40 anni dopo la Rivoluzione dei Garofani. Analisi sul Portogallo di ieri e di oggi
Il 25 Aprile è una data storica anche in Portogallo dal 1974, quando il Movimento delle Forze Armate (Movimento das Forcas Armadas, FMA) mette fine alla dittatura di Marcelo Caetano, al potere dal 1970 e successore di Antonio de Oliveira Salazar.
Sono passati quarant’anni, e per l’occasione Raggiaschi Edizioni pubblica 40 anni dopo la Rivoluzione dei Garofani, una raccolta di interviste, articoli e foto a cura di Daniele Coltrinari e Luca Onesti, che hanno cominciato a lavorare al progetto all’inizio di questo anno.
Daniele e Luca, italiani ma da tempo a Lisbona, fondatori del blog Sosteniamo Pereira, hanno deciso di raccontare a parole proprie e attraverso importanti testimonianze un Paese che ancora fa fatica a riprendersi dalla crisi del 2011. Un Paese sotto controllo della Troika, con un forte debito pubblico e un elevato tasso di emigrazione.
Il contenuto dell’opera
Quanto cose sono cambiate dal 1974? Quanto la rivoluzione giocherebbe un ruolo fondamentale anche ora? Si parla del passato, ma ciò che preme è anche e soprattutto il presente.
Si intervista Joao Antonio Andrade da Silva, che prese parte al Movimento dei Capitani, il nucleo dei giovani ufficiali rivoluzionari di quel giorno del 1974. Le sue risposte a domande chiare, nette e complesse, delineano un quadro storico perfetto del pre e del post colpo di stato.
Come fa notare Luca Onesti in una breve conversazione con lui, la storiografia al riguardo si trova disaccordo su numerosi punti, ma in queste pagine, sicuramente storicamente attendibili, si tende a sottolineare la partecipazione popolare. Ciò che conta sono i soggetti dentro il fatto storico, questa è la sensazione che si ha.
Colpiscono poi le parole di Raquel Varela, storica dell’università di Lisbona. Nella sua intervista si analizza in breve il concetto di people history in relazione alla rivoluzione dei Garofani: “L’idea portante in questa storia del popolo nella Rivoluzione portoghese, è che la politica ha smesso di essere l’attività dei partiti politici, attività dei professionisti, e ha finito per diventare il quotidiano delle persone coinvolte nelle commissioni dei lavoratori, nelle commissioni degli inquilini, direttamente nei luoghi di lavoro”. A proposito di rivoluzione permanente si legge: “quel giorno i lavoratori, accorrendo ai luoghi di lavoro per lottare contro la dittatura, scoprono se stessi come lavoratori e cominciano a mettere in questione salari e condizioni lavorative. È una rivoluzione democratica in cui il soggetto è il lavoratore, e che pertanto si trasforma in una rivoluzione di carattere sociale”.
Ecco la descrizione di possibili soluzioni alla dittatura del XXI secolo del Portogallo: la Troika. Ecco lo stato motivo ideale, necessario ai grandi cambiamenti, dei lavoratori portoghesi (e non solo) di oggi.
È possibile una nuova rivoluzione? È necessaria, questo è sicuro.
Seguono articoli che riguardano José Afonso, memorabile cantautore e attivista della Rivoluzione. José Rodrigues, direttore dell’associazione a lui dedicata, ricorda le sue parole in un’intervista del 1984: “I giovani si trovano a fare i conti con un sistema che non tiene conto di loro, che parla di loro solo ipocritamente. Il 25 aprile non è stato fatto per questa società in cui stiamo vivendo […]. Il sistema li oltrepassa e li opprime, creando per loro un’apparenza di libertà”. Anche qui i lettori portoghesi (e italiani) si sentono chiamati all’appello della riappropriazione dei propri diritti.
La critica
In poche pagine mai tante parole, pronunciate dai protagonisti dell’epoca, e limate da Daniele Coltrinari, destano motivazione e rabbia. Tutto è coerente, nessuna descrizione porta all’ambiguità o alla necessità di ulteriori chiarimenti. 40 anni dopo la Rivoluzione dei Garofani è un libro limpido, che corredato alle foto di Luca Onesti, riporta direttamente al Portogallo che si è ribellato (si vedano i murales dedicati al quarantennio della rivoluzione, 40 anos 40 murais, o il manifesto dello sciopero della fabbrica tessile di Maconde ndr), ma che vuole ancora lottare per eliminare strategie politico-economiche, che bloccano e impoveriscono diffondendo il verbo dei licenziamenti collettivi e dei salari più bassi (si vedano a tal proposito gli articoli e le foto dedicati a Antonio Mariano, presidente del Sindacato dei portuali del centro e del Sud e degli estivadores di Lisbona, e alle manifestazioni della forza di polizia, il 6 marzo, e dei militari, il 15).
Alla fine il Portogallo lo si immagina come quei garofani che nel 1974 furono messi nei cannoni: potenti perché magicamente belli. Peccato che le politiche di austerità, come il libro dimostra, facciano appassire le mille potenzialità portoghesi (e italiane: si pensa anche all’Italia quando lo si legge).
Le descrizione a penna di Daniele e Luca, e le descrizioni a colori di Luca incoraggiano e provocano un sorriso latente, quello stesso che non porta al fondo nei momenti peggiori.
Il libro è disponibile sulla rivista on-line Il Becco.