Neruda, in visita alle sue case museo
Quando un lettore viaggia, è quasi automatico collegare la propria meta letteraria con qualche libro o autore che si è letto. Andare in Cile per me era un sogno: la terra di Sepulvéda, la Allende e la Serrano, ma soprattutto la patria di Neruda, il mio poeta preferito.
Pablo Neruda in Cile aveva tre case, che oggi son state trasformate in case museo e son gestite dalla Fondazione che porta il suo nome. Le ville si trovano a Santiago, Isla Negra e Valparaiso, due località sull’oceano distanti un paio d’ore dalla capitale cilena. Io son stata nelle case di Santiago e Isla Negra, mentre la terza casa, quella di Valparaiso, non l’ho visitata perché mi avevano detto che fosse quella meno bella, ma chi c’è stato mi ha detto che vale la pena di andarci.
La casa di Isla Negra è quella dove Pablo Neruda è sepolto insieme alla terza ed ultima moglie, Matilde Urrutia, ed è la prova di quanto il poeta fosse legato a questo luogo, al suo oceano e alla sua dimora. Già vista da fuori la casa ha un aspetto curioso: è lunga e stretta perché, come diceva lo stesso Neruda, assomigliava al Cile, un paese che si estende in lunghezza da nord a sud, schiacciato tra l’Oceano Pacifico e la Cordigliera delle Ande. Quando si entra nella villa ci si rende immediatamente conto del carattere estroso del suo padrone di casa: Neruda amava collezionare gli oggetti più disparati. Conchiglie, insetti, bottiglie di vetro, navi in bottiglia ma soprattutto aveva una passione per le polene. Le polene sono quelle figure, spesso femminili, che si trovano sulla prua delle navi e Neruda amava raccoglierle durante i suoi viaggi e portarsele in salotto e per ognuna di loro inventava storie ed avventure, che poi amava raccontare ai suoi ospiti. E di certo gli ospiti non gli mancavano!
Aveva una stanza affacciata sul mare che era il suo bar, dove si fermava a bere con gli amici, e quando questi morivano incideva il loro nome sulle travi del soffitto perché rimanessero a fargli compagnia. Visitando questa casa si scoprono anche tante curiosità sulle sue abitudini di poeta: scriveva solo con una biro verde e in salotto aveva un lavandino perché prima di iniziare a comporre si lavava le mani, una piccola abluzione; la sua scrivania preferita era la porta di una nave alla deriva che Neruda aveva visto in mare e aveva urlato alla moglie che il mare stava regalando al poeta un tavolo di lavoro!
La casa di Santiago invece ci permette di conoscere maggiormente la vita pubblica del poeta, nonostante sia stata per molti anni il nido d’amore segreto con Matilde, che inizialmente era la sua amante. La casa si chiama infatti La chascona, che in lingua quechua significa “spettinata” e fa riferimento alla capigliatura riccia della sua ultima moglie. Ci sono molti elementi che richiamano il carattere della casa di Isla Negra, come il bar e il grosso tavolo per ricevere i molti ospiti o una statua lignea di Rapanui simile a quella a cui a Isla Negra il poeta aveva fatto togliere gli occhi perché si diceva che lo sguardo portasse sventura. Particolarmente interessante è il salotto che divenne la camera ardente dove fu vegliato il corpo di Neruda alla sua morte, dove si trovano oggetti donati da altri artisti. A me è piaciuto tantissimo un piccolo ritratto di Matilde disegnato da Diego Riveira, il pittore messicano che fu compagno di Frida Kahlo, regalatole quando la sua relazione con Neruda non era ancora ufficiale e tra i grovigli dei suoi ricci si scorge il profilo del poeta. Non bisogna dimenticare che Neruda muore proprio alcune settimane dopo il golpe militare e la sua casa fu saccheggiata più di una volta: quello che vediamo è il frutto del lavoro ininterrotto di Matilde per mantenere viva la memoria del poeta.
Il costo del biglietto di ingresso a ciascuna casa è abbastanza caro: 5000 pesos cileni che corrispondono a cica 7,50 euro per una visita con audioguida (non disponibile in italiano) che dura meno di un’ora, però son soldi e tempo ben spesi. Quando son uscita dalla casa di Isla Negra ho immediatamente deciso che sarei andata a visitare pure quella di Santiago, che inizialmente non avevo messo in lista tra le cose da fare, e quando son uscita da quella di Santiago mi sentivo leggera e felice, nonostante i quasi 40 gradi dell’estate santiaghina! Concludendo, vale la pena di visitare queste case perché al loro interno si respira Poesia, che per qualche strano motivo ti si appiccica al cuore!