Il tempo bambino, visioni distorte dell'età | Simona Baldelli Il tempo bambino, visioni distorte dell'età | Simona Baldelli

Il tempo bambino, visioni distorte dell’età | Simona Baldelli

il tempo bambino giuntiHo conosciuto personalmente la scrittrice in occasione della presentazione del suo libro a Bisceglie (Bari) e ho avuto il piacere di contribuire con interventi musicali della mia Orchestra Giovanile “Gabriella Cipriani” alla serata in cui l’infanzia e il suo tempo sono stati protagonisti.

Il tempo bambino è il nuovo libro di Simona Baldelli, scrittrice che s’è fatta notare al Premio Calvino, autrice anche di Evelina e le fate.

Le osservazioni della serata puntavano molto allo stato sociale dell’infanzia e delle bambine in particolare, ai loro tempi, al loro essere bambine senza fretta di crescere, senza ambire ad età che non hanno e a situazioni che non dovrebbero conoscere. Allo stato attuale le bambine hanno troppe tentazioni a mostrare comportamenti, atteggiamenti, abiti e trucchi che dovrebbero quasi non conoscere. Diverse opinioni di psicologi e sociologi confermano che spettacoli televisivi in cui l’esibizionismo canoro porta ad intonare canzoni con testi quasi censurabili per la loro età, linee di abbigliamento che scimmiottano quelle già troppo spinte delle donne adulte, social network in cui basta mentire sull’età per avere un profilo da riempire con foto provocanti, abbiano portato ad un ridimensionamento dell’età infantile, anticipando di troppo l’adolescenza e la crescita.

Lo studio attento dell’infanzia della scrittrice Simona Baldelli, effettuato anche durante le presentazioni nelle scuole del suo precedente successo Evelina e le fate, introduce il lettore nel nuovo romanzo che si presenta delicato e crudo, sofferto e approfondito, che scende nelle pieghe psicologiche dei personaggi affrontando il problema sempre più attuale della pedofilia.

La trama

Il protagonista di questo romanzo è un uomo di circa quarant’anni con una vita insulsa e banale, il unico impegno è riparare orologi. Non ha una vita sociale ed esce di casa solo per andare a ritirare e consegnare i suoi orologi. Non ha frequentazioni e la sola persona che intravede è la donna delle pulizie da cui fugge e il cui odore cerca di di cancellare appena lei finisce il lavoro.

Un giorno scopre, passando attraverso un corridoio basso, che si sta “accorciando”: il preludio ad un invecchiamento precoce. Ossessionato da questa scoperta, comincia degli esercizi fisici e una dieta più sana, aiutato dai consigli dei programmi televisivi. L’uomo, in realtà, è affetto da gravi turbe psicologiche. Il suo tempo è fermo, sospeso come una cassa di orologio senza lancette; la sua vita è immobilizzata a due episodi forti: la morte della madre e la curiosità verso una bambina tanti anni addietro. Questi fantasmi lo inseguono per casa, ossessionandolo, gli parlano, lo bloccano e lo umiliano quando l’uomo tenta di ritagliarsi un po’ di indipendenza.

L’infanzia del protagonista è stata a dir poco infelice. Come intuibile sin dalle prime pagine, la madre è stata palesemente la causa principale di tutti i suoi mali. Donna costretta ad una sorta di matrimonio riparatore, non ama per niente il figlio, che mortifica ad ogni occasione. Il bambino cresce subendo i soprusi psicologici della madre e, nel contempo, sviluppando una sorta di ossessione/repulsione per la sensualità materna, sempre ostentata. Nei ricordi del protagonista affiora con decisione l’episodio in cui durante un pranzo di famiglia, la madre vomita sui suoi genitori tutto l’odio, l’acredine e l’amore mancato, inscenando un taglio cesareo da cui vengono fuori le fotografie della sua vita di sofferenza, a sottolineare la pena dell’abbandono e i suoi comportamenti conseguenti. Tutto questo porta il figlio ad avere un rapporto singolare con la vita e con la sessualità che la madre gli ostenta, provocandolo con canzoni e gesti.

LEGGI ANCHE:  Nel nome del figlio | Björn Larsson

Egli trova un po’ di pace fermandosi nella poltrona che era del padre e sedendosi a guardare il parco di fronte, va sulle panchine a guardare i bambini e le bambine giocare, interessandosi ai loro atteggiamenti e comportamenti, notando alle volte l’indifferenza dei genitori e cogliendo dalle frasi delle bambine il dolore per la mancanza di tempo dei genitori, per l’andare costantemente di fretta, per l’assenza del loro tempo bambino. Egli si mortifica per loro e apprezza la purezza fisica infantile, la pelle liscia, rosata, il sorriso ingenuo, le mani piccole e candide, il corpo ancora acerbo che però suscita in lui stimoli sessuali.

L’orologiaio ha pulsioni che non esiteremmo a definire pedofile, anche se assolutamente inconsapevoli. Il suo amore per le bambine proviene principalmente dal fascino che suscita in lui l’infanzia, quella dimensione temporale della persona nella quale egli non è più e di cui sente di essere stato privato. Cerca il contatto con le bambine, da cui esce eccitato fisicamente ed emozionalmente, ma non è mai invadente, perché è solo una persona buona, problematica di certo, che vorrebbe aiutare le bambine a rimanere tali e a prendersi cura di loro.

È quanto accade con Regina, una bambina sola che trova accasciata davanti alla sua porta d’ingresso. Finalmente il suo sogno si avvera e Mr Giovedì, come lo chiama la bambina, ha una persona di cui occuparsi e per la quale gettar via la vecchia roba accatastata con ricordi annessi.

La critica

Il tempo bambino è un libro assieme duro e delicato: l’ossessione del protagonista per le bambine è fastidiosa ma l’autrice riesce anche nei momenti più forti a rendere con poesia e dolcezza, con amore e semplicità la storia un personaggio che non esiteremmo a mandare in terapia ma che in fondo la vita ha segnato più di tutti.

Il finale resta aperto, Mr Giovedì non raggiunge nessuna consapevolezza né volontà di chiudere definitivamente con il passato, i fantasmi restano con lui e si alleano per tenergli compagnia fino alla morte.

Il libro fa riflettere molto sul ruolo del genitore, sull’attenzione che ogni madre in particolare deve porre ai tempi dei propri figli, alle risposte e agli insegnamenti da offrire quando una bambina ti chiede “Io voglio essere bella perchè se non posso essere bella cosa faccio?”.

Perché la società dell’effimero e dell’immagine patinata a tutti i costi porta, anche nelle nostre piccole figlie, a sorvolare tutto il resto per apparire sempre più grandi e più belle, “sennò chi mi vuole più?”.

Il tempo bambino è edito da Giunti, ed è disponibile per l’acquisto su Ibs a 11,90 euro.

Annalisa Andriani azandriani@gmail.com; twitter @azandriani

Autore: Annalisa Andriani

Suono da più di vent’anni nell’Orchestra Sinfonica di Bari e insegno Violino dal 1994 con il Metodo Suzuki per bambini dai 3 anni in poi. Lettrice appassionata sono contenta di aver passato ai miei figli l’amore per i libri.

Condividi Questo Post Su

Invia un Commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *