Il telefono senza fili di Marco Malvaldi
Fosse stata una verifica scritta, il romanzo di Marco Malvaldi, Il telefono senza fili, avrebbe certamente ottenuto una valutazione buona “L’elaborato risulta sostanzialmente attinente alla traccia, presenta una struttura completa ed esprime il contenuto in modo abbastanza equilibrato, in una forma espositiva nel complesso corretta”.
Tuttavia Marco Malvaldi, come quegli alunni pienamente consapevoli delle proprie capacità, ha svolto il proprio compito correttamente, senza aggiungere nulla di più al tema, con il risultato che Il telefono senza fili possa essere catalogato tra i gialli senza averne pienamente la dignità.
La trama c’è ed i personaggi anche, ma nel complesso il romanzo di Malvaldi non riesce a centrare il segno, tanto che, per certi versi, sembrerebbe addirittura ancora in bozza, con le pecche tipiche dei romanzi auto-pubblicati e non sottoposti ad un complesso processo di editing. In molti punti, il romanzo risulta eccessivamente didascalico, quasi che il lettore avesse bisogno di essere imboccato nella comprensione del testo, con il risultato di allentare la tensione che un giallo dovrebbe mantenere sempre alta.
La Trama
Con Il telefono senza fili tornano in scena i vecchini del BarLume, che invece di osservare i lavori stradali del proprio paese, si ritrovano quotidianamente da Massimo, il barrista, per impicciarsi di affari apparentemente più grandi di loro e montare su un nuovo caso intorno a Pineta.
Per cui capita che, analizzati comportamenti stranamente incoerenti, si ritrovino ad ipotizzare un omicidio; questa volta parliamo dei “Benedetti, quelli che cianno l’agriturismo vicino ar Danubio […] che son piovuti dall’Umbria un tre o quattr’anni fa”, in estrema sintesi: una coppia non molto apprezzata e con atteggiamenti poco cristallini. Proprio il giorno in cui all’agriturismo si sarebbe dovuto tenere un pranzo luculliano per degli avventori tedeschi, la donna sparisce e di lei si perdono le tracce, senza che il marito ne denunci la scomparsa.
Carne al fuoco per gli arzilli vecchini che nel loro ciancischiare ed analizzare riescono a coinvolgere anche La Commissaria, che nutre per loro profondo rispetto, oltre che una viscerale simpatia. Il caso ormai è montato e la polizia ne è ufficiosamente coinvolta; per cui non resta che dipanare la matassa.
La Critica
Per gli amanti del giallo la trama è semplice e forse troppo scorrevole, con i personaggi definiti, ma non ben caratterizzati; il tocco toscano del romanzo, invece che generare simpatia, in alcuni punti infastidisce la lettura; con una certa dose di cinismo, si potrebbe dare ragione alla teoria di Stanis Larochelle ed alla sua avversione all’accento toscano. Non pare pienamente riuscita la scelta dell’editore Sellerio di puntare su un altro giallista, che calchi il successo di Camilleri per farlo migrare nel Continente, di là dalla Sicilia e precisamente in Toscana, con il suo Arno da lavarci i panni e perfezionare l’Italiano.
Inoltre, purtroppo le teste pensanti all’interno del libro sono troppe, il che impone alla scrittura un uso eccessivo del dialogo e del discorso diretto, di modo che tutti possano esprimere le proprie teorie. L’uso del discorso diretto spesso, infatti, è un facile espediente di scrittura, un riempitivo per quei romanzi che non hanno molto da dire.
Per contro, si tratta di un romanzo di facile lettura, per cui sì; di fronte ad un bel camino acceso, le castagne ed il vin brulé potrebbe acquistare un altro sapore.
Il telefono senza fili è in vendita sullo store di Feltrinelli.
Intanto, vi lasciamo con altre due recensioni dei libri di Marco Malvaldi: Argento Vivo e La carta più alta.
Dicembre 14, 2014
Sono d’accordo con la recensione. Stavolta sono rimasta delusa.