Grandi sorelle di Nino G. D’Attis
Una vipera per sorella. La buona: Teresa Malina, ventisette anni, bionda, occhi verdi, ossa sottili, balla sul cubo (dev’essere per forza un’esibizionista? Non sarà per pagare l’affitto?). La cattiva: Ester, due anni maggiore, star del gossip internazionale, bodybuilder premiata sul podio del Campionato Italiano di culturismo prima di finire in pasto alla stampa per una vicenda di droga, sesso e politici in mutande (anche senza). Sono le “Grandi sorelle” del nuovo e terzo romanzo (edito da Lupo, Copertino, Lecce, 212 pagine, 14 euro), di Nino G. D’Attis, pugliese trapianto a Roma. Nascono a Passignaro Salentino, nel leccese, paesino soleggiato e immaginario, ma non troppo, 9mila abitanti, economia agricola, qualche coppola in giro, industrie pari allo zero, la sola fiorente è quella del pettegolezzo, di bocca in bocca, da casa a casa. Delle sorelle “f…infiamme” si sparla dovunque e i genitori soffrono. La mamma divora riviste femminili spazzatura, papà Pietro, già meccanico delle FS e buon pittore dilettante, trascura i pennelli. A Natale ha cacciato dalla villetta di periferia la troupe di un talk show televisivo, spianando in vestaglia e ciabatte il Franchi calibro 12 da caccia, regolarmente detenuto.
Ma non c’è Salento che tenga, nelle giornate di Ester e Teresa. Una, in giro per il mondo a farsi danni. L’altra, tunz, tunz, tunz, a dinoccolarsi nella discoteca Herius, via dei Cluniacensi, tunz, tunz, tunz, con i cretini che dopo quattro gin lemon credono di poter salire sulla pedana e mettere le mani dappertutto. D’estate, lo sballo delle serate a tema, Grattachecca Time, il circo si trasferisce nella sede balneare, a Ostia, lungomare Lutazio Catulo. Ma sempre tunz, tunz, tunz.
Il romanzo è Teresadipendente, nel senso che la realtà viene osservata e quasi sempre sofferta, attraverso il suo punto di vista. E fornisce un’immagine non stereotipata delle Italia di oggi. Sta di fatto, che è un’altra la vita che avrebbe scelto, è una sorella diversa che avrebbe voluto.
Ester, la figlia preferita, simulava malori per trattenere la madre a casa, lasciando Teresa sola davanti al pubblico del saggio di danza a scuolaI Il “Lago” di Caikovskij, nei panni di Odette, il cigno nero, quello destinato a morire. Da adolescenti le rubava i ragazzi, non perdeva occasione di sollevare sfacciatamente le gonne. Ora popola i sogni erotici dei maschi e conquista l’allupato popolo del web, secondo il sito Gnoccablog. La diva popolare del cinepanettone (l’ultimo, “A Natale godo come un maiale”, è classificato dal Ministero tra i film di interesse culturale nazionale) farebbe di tutto per un’apparizione in uno dei tanti salotti TV: pochi minuti infarciti di congiuntivi sbagliati e con la classica spallina che cade al momento giusto, scoprendo il particolare giusto.
Ed ecco che miss fitness finisce in coma. Sul comodino un mix di barbiturici e vodka. Suicido o forse no. Madre coraggio è al capezzale. Il web sconvolto. Anche Teresa. Davanti allo specchio, si rende conto che non può passare tutta la vita sul cubo, tunz, tunz, tunz. Allora che vuoi, marcire in un call center? Ma non sa dove andrà a finire. Sa soltanto cosa non vuole fare più.