Il manoscritto incompleto, romanzo storico di Kamal Abdulla
Il manoscritto incompleto (Sandro Teti editore, pp. 240, eu 15,00), dello storico azero Kamal Abdulla, è uno di quei testi su cui si può restare a ragionare per giorni, una volta finito di leggere. Tradotto in ben 26 paesi, questa versione italiana è arricchita da una bella introduzione dello storico Franco Cardini, che dimostra di essersi non soltanto appassionato alla lettura ma anche discretamente divertito a sottostare a quella beffa dell’autore che lascia continuamente insoddisfatto il lettore che pretende di conoscere la verità. come se ce ne fosse una. Quel che interessa Kamal Abdulla è l’Azerbaijan, la sua storia ricca di miti e leggende, di grandiosi personaggi storici e della sua preziosa letteratura. Per raccontare a noi occidentali il suo Paese ricorre a un noto espediente letterario che mantiene intatto il suo fascino da secoli, il ritrovamento di un antico testo perduto.
Il manoscritto, portato da un anonimo nella principale biblioteca di Baku, capitale dell’Azerbaijan, catapulta un giovane studioso in un labirinto di indizi che svelano, forse, qualcosa di importante e rimasto nascosto per secoli sulla storia del suo Paese. Il libro non ha inizio né fine e molte pagine sono mancanti ma è subito chiaro che al suo interno si trovano tracce di due testi: il primo è l’epopea di Dede Korkut (l’Omero delle antiche popolazioni turche) che descrive un intricato gioco di spie ricco di colpi di scena, ambientato tra i turchi Oghuz del IX secolo; l’altro racconta le gesta del grande Ismail, shah di Persia e poeta azero del XVI secolo: perché un testo copre l’altro? Dede Korkut ne è l’unico autore? Per cercare di rispondere a queste, e molte altre domande, il giovane studioso resta incollato per giorni e notti sul manoscritto, e il lettore con lui, cercando di sciogliere i nodi che accavallano i due testi e di terminare le frasi incomplete, ma nel frattempo si lascia trasportare dalla musicalità orientale della scrittura di Kamal Abdulla, importante intellettuale e scrittore azerbaigiano, turcologo e slavista, che riesce a tenere alta l’attenzione e la concentrazione nonostante gli sbalzi temporali a cui ci costringe.
Così, mentre il lettore è immerso nell’esotico Azerbaijan e ne scopre l’affascinante storia, continua a porsi sempre nuove domande e a rinunciare a risposte esaurienti, perché tutto quello che gli è concesso fare, come allo studioso chiuso in biblioteca, è fare ipotesi, costruire le parti mancanti con le proprie intuizioni e per il resto accettare che il libro resti quello che era sin dall’inizio, appunto, incompleto.