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Intervista a Caroline Vermalle

Caroline Vermalle

In foto: Caroline Vermalle

In questi giorni in libreria si può trovare il primo libro di Caroline Vermalle tradotto in italiano: La felicità delle piccole cose (ed. Feltrinelli). Se per il pubblico del Belpaese sarà una piacevole scoperta, quello francese l’apprezza già da tempo, da quando è stato pubblicato il romanzo “L’avant-derniere chance”, un vero successo.

Può parlarci della sua scelta di lasciare la televisione e dedicarsi completamente alla scrittura?

È stata una scelta che avrei potuto fare quando avevo 8 anni, ma c’erano sempre delle cose che si mettevano in mezzo, come guadagnarsi da vivere o cercare di conoscere un po’ più la vita prima di scriverne.
Ho finito il mio primo romanzo, “L’avant-dernière chance”, a 34 anni quando è nato mio figlio e stavo in maternità. Il libro è stato molto ben accolto, ma non è arrivato tutto all’improvviso. Comunque ho ottenuto abbastanza successo da pensare che forse avrei potuto avere una possibilità, e che valeva la pena considerare l’idea di lasciare il mio lavoro in televisione. Questo ha richiesto un enorme atto di fede, tonnellate di dubbi e tante notti insonni. Ciò nonostante l’ho fatto e, 7 anni e molti libri dopo, il mio solo rimpianto è di non aver cominciato prima. Come a 8 anni.

La felicità delle piccole cose è un romanzo molto francese: come è nata l’idea di una mappa del tesoro tra le strade di Monet?

Un’idea spesso nasce da un insieme di cose che apparentemente sembrano casuali, ma che in realtà non lo sono. Per quanto riguarda la mappa che forse conduce o forse no a un quadro Impressionista (nessuna anticipazione!) ci sono stati 3 principali ingredienti:
– Ho lavorato a una serie delle BBC sugli Impressionisti e ho avuto la fortuna di visitare i luoghi dove essi hanno vissuto e lavorato. Mi è stato dato l’accesso esclusivo al giardino di Monet a Givency: stare sola in questo magico posto, bagnato da una magnifica luce di un’estate che stava finendo, è stata un’esperienza indimenticabile.
– Nel mio percorso per imparare la realizzazione personale, sono inciampata nel concetto di mappa del tesoro, anche chiamata “vision board”. Questa serve ad aiutare le persone a definire cosa loro vogliono e, si spera, manifestare questo nelle loro vite. (In verità, l’ho scritto nella storia senza averlo mai sperimentato ed ero un po’ scettica. Ma qualche mese dopo ho fatto la mia mappa personale… e diciamo che le cose sorprendenti accadono. Ora io la raccomando a tutti)
– Un giorno guardavo “La gazza” di Claude Monet, un dipinto così famoso che tutti lo abbiamo visto un milione di volte. Ma questa volta io lo guardavo veramente. E ho detto meraviglioso, pieno di dettagli poetici che non avevo mai visto prima. Io non ti voglio dire quali sono, devi leggere il libro.

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Chi sono Frédéric e Pétronille?

Per prima cosa, sono due personaggi completamente di finzione. Frédéric è un avvocato bello e ricco, oossessionato dal collezionare opera d’arte degli Impressionisti. Ha un’anima disperatamente sola. Pétronille è un’assistente legale fallita, un’impacciata idealista e una talentosa pasticcera. (Attenzione: tra i due non accade quello che vi aspettate).
Le loro vite sono mondi a parte. Così come quelle degli altri personaggi nel libro, dai poeti clochard ai capitani del barcone ai teenager ribelli. Ma tutti hanno una cosa in comune: come il resto di noi, stanno solo facendo del loro meglio con quello che gli è stato dato.

Apparentemente leggero, questo libro affronta temi importanti e difficili come la discriminazione razziale e sessuale: crede che con eleganza e semplicità alcune tematiche arrivino di più al lettore?

Io sono con tutto il cuore d’accordo con il linguista Steven Pinker quando dice: “Qualunque cosa renda più semplice vedersi dalla parte dell’altro, accresce la tua considerazione morale nei confronti di quella persona.
I sermoni non rendono questo più semplice. Le storie lo fanno.
Come scrittrice, tutto quello che voglio per i lettori è che si godano storie molto felici, divertenti, commoventi – questo è già un buon lavoro. Se anche solo una persona dopo la lettura dei miei libri diventa più compassionevole, sento di aver guadagnato il mio posto in questa vita.

Una domanda di attualità: che reazione ha avuto nel sentire che la ministra della cultura francese non legge un libro da più di due anni?

La mia prima reazione è stata di non credere al titolo. È venuto fuori che il nostro nuovo ministro della cultura legge i libri ed è una lettrice avida sia di libri di finzione che non, ma adesso sta privilegiando saggi, letteratura giuridica e appunti di lavoro oltre che romanzi. Io lo posso capire. La seconda reazione è stata quella di andare a comprare un libro di Patrick Modiano, il nostro Premio Nobel francese per la Letteratura.

 

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