Fai bei sogni, l’autobiografia di Massimo Gramellini
Scritto Da Gaia Di Giorgio il 15 Marzo 2015
Romanzo autobiografico, dove si affronta la perdita e il dolore del cambiamento, Fai bei sogni è la storia di Massimo, un bambino di 9 anni. Un lungo flashback ripercorre gli eventi e la storia di Massimo, concludendosi poi con un aggancio al presente, riprendendo la breve sezione iniziale. Gramellini affronta il tema della morte con estrema dovizia di particolari; descrive le sensazioni e le emozioni provate nelle varie stagioni della vita. I pensieri di bambino cambiano, evolvono in una sofferenza più matura. Non svaniscono dunque ma vengono elaborati in modo diverso: la mancanza della figura materna, le giustificazioni e le risposte ricevute non soddisferanno mai l’autore.
Appartiene alla mia natura non considerare irreparabili le sconfitte, i film che preferisco sono quelli in cui il protagonista perde tutto, ma arrivato sull’orlo del baratro fa un passo indietro e ricomincia la rimonta.
La cura con cui Gramellini descrive le altre donne presenti nella sua vita, mette in evidenza come abbia continuamente ricercato ciò che aveva perso e ciò per cui sarà difficile rassegnarsi. La tata Mita, anaffettiva per nulla materna; nonna Emma e l’opposizione al matrimonio dei suoi genitori, nonna Giulia e le innumerevoli disgrazie alle quali era sopravvissuta. Le donne della sua infanzia che nonostante la presenza e l’affetto non riusciranno mai a colmare e sostituire la sua mamma. A nove anni è difficile fare i conti con la solitudine, soprattutto dopo aver fatto il confronto con le mamme dei compagni di scuola. Erano tutte signore dolcissime, ma non erano la “sua” di mamma.
Io non chiedevo compassione e privilegi, ma amore. Pretendevo che qualcuno facesse il tifo per me. Invece per nessuna di quelle mamme sarei mai stato il primo della lista.
Fai bei sogni è un’ accurata analisi introspettiva tra vuoti e passioni, desideri e rinunce, scelte e difficoltà. È l’analisi della storia personale, del proprio percorso di vita; un tragitto tortuoso e spesso in salita che porta ad un’autoanalisi del proprio vissuto e inevitabilmente anche di quello di chi legge. Un’autobiografia ben riuscita che mette in risalto i sentimenti, gli affetti e il valore dei rapporti sociali.
Non essere amati è una sofferenza grande, però non la più grande. La più grande è non essere amati più.
Il dolore da separazione fa da collante e anche nei passaggi più leggeri, in cui l’autore sdrammatizza usando toni scherzosi e a tratti ironici, prevale comunque il messaggio malinconico della perdita vissuto come distacco irrecuperabile. Il lettore segue, attraverso la crescita di Massimo, l’evoluzione dei suoi pensieri e ne vede maturare desideri, soddisfazioni e paure. I pensieri di Massimo bambino si fanno più concreti ma restano comunque semplici, essenziali e talvolta anche elementari. Sullo sfondo la costante presenza di Belfagor, la personificazione delle sue paure, parte oscura che prende forma e che fa emergere le debolezze di Massimo bambino prima e del Massimo adulto dopo.
E la vita? Mi fa paura l’idea di sprecarla. Se la morte è un viaggio, immagino che la vita sia il prezzo del biglietto.
Nella sezione finale Gramellini torna al presente; stessa cornice, identico scenario. Una donna, una busta e un segreto custodito per tutti questi anni. Effetto sorpresa, un tocco da romanzo giallo che non dispiace al lettore. PS: avete già letto La magia di un Buongiorno?
Marzo 17, 2015
Ottima recensione. Non avevo intenzione di leggere questo libro. Ma ho cambiato idea.