e un intuito eccezionale. Nel tempo Vani, ossia Silvana Sarca, ha imparato a far tesoro di queste sue qualità. Laureata in lettere, con una capacità di scrittura fuori dal comune, Vani trova lavoro in una casa editrice. Normalmente gli editori sono subissati di lettere ed email di laureati che si propongono come redattori o correttori di bozze. Invece Vani ha la sfrontatezza di proporsi come ghostwriter usando un simpatico e efficace sistema che non vi svelo perché è davvero sagace.

 Un ghostwriter è una persona che scrive al posto di un’altra, che però alla fine firma il libro. Tipo: uno scrittore che è passato alla TV e non ha più tempo per finire il suo ultimo romanzo, un comico che vuole pubblicare una raccolta di monologhi… un VIP che ha promesso di pubblicare la propria autobiografia ma scrive come un bambino di sei anni…
Naturalmente il ghostwriter si occupa di libri, discorsi, interviste, articoli e tutto ciò che coinvolge l’autore protagonista.
Ci danno due o tre linee guida sui contenuti, un elenco di materiali da consultare, una data di scadenza di solito vergognosamente vicina, un micragnoso pagamento per ritornarcene nell’ombra senza dire a nessuno che siamo stati noi.
 

La trama

La narrazione del romanzo si dipana quindi sul lavoro quotidiano che Vani svolge. Immedesimarsi in un autore o, meglio, in una testa è la sua caratteristica principale. Una donna che a 34 anni ne dimostra dieci in meno, dal look dark intrapreso quando aveva 15 anni per contrastare la bellezza eterea della sorella e per dare un segno ai genitori, una sagacia dettata anche da un acuto spirito di osservazione, Vani è davvero una spanna sopra tutti. Negli anni ha prodotto per la casa editrice svariati lavori immedesimandosi ogni volta in argomenti e personaggi diversissimi:

sono stata una storica dell’età moderna, un’insegnante di metodo Suzuki, un maestro tipografo, un geografo delle Alpi, una cabarettista, un imprenditore in lizza per un ministero, un ciclista, persino un generale in pensione.
  Naturalmente alla dote spiccata si aggiunge una fase di studio e preparazione approfondita per ciascun argomento di cui scrivere. Vani passa dalla conoscenza dettagliata dell’autore e dai suoi scritti precedenti per capirne i contenuti, dallo stile di scrittura ai social network. Lei analizza non solo ciò che già è stato scritto ma anche ciò che il pubblico si aspetta. Segue attivamente i forum dei gruppi di lettori e appassionati così da cogliere commenti e desiderata del pubblico, in modo tale da pubblicare un libro di sicuro successo. Il romanzo è scritto in prima persona con uno stile ironico e decisamente contemporaneo. Infatti i rimandi a film, autori, personaggi televisivi del nostro tempo sono continui e lo ambientano fortemente in questi anni. La storia si svolge a Torino, di cui Vani ne esalta le bellezze ma ne giudica anche le brutture. Torino, con le sue periferie, pasticcerie storiche, i suoi locali malfamati e i quartieri signorili è una protagonista silenziosa del romanzo. Naturalmente Vani si trova coinvolta in una storia d’amore con uno degli autori da lei “interpretati” e dopo anni si lascia andare con fiducia, senza mai abbandonare la sua ironia tagliente che in realtà le serve per proteggersi.
Quando sono a disagio faccio battute stupide. Quando sono oltre il disagio, cioè quando sono completamente destabilizzata, stupefatta, fuori controllo, mi paralizzo. Come gli armadilli quando si fingono morti.
La storia così si alterna tra momenti idilliaci con Riccardo a tensioni lavorative con il suo capo, senza trascurare un intrigante momento di suspense. Infatti entra in gioco anche la sparizione della nota scrittrice Bianca Cantavilla, alle cui meravigliose descrizioni vi rimando nel libro. La cara ghostwriter Sarca viene così coinvolta dalla polizia dapprima come ultima persona che ha incontrato la scrittrice (in crisi sul nuovo libro della saga Cronache angeliche!!), poi come supporto investigativo. E così nel romanzo si ritrovano un po’ tutti i generi.

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La critica

L’autrice Alice Basso è stata capace di racchiudere ne L’imprevedibile piano della scrittrice senza nome il genere introspettivo, il romanzo noir mescolandolo con il chick-lit. «Più che basarsi su un’idea il libro è diventato un puzzle di idee, di spunti, di suggestioni. Per me è come aver ficcato in una scatola tutte le cose che mi piacciono di più», conferma nella conversazione inserita a fine romanzo. Una lettura appassionante e divertente, spesso accompagnata da sorrisi sia per il carattere schietto che per le frasi taglienti di Vani. Una scrittura lineare, veloce che pur dettagliata non viene mai appesantita da descrizioni asfissianti. Per chi come me è appassionata del mondo letterario, L’imprevedibile piano della scrittrice senza nome è imperdibile perché porta “dentro” la nascita di un romanzo e, perché no, conferma anche alcuni dubbi sulla reale autenticità dei romanzi. Nel libro ci sono tantissimi richiami ad altri romanzi, a partire da Stieg Larsson, alla cui protagonista Lisbeth Salander assomiglia tanto Vani, per giungere alla letteratura americana del ‘900. Alice Basso lavora nel mondo dell’editoria e nella intervista posta a fine romanzo conferma di aver attinto alla sua vita professionale e personale per ispirare Vani. «Vani ha anche dei tratti autobiografici: fa un mestiere simile al mio – spiega l’autrice -, ha la mia età, come me dimostra meno anni e pensa che a tratti sia un vantaggio e a tratti una rottura di scatole che ti impedisce di essere presa sul serio. Ma è molto più intelligente, molto più colta e intuitiva». Nel finale si può scorgere una porta aperta ad un sequel forse già in mente all’autrice. Chissà! Attenderemo.

Autore: Annalisa Andriani

Suono da più di vent’anni nell’Orchestra Sinfonica di Bari e insegno Violino dal 1994 con il Metodo Suzuki per bambini dai 3 anni in poi. Lettrice appassionata sono contenta di aver passato ai miei figli l’amore per i libri.

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