“Mediterroneo” l’Italia sbagliata e un po’ magica di un medico scrittore leccese
Marcello Costantini, un medico, un cardiologo affermato, dice chi lo conosce bene. Anche scrittore e di lungo corso. È nato, sessant’anni fa, in un paese in provincia di Lecce dal nome grazioso: Calimera. È ricercatore, docente universitario, vive e lavora a Galatina. Ha pubblicato soprattutto volumi medico-scientifici. L’esordio nella narrativa è del 2008, esperienza replicata ora con Mediterroneo. Viaggio nella natura della terra e delle cose, Capone Editore, Lecce, 144 pagine 10 euro, proposto nella Collana “La terra e le storie”, diretta da Antonio Errico e Maurizio Nocera, che firmano rispettivamente la postfazione e la prefazione del romanzo del dottore-autore.
E dire che nella storia dell’umanità, non sono stati pochi. Chi? I medici poeti o i medici romanzieri. Senza andare tanto alla larga, Nocera ricorda il galatinese del Cinquecento Antonio De Ferraris, detto il Galateo, seguace di Ippocrate e umanista.
Un romanzo originale, in bilico tra eventi recenti e storia, tra realtà e fantasticherie, magìa, finzione. È un po’ come spalancare una finestra su un passato prossimo non del tutto consumato o aprire un armadio di cose vecchie, un po’ stagionate, una di quelle madie (dispense) delle case antiche. La trama, originalissima per tanti aspetti, racconta fatti realmente accaduti, ma anche totalmente irreali o solo immaginari. Il protagonista, un medico scosso da vicende professionali personali, si scontra con una serie di eventi, naturali e non. La scomparsa di un amico stretto, non nel senso della morte, perché non si sa se sia morto, o solo sparito. La suggestione tratta dalla lettura di un racconto di Mino Milani, il “Fantasma d’amore” (1977), col personaggio femminile di Anna che si ripresenta dopo un quarto di secolo a Nino – è lei in carne ed ossa o è il suo fantasma, visto che risulta morta da tempo? – perché “certi debiti vanno pagati”. La catastrofe di un sisma, quello devastante dell’Irpinia (1980), che lo attira con una scalcinata equipe medica nel cratere del terremoto.
Vicende, storie, racconti attorno al fuoco, due passi in un cimitero irpino, il manoscritto di un romanzo-diario dell’amico sparito. C’è qualcosa che affiora dal passato e che si fatica a cercare di capire: il lato oscuro delle cose.
Il titolo Mediterroneo è la storpiatura del mare Mediterraneo e si lega a Samir, che ha preso il nome da un amico palestinese ai tempi dell’alloggio nella cittadella universitaria del Cravino, a Pavia.
E c’è la cronaca degli anni Settanta-Ottanta, col rapimento e assassinio del presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro, con la bomba nella stazione di Bologna.
L’incontro occasionale del protagonista con una donna sa di deja vue. Accade davvero oppure è un’eco del romanzo del pavese Milani?
Mediterroneo è un romanzo che ha sullo sfondo una realtà concreta, o, per meglio dire, con tante realtà vere. Nella narrazione c’è il racconto di un Nord studentesco (Pavia e le attività mediche connesse) e quello del Sud, del Salento, della Puglia e del resto della penisola, salito o disceso lungo la dorsale adriatica.
Un epilogo chiarisce tutte le domande e riconcilia l’intero mondo considerato e messo in campo dall’autore, che trova risposte adeguate per il suo amico Mediterroneo Samir, per lo scrittore Milani, per la donna scomparsa e creduta morta, e per tutti quei suoi amici e compagni che gli girano attorno.