I giorni dell’eternità di Ken Follett| The century trilogy III
Scritto Da Monica Pizzi il 9 Agosto 2015
I dimostranti possono anche far sentire la loro voce, ma alla fine sono i governi a cambiare le sorti del mondo.
Questa prima citazione ci proietta immediatamente nella storia raccontata in modo molto approfondito da Ken Follett. I giorni dell’eternità è il capitolo finale che va a chiudere la The century trilogy III, in cui l’autore ci porta a rivivere i fatti della storia dai primi Anni 60 fino ad arrivare ad un epilogo datato 2008. Si tratta di un vero e proprio bagno di storia in cui ci immergiamo scoprendo gli intrighi, le cospirazioni, i tradimenti, le passioni, le aspirazioni, i sogni di cinque famiglie, una americana, una tedesca, una russa, una inglese, una gallese, che incrociano i loro destini uniti da un unico fine: la libertà. come accade ad esempio, a Walli, il fratello di Rebecca Frank che dopo essere fuggito da Berlino Est decide di iniziare un nuovo capitolo della sua vita in Inghilterra grazie a Dave Williams suo lontanissimo parente.
Eravamo solo due ragazzi. Io sono scappato perché dovevo farlo. Lui mi ha sparato perché doveva farlo. Il vero male è il muro.
I protagonisti di queste cinque famiglie sono tantissimi, a volte si fa fatica a ricordare quale sia la loro provenienza, ma l’autore ci ha fornito per ogni famiglia un albero genealogico che, almeno a me, ha aiutato moltissimo per memorizzarli. Questo romanzo tratta essenzialmente dei diritti dei più deboli, dei pregiudizi e delle ingiustizie, più in specifico della lotta contro i segregazionisti per i diritti civili dei neri, la caduta del muro di Berlino, la crisi dei missili a Cuba, le atrocità della guerra del Vietnam e diverse altre crisi diplomatiche. Accanto ai protagonisti ruotano personaggi di tutto rilievo come Martin Luther King, John Fitzgerald Kennedy, Nikita Chruscev e molti altri, che cercano costantemente di segnare i propri confini attraverso i loro giochi di potere.
Nell’America del 1961, mentre la polizia stava a guardare, i razzisti bianchi potevano aggredire gli attivisti per i diritti civili, spezzare loro le ossa, cercare di ucciderli dandogli fuoco… e cavarsela.
Potrete trovare la mia personale chiave di lettura de I giorni dell’eternità interessante o addirittura diversa. Leggendo tra le righe mi è particolarmente piaciuto il ruolo di molte donne coinvolte nel romanzo: donne combattive, intelligenti, passionali, attive politicanti, che hanno saputo affrontare e combattere i pregiudizi e le ingiustizie con determinazione e intelligenza. Durante la lettura ho scovato e apprezzato i due rovesci della stessa medaglia: da una parte la storia che viene raccontata dall’autore a noi nota, e dall’altra, la storia di queste cinque famiglie che ruotano attorno alla spirale della storia stessa, gente normale, persone che amano, che subiscono, che vivono attraverso le decisioni dei giganti della politica che hanno fatto il mondo.
La giustizia è giustizia. […] E la politica è un’altra cosa. Ma guardate come la storia si ripete. Mio figlio è come mio padre, sempre attento a cogliere l’opportunità di racimolare qualche soldo, anche sull’orlo della terza guerra mondiale. Mia figlia, invece, è come mio zio bolscevico Grigorij, determinata a cambiare il mondo.
Ciò che ho maggiormente gradito, e che in un certo senso mi ha appassionato, è stato il normale scorrere della vita di queste cinque famiglie con i loro problemi, le loro difficoltà, le loro delusioni, ma anche la realizzazione dei loro sogni, la possibilità di vedere esaudite nel futuro le loro aspettative. Vite ordinarie che si sono mescolate con quelle straordinarie dei grandi protagonisti di questo periodo storico. Ho amato uno dei tanti discorsi di Martin Luther King in cui esprime questo concetto di normalità in cui la giustizia finalmente troverà la sua dimensione.
I turbini della rivolta continueranno a scuotere le fondamenta della nostra nazione finché non spunterà il giorno luminoso della giustizia.
Questo passaggio è solo il preludio di un discorso fatto da M.L. King “Io ho un sogno”, dove, appunto, egli spera che i suoi sogni e quelli di tutta la comunità nera per la libertà e l’uguaglianza possano finalmente concretizzarsi. In alcuni tratti questo romanzo non solo mi ha commosso, ma mi ha dato modo di riflettere sulle ingiustizie, sulle discriminazioni, sulla follia dell’odio che persiste e resiste nelle persone che credono di essere migliori. Siamo talmente presi dallo scorrere della nostra vita che il più delle volte non ci accorgiamo di quel che ci accade attorno. C’è una cosa che ho estremamente detestato: l’espressione “negro” spesso usata nel romanzo, l’ho trovata davvero molto dispregiativa e di cattivo gusto, anche se mi rendo conto che in quel periodo storico era purtroppo normale. Tuttavia non è solo un romanzo storico, parla anche d’amore, di legami, di musica, del rock’n roll, di complessi rock come i Plum Nellie che cercavano di affermarsi come i Beatles. Non svelo altro, toglierei al lettore la curiosità e il gusto di assaporarlo ed apprezzarlo come ha fatto io. Concludo con un’ultima citazione, è quella che mi ha più toccata.
È sempre il momento giusto per fare la cosa giusta. “Come le acque scorra il diritto e la giustizia come un torrente perenne” dice il profeta Amos…