Fernando Pessoa, una quasi autobiografia di Jose Paulo Cavalcanti Filho
Scrivere l’ennesima biografia di Fernando Pessoa (13 giugno 1888- 29 novembre 1935) non è impresa facile se ci si pone l’obiettivo di offrire al lettore una interpretazione nuova di quella che è stata definita una delle più controverse e misteriose personalità artistiche del XX secolo, tale e tanta è la mole di opere critiche sul poeta lusitano.
Ciò nonostante l’autore, Jose Paulo Cavalcanti Filho, è riuscito a produrre un’opera molto interessante, dopo otto lunghi anni di lavoro, impegnandosi per quattro ore al giorno, in un estenuante lavoro di ricucitura sensata di tasselli messi insieme non solo a tavolino, ma ricercati in frequenti viaggi nei luoghi della memoria. A dare veridicità alla ricerca ci sono le foto, il dettaglio di numeri civici, di descrizioni fatte sulla scorta degli scritti del poeta e filtrate attraverso le immagini viste con i propri occhi. Già da questa fusione di ricordi si nota come il sottotitolo sia, forse, il vero titolo, “una quasi autobiografia”, come se l’autore scrivesse di Pessoa, ma anche di se stesso.
A tale proposito citiamo JPCF :
Sembra, con queste parole, che l’autore voglia essere la nuova maschera di Pessoa, volendo raccontare il personaggio dal di dentro, in un gioco non celato di immedesimazione profonda. Forse ancor di più Cavalcanti vede in Pessoa il SUO eteronimo, oppure mira a restituire al portoghese una identità più certa, che mai nella sua vita credette di aver avuto, indossando la maschera per smascherarlo.
In portoghese Pessoa vuol dire “persona” e tutti noi sappiamo quali siano i legami etimologici e semantici fra i termini “persona” e “maschera”, per cui appare sensato che Pessoa sia stato un uomo, per sua stessa ammissione, senza una autobiografia, vissuto attraverso i suoi eteronimi (JPCF ne conta ben 127, anche se i più famosi sono tre al massimo quattro), forse fu addirittura eteronimo di se stesso ed è dunque probabile e verosimile che lo scrittore brasiliano abbia voluto smascherare una vita.
Gli eteronimi sono autori fittizi creati dalla fantasia di un autore definito “ortonimo” e questo lo dicono tutti i biografi di Pessoa, ma la novità di questo libro consiste proprio nell’aver voluto annullare la separazione diaframmatica fra i personaggi di fantasia ed il personaggio reale, fondendoli in una stessa “quasi” autobiografia alla quale neppure lui può essere estraneo, per definizione e per scelta.
Si tratta di un’opera poderosa, non solo per le sue 752 pagine, quanto per le descrizioni dettagliate fino alla pignoleria: troviamo e ritroviamo ambienti, stanze, arredi, numeri civici, luoghi definiti, immagini con i loro colori ed i loro odori. Il libro si è imposto all’attenzione dei lettori, oltre che in Portogallo, in Italia, Cina, Stati Uniti, Israele, ha avuto tre ristampe in sei mesi eppure JPCF non è uno scrittore di mestiere, è ex Ministro della Giustizia brasiliano, consulente dell’U.N.E.S.C.O. e della Banca Mundial, membro dell’Accademia Pernambucana de Letras, però ha qualcosa che lo rende uno dei più quotati biografi di Pessoa: la passione che lo lega a Pessoa.
La vera novità del libro sta nell’aver rivelato che alcuni eteronimi di Pessoa sono davvero esistiti, cita luoghi e date, sottolinea le alchimie profonde fra la loro vita e quella del poeta lusitano.
Il libro merita la giusta considerazione per la minuziosa ricerca documentaria, per l’accuratezza della composizione e per la straordinaria capacità di tenere unita una tale congerie di dati senza disperdersi in un coacervo di annotazioni. Tuttavia il vero pregio di questo libro è quello di essere un saggio che si legge come un romanzo, come un’opera di poesia.
Il disvelamento del mistero, il volto denudato, privo di maschere viene forse presentato al lettore nelle ultime pagine dove JPCF si chiede di cosa sia morto Pessoa e se fosse realmente pazzo. Sono pagine intensamente commosse pur nello sforzo di darsi un tono oggettivo e distaccato, perché tra le righe si avverte il palpito di chi è convinto che il dolore patito da Pessoa sia stato il tributo pagato al genio.
Dopo aver letto questo libro le parole di Pessoa sembrano meno oscure e pare di comprendere appieno cosa volesse dire quando scrisse:
(Autipsicografia, 1 Aprile 1931)
Fernando Pessoa, una quasi autobiografia di Jose Paulo Cavalcanti Filho è edito da edizionianordest.