La ragazza del treno di Paula Hawkins
“Le vite degli altri” è un film del 2006 in cui un agente delle Stasi entrava nelle vite dei vicini registrando tutte le loro conversazioni e attività. A questo titolo ho spesso pensato durante la lettura de La ragazza del treno di Paula Hawkins. A chi non è mai capitato, quando si prendono i mezzi pubblici o si percorre sempre lo stesso tragitto o addirittura si osservano i vicini dal proprio balcone, di soffermarsi sulle abitudini di qualcuno che non conosciamo, di immaginarne le azioni, i nomi, le attività?
Rachel Watson è una ragazza anonima, abbastanza brutta, sola e senza famiglia, che ogni giorno prende il treno delle 8.04 per raggiungere Londra.
Percorre sistematicamente lo stesso tragitto in andata e ritorno e ovviamente il suo tempo lo trascorre guardando fuori dal finestrino. Il paesaggio si trasforma nelle stagioni, i pendolari salgono e scendono incuranti ma lei si rilassa osservando dei punti fissi nel panorama che le danno sicurezza.
La sua attenzione viene attirata, durante il percorso, da “una villetta bifamiliare a due piani, con un piccolo giardino ben curato e lungo pochi metri, fino alla terra di nessuno che lambisce i binari” nel sobborgo di Witney. C’è una coppia che nella bella stagione fa colazione fuori, si scambia attenzioni e poi si saluta prima di intraprendere la giornata. Questa routine di affetti attira Rachel che ogni giorno con attesa li scruta dal treno. Lei ne immagina i nomi, le professioni e la giornata. Finché un giorno in quel giardino nota qualcosa di decisamente diverso e la sua immaginazione comincia a prendere il volo.
L’interesse per la coppia diventa morboso quando scopre dai giornali che la donna, Megan, risulta scomparsa. Le indagini sono appena iniziate e secondo Rachel vanno anche nella direzione sbagliata. Perché?
Il mistero comincia ad infittirsi. Rachel torna indietro con la memoria a quel giorno, cerca informazioni sulla donna, sulle sue amicizie, fa congetture e decide di scendere da quel treno per andare lei stessa a Witney.
Ma questo crea altri problemi. Rachel è un’alcolista cronica e dichiarata. Ha cominciato a bere durante gli ultimi anni del suo matrimonio, ora fallito, ed è ossessionata dal suo ex marito e dalla nuova compagna Anna.
Non può avvicinarsi alla loro casa dopo le ripetute minacce e uscite di rabbia, ma per pura combinazione la villetta della donna scomparsa si trova proprio pochi metri prima della sua ex casa. Rachel così ritorna su quella dannata Blenheim Road e comincia ad indagare per suo conto.
L’alcool non le dà la lucidità né la credibilità necessaria agli occhi del marito di Megan, né della polizia. E così tra profonde amnesie, risalite di coscienza, voglia di riscatto e desiderio di sapere, Rachel intreccia la sua vita a quella delle altre due donne, Megan e Anna che inesorabilmente si stringeranno.
La critica
La ragazza del treno è stato definito un thriller psicologico. La storia è raccontata in prima persona da ciascuna delle donne coinvolte, narrando le loro giornate quasi in forma di diario; per cui la sensazione di chi legge è davvero di guardare attraverso più finestre (o finestrini!) la stessa scena da più angolazioni entrando nei pensieri delle protagoniste. Le tre donne sono legate da vissuti di menzogne e apparenti felicità, da amori sbagliati e da perdite dolorose. Protagonista silenziosa è la maternità: le vite delle tre donne sono lambite dall’esperienza materna che ne segna il percorso di vita.
L’autrice ha la capacità di farti entrare lentamente nella storia, dapprima narrando le abitudini di Rachel e la sua vita insulsa, poi facendo prendere velocità graduale alla storia proprio come un treno. Quando si comincia a delineare l’assassino e a far crollare tutto il castello costruito attorno a lui, il treno è già lanciato a gran velocità e non puoi far altro che seguirlo e assecondarlo. Come in tutti i gialli, anche qui le ultime cento pagine vanno lette d’un fiato e senza distrazioni perché tutti i pezzi del puzzle si ricompongano e la storia abbia fine.
Il romanzo è stato venduto in 44 paesi ed uscito pressoché contemporaneamente nel 2015. Di sicuro è un bel giallo, forse non così di altissimo livello da essere considerato il caso editoriale dell’anno, però di certo una bella storia da cui la Dreamworks, (che a quanto pare ne ha acquistato i diritti) trarrà un film di probabile successo. I canoni del giallo sono tutti rispettati, la lettura è avvincente e non dovete far altro che tuffarvi nelle vite di Rachel, Megan e Anna che alla fine non sono altro che un po’ nostre trasposizioni.
Annalisa Andriani
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