Storia di Caterina che per otto anni vestì da uomo a metà 700
Firenze, 1741. Di certo a quel giovanotto piacevano le donne, tanto da meritare i rimproveri del suo datore di lavoro, il governatore di Anghiari, cavalier Pucci. E dire che “le dure quanto inutili reprimende per l’eccessiva licenziosità erano le sole che l’ottimo cameriere attirava su di sé”. Per il resto, Giovanni Bordoni era inappuntabile. A parte un piccolo particolare: l’impenitente giovane seduttore era una donna.
O meglio, lo era stato, infatti solo dopo la morte si scoprì che aveva vissuto come un uomo, vestito come un uomo e agito all’apparenza come un uomo. Due secoli e mezzo fa, nel 1744, l’insigne medico Giovanni Bianchi trasse dalla vicenda un libricino, che fece il giro d’Europa: “Breve storia della vita di Caterina Vizzani romana che per ott’anni vestì abiti da uomo in qualità di servidore la quale dopo vari casi essendo infine stata uccisa fu trovata pulcella nella sezione del suo cadavere”.
Quel saggio è tornato in Storia di Caterina, un volume della casa editrice bolognese il Mulino (244 pagine 16 euro), a cura di Marzio Barbagli, docente emerito di sociologia dell’università felsinea.
La trama
Il servitore Giovanni era giunto all’ospedale di Siena perché ferito alla gamba sinistra a causa, tanto per cambiare, della sua passione incontenibile per il gentil sesso. Raggiunto da alcuni colpi di archibugio mentre fuggiva con una ragazza e la sorella di lei, era stato ricoverato a Poggibonsi, poi a Siena, per l’aggravarsi delle condizioni, che lo avevano condotto alla morte. E proprio questa avrebbe portato alla scoperta. Sciolte le bende che comprimevano il torace, si era rivelato con meraviglia il seno femminile ed esaminando il corpo era caduto ogni dubbio che il rubacuori recidivo altri non fosse che una donna.
L’episodio stupefacente sollevò l’attenzione di un luminare di anatomia dell’Università di Siena, il prof. Giovanni Bianchi, al quale si deve l’aver portato alla luce il caso di Giovanni-Caterina.
“Dico adunque che in Roma fu una fanciulla di bassa condizione, figliuola di un legnajuolo Catterina Vizzani nominata. Costei, essendo d’età di quattordici anni non d’altro amore si sentì mai accesa che verso le fanciulle sue pari, alle quali sempre tenea dietro ardentemente amandole non come fanciulla, ma come uomo stata fosse.”
Muore a ventiquattro anni (tanti ne aveva dichiarato al ricovero) “dopo tanto le femmine aver vagheggiato e troppo aver ruzzato (scherzato) con le fantesche dell’albergo, superando i limiti del normale ritegno, mentre agli uomini non conveniva così liberamente con le giovani conversare.”
La critica
Condizione femminile, disparità di genere, omosessualità: con una curiosità molto meno morbosa di quella che scompagnerebbe oggi la vicenda, i contemporanei apprezzarono la scientificità con la quale il valido scienziato aveva affrontato l’argomento.
Riproporre quel saggio permette in primo luogo di ottenere uno spaccato della condotta sessuale, dei comportamenti e dei sentimenti delle donne che in passato si innamoravano di donne (si pensi che qualora Caterina non si fosse travisata, rivelandosi nella sua effettiva realtà di fanciulla seduttrice di fanciulle, sarebbe andata incontro a sanzioni penali trascurabili al confronto delle severe punizioni che toccavano invece i violentatori e molestatori). Inoltre, fa notare Barbagli, uno sguardo agli episodi della vita quotidiana di una giovane donna innamorata di un’altra, in una società che non distingueva tra etero e omosessuali, porta a interrogarsi sull’identità di genere, sulle coppie concettuali maschile-femminile, attivo-passivo, dominatore-sottomesso.
Il saggio incrementa inoltre le attuali conoscenze sulle rappresentazioni del corpo. Soprattutto quello femminile è stato indagato per secoli. Dalla fine del Medioevo medici, filosofi e teologi dedicarono una crescente attenzione ai segreti delle donne e della loro riproduttività, allo scopo di difendere la famiglia patriarcale. Investigando sull’anatomia femminile, si riteneva di poter scoprire anche gli eventuali desideri omoerotici, considerati una minaccia per il primato del genere maschile. Infine, gli ostacoli posti dalla censura della Chiesa alla diffusione del lavoro del cattedratico, peraltro eminentemente scientifico e affatto pruriginoso, danno un’idea della difficoltà di trattare allora la sfera sessuale, ritenuta scabrosa, se non indecente.