In fondo al tuo cuore, il nuovo giallo di Maurizio De Giovanni
Maurizio De Giovanni ha iniziato la sua attività di giallista nel 2005, pubblicando il suo primo libro, Il senso del dolore, vincitore di un premio assegnato al miglior giallista esordiente. Dopo abbiamo letto La condanna del sangue, Il posto di ognuno, Il giorno dei morti, Per mano mia, Vipera, fino all’ultimo lavoro: In fondo al tuo cuore. Inferno per il commissario Ricciardi.
In parallelo agli ultimi capitoli della serie del commissario Ricciardi, De Giovanni ha scritto Il metodo del coccodrillo, I bastardi di Pizzofalcone, Buio, dedicati alla squadra dei cosiddetti Bastardi, un gruppo di poliziotti napoletani che ispireranno, a breve, una serie televisiva attesissima dai suoi lettori.
I sette libri con Ricciardi protagonista sono tutti ambientati in una Napoli degli anni ’30 del ‘900 che oramai pochi ricordano ed il personaggio principale è sempre lui, il bel commissario dagli occhi verdi, la cui esistenza è squassata dalla tragica eredità materna di poter sentire le voci dei morti che gli parlano per confidargli il loro ultimo pensiero. A questa maledizione che portò alla follia sua madre, morta ancora giovane quando lui era solo un bambino, non può sottrarsi nemmeno volendo e, per non affliggere anche chi gli sta accanto, sceglie di vivere da solo, curato ed accudito esclusivamente dalla governante Rosa, ignara del suo malefico “dono”.
I personaggi
Purtroppo Rosa, ne In fondo al tuo cuore, si accorge che la sua vita volge al termine e, con le ultime forze che mali di vecchiaia mai curati ed oramai incurabili le lasciano, designa la sua sostituta, la nipote Nilde, una giovane donna cilentana semi-analfabeta, rozza e tracagnotta, ma perfettamente in grado di continuare a fare ciò che Rosa con totale dedizione ha fatto per tutta la vita.
Rosa è solo uno dei personaggi già noti ai lettori di Ricciardi, anche nel settimo capitolo ritroviamo: Maione, il poliziotto-ombra del commissario, ancora una volta alle prese con i mille problemi di una famiglia numerosa non risparmiata dal dolore della morte prematura di uno dei figli, ed ora con un problema in più costituito dalla gelosia per la amatissima moglie Lucia; Enrica, la ricamatrice mancina, che scappa ad Ischia per mitigare l’aspro dolore del suo amore non corrisposto per Luigi Alfredo Ricciardi; Livia, la donna dell’alta società invischiata in torbide relazioni con esponenti di spicco del Fascismo, innamorata del commissario, non pienamente ricambiata ed invisa a Rosa che non le perdona il suo turbolento passato; il medico anatomo-patologo senza il quale Ricciardi non potrebbe procedere nelle indagini. Accanto ai personaggi noti si collocano quelli che interpretano questa storia lungo la quale si dipana la trama:
La trama
Siamo come sempre a Napoli. È l’estate del 1932, forse la più calda del secolo, precisamente è il 14 luglio, vigilia di una delle feste più amate e sentite dal popolo napoletano, quella della Madonna del Carmine, la Madonna Nera.
I preparativi fervono nonostante il caldo torrido, un caldo assurdo e insopportabile che sembra provenire direttamente dalle porte spalancate dell’inferno, perché il caldo, quello vero, viene da lì. L’aria è irrespirabile, il calore soffoca e brucia anche i pensieri, solo Ricciardi non suda, è raggelato dal terrore che Rosa, ricoverata in seguito ad un ictus e in stato di coma irreversibile, possa lasciarlo da un momento all’altro togliendogli la persona che è stata per lui tutta la sua famiglia.
Purtroppo la morte non risparmia niente e nessuno, stavolta colpisce un noto ginecologo napoletano che cade dalla finestra del suo studio. Sembra un suicidio, ma alcuni elementi non quadrano: manca il solito biglietto di commiato e niente pare poter giustificare il desiderio autodistruttivo in una persona ricca e di successo. Ricciardi e Maione trovano un unico indizio sul luogo del crimine, due anelli d’oro e diamanti di quasi pari valore, di pressoché identica fattura, ma destinati a due donne diverse: una, la moglie; l’altra, l’amante, Sisinella, una giovane ex-prostituta alla quale va l’ultimo pensiero del cadavere, quello che solo Ricciardi ode distintamente: “Sisinella e l’amore, l’amore e Sisinella”. Quelle poche parole, apparentemente prive di senso, ripetute ossessivamente, danno l’avvio alla indagini che condurranno a scoperte imprevedibili.
La critica
In fondo al tuo cuore segue un filo narrativo già teso eppure, rispetto a quel non lontanissimo esordio datato 2005, a parte l’aumento clamoroso del numero dei lettori, a parte la consacrazione di De Giovanni ad autore di successo (all’ultimo “PISA BOOK FESTIVAL” era seguito da una folla da stadio), fra i primi in classifica a pochi giorni dall’uscita, considerato ad oggi uno degli scrittori di maggiore spessore nell’ambito letterario italiano è stata fatta molta strada e gli elementi per valutare queste opere non mancano.
Uno dei maggiori pregi dello stile di De Giovanni è quello di produrre pagine di forte impatto visivo. Le sue parole, più che dire, scolpiscono ritratti di personaggi, ingrandendo i particolari e descrivendo paesaggi che escono dalla carta e investono il lettore facendogli SENTIRE il freddo e il caldo di Napoli, le voci dei morti, gli olezzi e i profumi degli ambienti. Certo, per chi quei posti li conosce e li ha vissuti è facile immedesimarsi nelle atmosfere di Napoli, città magnifica e dannata. Quel caldo, ad esempio,veramente infernale, i napoletani sanno cosa sia, ma gli altri lettori lo sentono di certo con la stessa violenza.
Tutto questo grazie alla perizia narrativa non comune di De Giovanni che non può essere considerato solo un giallista, poiché sarebbe riduttivo. Per lui non vanno bene neppure le frasi fatte da recensione positiva ( “libro bello, storia che tiene con il fiato sospeso, libro che incolla il lettore alla pagina, personaggi indimenticabili, etc. etc.”), perché la sua scrittura rappresenta, in un certo senso, un unicum all’interno di un genere abusato quanto difficile qual è il “noir”, spesso limitato allo sviluppo dell’indagine, alla ricerca dell’indizio, corredato da facilonerie sensazionalistiche come la morbosa e minuziosa descrizione di scene di sangue di immediato impatto, ma prive di storia.
Qui, invece, la storia c’è ed è ambientata in un luogo che fa da scenario realistico e talvolta espressionistico ad un delitto, ma anche ad una, a tante storie vissute ed agite da ogni personaggio. Di sangue ce n’è e se ne vede poco, non dobbiamo seguire con lo stomaco in subbuglio i minimi passaggi di un’autopsia; in fondo, è un espediente banale e scontato che sembra non interessare a De Giovanni. Ovviamente un delitto c’è sempre, non potrebbe non esserci, ma è l’elemento cardine intorno al quale si intrecciano gli altri fili della storia, trovano spazio la poesia, la religiosità pagana e superstiziosa partenopea, i mestieri di un tempo ed ora anche le canzoni, in particolare una che è diventata immortale per la sua straordinaria bellezza. Su tutto dominano Napoli e i sentimenti, primo fra tutti l’amore, scaturigine di tutti gli altri, il solo a poter trovare posto in paradiso e all’inferno. Allora, più correttamente, dovremmo definire i libri di De Giovanni “ROMANZI” a tutto tondo, il delitto è un’aberrazione cui può giungere l’animo umano forse ultima e disperata scelta di chi sperava di elevarsi verso aure paradisiache e, invece, precipita agli Inferi, estremo rifugio. Lo sguardo di Ricciardi-De Giovanni non è mai accusatorio, guarda con la stessa umana indulgenza ad ogni sentimento, buono o cattivo che sia, non si erge a giudice e, mentre indaga e capisce, sente dentro di sé il dolore degli altri, il dolore di ognuno.
I personaggi non sono mai del tutto buoni o del tutto cattivi, i più diversi sentimenti si fondono in un originale risultato. Forse si spiega così la metafora usata da De Giovanni nei suoi primi quattro libri, quasi abbia voluto dire che, come in un anno ci sono diverse stagioni, così nell’animo umano, stesso contenitore, ci sono i più svariati sentimenti.
In una recente intervista lo scrittore ha dichiarato di ritenere ben fatto un libro che avvinca il lettore fin dalla pagina 2. Un’idea ambiziosa, non alla portata di tutti che è, però, il segno della sua umana umiltà, Perché lui sa di riuscirci fin dalla prima frase. Non dice che per poterlo fare bisogna essere veri scrittori, cioè capaci di raccontare una storia, ma noi, oramai, ce ne siamo accorti.
LIBRO CONSIGLIATO A:
Tutti, i commenti non servono!
Prossimamente, potrete anche leggere su RecensioniLibri.org l’intervista che lo scrittore ci ha gentilmente concesso. Intanto, per chi non lo avesse ancora letto, ricordiamo che In fondo al tuo cuore. Inferno per il commissario Ricciardi è edito da Einaudi, ed è disponibile per l’acquisto su Ibs a 16,58 euro.