Ester Rizzo “Camicette bianche”: il vero rogo dell'8 marzo Ester Rizzo “Camicette bianche”: il vero rogo dell'8 marzo

Ester Rizzo “Camicette bianche”: il vero rogo dell’8 marzo

Una tragedia vera per una inventata, cambiano le coordinate del rogo in una fabbrica di New York che ha ispirato la Giornata Internazionale della donna, l’8 marzo, ma non la sostanza del sacrificio delle operaie, molte delle quali italiane. Si passa dal 2008 al 2011, da un edificio vago della Grande Mela a uno vero, a Manhattan. Dall’azienda Cotton (mai esistita) a un’altra.

Sembravano comete, quelle che cadevano dal nono piano dell’Asch Building. Erano le camiciaie della Triangle Waist Company. I vestiti e i capelli in fiamme lasciavano scie. Urlavano. Anche la gente urlava, assistendo impotente. Nella fabbrica di camicette bianche lavoravano in prevalenze emigrate e persero la vita in 126 (38 italiane), tra le 146 vittime. Tante ancora giovanissime.

La loro storia ha appassionato una donna impegnata nelle battaglie per la parità, Ester Rizzo, di Licata, che ha voluto impegnarsi in ricerche rese difficili dalla sommarietà dei documenti e delle perizie dell’epoca. E prima ha cercato di dare un nome e un luogo d’origine alle 24 siciliane, poi ha esteso l’indagine alle italiane, alla fine a tutte le ragazze perite. La collaborazione di altri ricercatori, autorità e comuni d’origine ha rafforzato il progetto dell’autrice e reso possibile la commovente, ispirata ricostruzione della più grande tragedia al femminile della nostra emigrazione.

Nel volume “Camicette bianche. Oltre l’8 marzo” (Navarra Editore, Palermo, 120 pagine 10 euro), Ester ha voluto fortemente dare un’identità a chi quel pomeriggio ha vissuto l’inferno in terra, senza altra colpa se non quella di aver dovuto cercare un lavoro. Ha restituito a ciascuna il proprio vissuto e una memoria individuale. Le loro vicende minime s’intrecciano con quelle più grandi dell’emigrazione e insieme scrivono la storia ancora più grande delle lotte per i diritti dei lavoratori.

Ricostruire nomi e cognomi esatti, località di nascita e nuclei familiari è stato il suo primo obiettivo. E lo sforzo è stato ripagato dall’emozione di riuscire a trovare i nomi su vecchi registri d’anagrafe, dall’affetto e dall’entusiasmo delle decine di persone che hanno offerto aiuto a un lavoro che inizialmente sembrava impossibile. Un libro che è un atto d’amore verso le giovani vite spezzate e dimenticate, tiene a ricordare Ester. Amore per i migranti di tutti i tempi, per le donne che hanno lottato per migliorare il mondo, per chi alimenta la fiamma del passato allo scopo di migliorare il presente. Amore per la giustizia e per il perdono. Amore per tutte le donne ultime fra gli ultimi, vittime di quotidiana violenza e discriminazione.

Alla fine della ricerca, solo sei vittime italiane sono ancora prive di un documento ufficiale che attesti la provenienza. Questo lavoro serve anche ad attrarre l’attenzione di chi possa fornire un contributo per completare il riconoscimento, reso arduo dalla sommarietà dei dati raccolti nel 1911, dagli errori di trascrizione di lingue diverse, dall’offesa arrecata dal fuoco ad alcuni resti, che ha ostacolato qualsiasi tentativo di attribuzione. Per la prima volta questa tragedia racconta non solo il rogo del 1911 ma anche tante le storie delle vittime: donne e migranti. Partendo dalle quelle, il Gruppo Toponomastica Femminile ha lanciato con l’autrice e l’editore Navarra un appello nazionale a tutti i Comuni italiani d’origine, perché ricordino le vite di queste donne, intitolando una piazza, una via, un giardino o un altro luogo di pubblico interesse.

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Per 146 persone, per 126 donne, per 38 italiane, il sogno americano era svanito nel fuoco, al pari delle loro vite. Le fiamme avevano bruciato i modesti sogni di queste lavoratrici che ogni giorno si recavano in fabbrica, fiduciose in una nuova società di cui a malapena comprendevano la lingua ma della quale istintivamente si erano fidate. Si erano spente per sempre le speranze di queste giovani operaie che coraggiosamente avevano attraversato l’oceano sfidando pregiudizi, sorte e paure.

Autore: Krauss

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