Non farmi male, Rosalinda Caputo ci racconta il suo primo romanzo Non farmi male, Rosalinda Caputo ci racconta il suo primo romanzo

Non farmi male, Rosalinda Caputo ci racconta il suo primo romanzo

Il romanzo d'amore della Caputo

Intervista a Rosalinda Caputo, autrice del romanzo Non farmi male edito dalla Emmecci Editrice.

Come nasce Non farmi male?


Non farmi male è nato molti anni fa, in effetti, si tratta del classico romanzo nel cassetto… è difficile spiegare quale sia stata la genesi, ciò che posso dire con assoluta certezza è che nel tempo ha subito un’evoluzione. Con questo non intendo che io abbia

 impiegato anni per scriverlo, semplicemente, come dicevo, è rimasto chiuso in un cassetto e quando l’ho ripreso in mano mi sono resa conto di come molti argomenti fossero trattati con ingenuità e di quanto alcune cose fossero, ormai, anacronistiche. Insomma, ho tentato di farne una lettura il più critica possibile per poi riscriverne molte parti e aggiungerne di nuove. Una delle domande che mi sono posta ha riguardato proprio la questione che lei solleva, sulla debolezza o forza dell’amore.  Penso che ogni donna debba trovare la forza principalmente in se stessa, indipendentemente dall’amore per un’altra persona, se poi è così fortunata da trovare un amore sano, allora quella forza può moltiplicarsi, ma sono fermamente convinta che il bene individuale sia imprescindibile.

La protagonista del suo romanzo, Nica, è una donna debole  per amore o forte grazie all’amore?


Credo sia entrambe, ciò che veramente fa la differenza è l’evoluzione che Nica subisce, la presa di coscienza, indispensabile per sopravvivere a un amore malato, dico sopravvivere perché ritengo che alcune esperienze non si possano superare e che lascino nell’animo segni indelebili.

Il suo romanzo tratta anche il tema della violenza sulle donne, non ha avuto paura nell’affrontare un tema così delicato?


Sì, molta! Così come ne ho avuta nel trattare la genesi della violenza nel personaggio maschile che in qualche modo ho voluto “salvare” pur essendo consapevole che nella maggior parte di casi non esiste salvezza. Nonostante ciò credo fermamente nel potere dell’individuo di poter cambiare se stesso e migliorare e ho voluto dare una possibilità sia a Nica che a Martin.Lungi da me, ovviamente, ogni sorta di giustificazione alla violenza credo semplicemente, che, anche se molto raramente, con i dovuti supporti terapeutici qualcuno possa salvarsi.

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Ha già in mente il prossimo romanzo?


Sì, a dire il vero è già in incubazione. Al centro, ancora una volta, la forza femminile, la capacità che, a mio parere, solo le donne hanno di affrontare la vita e di riuscire in qualche modo a uscire vincenti dalle avversità.

Quali sono i suoi riferimenti letterari (contemporanei e passati)?


Non posso dire di avere dei veri e propri riferimenti letterari, a dire il vero, pur essendo una lettrice vorace non ho ancora trovato il “romanzo perfetto”, quello che mi ha soddisfatta talmente tanto da farmi venire il desiderio di rileggerlo più e più volte. Sono sempre attratta dal nuovo, ho un bisogno costante di affrontare nuovi titoli perché credo che la lettura, anche quella non “dotta”, rappresenti un mezzo per conoscere meglio il mondo. Non mi ritengo e so di non essere una lettrice colta e anche se ho gusti abbastanza eclettici, per strano che possa sembrare visti ciò che scrivo, amo particolarmente i romanzi contemporanei, ebbene sì, lo ammetto sono una “giallista”. Tra gli altri mi piacciono Elizabeth George, Ken Follet, David Baldacci, Daniel Silva. Tento, però, di intervallare il più possibile queste letture con dei classici che scelgo durante le mie incursioni in libreria, anche in questi casi preferisco, tendenzialmente, sempre la letteratura anglosassone.

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