“Noi due” Beverly aspetta un bambino Amy è sconvolta forse invidiosa
“Abbigliamento formale”, aveva scritto la segretaria nell’email e ora Bev era su un convoglio della linea B alle 8,30 del mattino con un trench color talpa su una giacca e una gonna di sfumature di nero leggermente diverse. In ogni caso, non aveva nessuna voglia di parlare con J.R., che era nella stessa carrozza della metropolitana e le faceva ciao da un angolino affollato.
Un tailleur – cosa non si fa per lavorare, dovendo recarsi a un appuntamento di collocamento interinale – e un ex collega per il quale aveva forse preso una cottarella. Bev è in ansia, deve ancora compilare la complicata scheda di candidatura per il lavoro e certo da disoccupata non può sentirsi felice.
Una spiccata cura dei particolari sull’abbigliamento, una soggettiva chiaramente femminile: non può che essere donna l’autrice ed è così che supera lo scoglio del lead, “l’attacco” del libro, introducendo la coprotagonista del suo primo romanzo. Emily Gould, nota blogger negli States, è all’esordio con “Friendship (Amicizia)”, in Italia col titolo Noi due, 320 pagine 14,90, tra le novità Bookme, marchio De Agostini per la narrativa.
Beverly, ex dipendente di un’agenzia letteraria da cui si era licenziata – prima per seguire un ragazzo poi per finire l’università – alla domanda dell’incaricata su cosa faccia attualmente, risponde: scrittrice e come tale rischia di essere rimandata a casa senza speranza. Però un incarico esce fuori: un’agenzia immobiliare commerciale cerca aiuto per raccogliere documenti riservati da distribuire ai soci. Compenso, dieci dollari e cinquanta l’ora. Perfetto! Tolte le tasse e tagliando su tutto, senza spendere un cent per vitto e alloggio avrebbe finito di restituire il prestito studentesco in una cinquantina d’anni, all’età di settantacinque suonati.
“C6?”, il cellulare di Bev si illumina al messaggio di Amy, l’altra metà di un romanzo brillantemente bipolare (o biprospettico, parolone). Stessa età, stessa poco esaltante prospettiva esistenziale-occupazionale, anche se un lavoro stabile ce l’ha. È molto presa dal suo impegno creativo di blogger per Yidster, sito web di notizie culturali con taglio ebraico moderno. Si tratta di una fitta serie di brainstorming al bar con le colleghe e i responsabili, per poi tornare in ufficio a sviluppare le idee e sentirsi dire che c’è ancora da affinarle. In pratica ripartire sempre dal via. Insomma, tra una che la scrivania la cerca disperatamente ed una che ci trascorre le giornate senza fare sostanzialmente niente, la cosa più seria che resta è l’amicizia. Più dei soldi, perché quelli continuano a non esserci, nemmeno a volerli disperatamente.
Passioni opposte e così gusti, risorse economiche familiari, tinta dei capelli, cura e ricercatezza nel vestire (Amy), casualità e accostamenti improbabili di generi d’abbigliamento (Bev), singletudine e arrendevolezza (Bev), sicurezza di sé e convivenza con Sam (Amy). Tanto diverse e tanto unite. Si piacciono, credono nella forza della loro decennale amicizia, anche se non dividono più lo stesso monolocale. Si completano, per dirla in una maniera abusata.
Ah, Bev è inesorabilmente incinta, di un collega che trova un perfetto cretino e che nemmeno le piace. Erano in trasferta, ubriachi, un pasticcio. Sesso problematico, come la prima volta, al terzo anno delle superiori, travolta dai sensi di colpa per aver giaciuto nel peccato con Trevor. In realtà non avevano giaciuto. Erano rimasti in piedi nel peccato, dietro un capanno degli attrezzi.
È scossa. Amy non è da meno. Sembra assurdo non ci sia successo prima. Che non ci sia successo? Non siamo una coppia, Amy, risponde Bev, vomitando nel vassoio del fastfood.
Qualcosa si rompe tra loro, quel bambino irrompe nelle loro vite come un terzo incomodo. Una ne farebbe a meno all’istante. Per Amy è inaccettabile che Bev preferisca il futuro piccolo a lei. Ci sono tante possibilità, infinite possibilità di tirarsi fuori dal guaio. Anche se poi si riducono a due: aborto, adozione. O tre, con una forma di affido diretto da parte della ragazza madre, una specie di utero in affitto. Infatti, c’è una coppia che non riesce ad avere figli…
Ma se l’amore può non durare per sempre – a parte quello materno, tempra d’acciaio – l’amicizia è capace di superare tanti “travagli”. E questo è senz’altro materia da romanzo.