Intervista a Giovanni Fantasia autore del brillante anti-romanzo “Santi negri e Scarafaggi”
Santi negri e scarafaggi è un romanzo, anzi un anti-romanzo, che vi terrà con il naso incollato fino all’ultima delle sue pagine. Giovanni Fantasia, con uno stile impeccabile ed una prosa che sa di poesia, ci invita a guardare nello schermo della sua telecamera virtuale le immagini di alcuni immigrati italiani (e non solo) che nella loro nuova città del North Yorkshire conducono una vita che è una non-vita, in un corpo che non è un corpo, in uno spazio qualunque dove il tempo non è di nessuno. Ognuno di essi è santo a modo suo, ognuno di essi contiene in sé un universo troppo complicato per essere compreso appieno anche da chi lo possiede. D’altronde “è difficile avere a che fare con l’uomo. A volte è Giuda, a volte è Cristo. È bestia e santo.” E’ una giostra di sentimenti confusi e contrastanti con la quale spesso è difficile convivere. E a peggiorare le cose, a volte, ci si mette di mezzo anche il fato.
Nonostante tutto, però, in questa storia il pietismo riesce a non prendere il sopravvento su tutto il resto: è la pura e semplice realtà, pur nella sua crudezza, che Fantasia ci sbatte in faccia come in un quadro di Caravaggio, senza nasconderci nulla. Ed è anche questo che rende Santi negri e scarafaggi un libro assolutamente da non perdere.
Lei ha scritto sia pezzi di poesia che di prosa, quale delle due forme d’espressione preferisce? Con quale riesce ad esprimere meglio se stesso?
Introduzione alle Città – il mio primo, breve libro di poesia – è condensato, sonoro, crudele nel taglio dei versi. Santi, negri e scarafaggi è narrativa, d’accordo, ma ha un taglio poetico. Quello che mi interessava, nella forma, era creare un testo almeno in parte ibrido, che condensasse in un ritmo poetico un mondo reale, una storia.
Più praticamente, c’erano luci, spazi, cadenze, che difficilmente avrei potuto raccontare in forma base; servivano insomma parole precise, capaci di rendere luci, spazi e cadenze così come io li sentivo. Spero che anche il lettore dei Santi capisca, anzi senta.
Possiamo chiederle di cosa parlava il primo romanzo che ha scritto? E come mai alla fine ha deciso di non farlo pubblicare?
Raccontavo – anche in quel caso in maniera inquinata, ibrida – la mia città.
Sassuolo, con le sue industrie di cocci (come scrivo sarcasticamente in un altro racconto, Guida nera alla città di Suolosas) è radicale, di un grigio spietato in parecchi momenti. Ha la stessa consistenza della pietra, del sasso (lo dice il toponimo, infatti), e del sasso, molto spesso, ha il colore.
Eppure è terra fertile, poetica, narrativa. In quel primo romanzo prudentemente cestinato (perché scrivendo imparavo che cosa non scrivere) si raccontava all’incirca di questo contrasto.
Progetti letterari nel cassetto?
Un libretto narrativo, su cui sto ragionando in questi giorni; certamente altra poesia, sparsa magari, ma poco importa; un blog – Scritti Corsivi – che partirà fra non molto; il testo di un cortometraggio sulla Lettonia; e poi anche fiabe, per bambini e per adulti. Collaboro da un anno con Martina Merlini, in arte p0na, eccellente illustratrice bolognese. Mi piace quest’idea di unire i lembi narrativi: da una lato la parola, il racconto; dall’altro il disegno, il racconto illustrato. Quando i due lembi combaciano si è più incisivi. E, se possibile, più soddisfatti.
Con un cognome come il suo non poteva non essere uno scrittore particolarmente creativo, e il suo romanzo lo conferma… questa sua creatività la concentra solo nella scrittura o usa anche altre forme espressive?
Mi piace illustrare, mi è sempre piaciuto. Piccole cose che faccio per me e per qualcuno che amo: un segnalibro, un quadretto. Ho disegnato io stesso la copertina di Introduzione alle Città. E mi piace fotografare; da profano, al momento, ma tant’è.
Com’ è approdato a questa esperienza di comunicazione attraverso la narrativa?
A sedici anni ho letto George Orwell, Nineteen Eighty-Four. Se ho scritto è perché ho visto cosa si poteva fare con un libro. Citando Moretti, le parole sono importanti.
Le persone che conosce cosa hanno detto quando hanno scoperto dell’uscita del suo libro?
Non sapevo che scrivessi! oppure: Ma è il libro quello vecchio che ho già visto l’altra volta? o ancora: Ma dovrei anche comprarti?
Più seriamente, mi è piaciuto ricevere strette di mano da alcune persone che stimo.
Ora spero che attraverso il book-blog (http://santinegriescarafaggi.blogspot.com) i lettori lascino un loro parere, anche caustico, sul libro.
Un’ultima domanda: scelga tre aggettivi con cui descrivere il suo libro e ci dica perché consiglierebbe di comprarlo.
Santi, negri e scarafaggi è condensato, ossuto, forte.
Se volete diventare dei guardoni raffinati, aprire lentamente finestrelle e poi sbirciare ma con garbo cosa c’è in certi stanzini, comprate Santi, negri e scarafaggi.
L’autore si impegna a sbirciare con voi.
Andate a sbirciare le altre proposte della quarup.
Marta Bergese