S. J. A Turney – Cesare. Il console di Roma
Come un Cesare, ancora meglio di Cesare
“Gallia est omnis divisa in partes tres…”: nel De bello gallico Cesare descrive le conquiste oltralpe. Traduzione agevole dal latino – un sollievo per gli studenti, perseguitati dai più ardui Cicerone & C. – che ha ispirato Marius’ Mules, saga di narrativa storica dell’inglese Simon J.A. Turney. Il primo di cinque romanzi è uscito col titolo “Cesare. Il console di Roma”, edizioni Tre60. Muli di Mario è il soprannome delle legioni, dopo la riforma del generale e sette volte console Gaio Mario, che intorno al 100 a.C. trasformò le già valide milizie romane in un esercito professionista. E sono loro i veri primattori del romanzo, su tutti Frontone, legato della Decima. Protagonisti, molto più del condottiero, che appare grande ma anche spregiudicato e indifferente alle perdite. Turney fa dire ai bravi ufficiali delle legioni che Cesare è un politicante spietato, ambizioso, infido e gelido, cattivo e crudele, disposto a qualunque mezzo per realizzare i suoi progetti. Sa vedere lontano, certo, meglio di altri. I suoi piani sono a lungo termine, ma a volte trascurano i dettagli e tocca a qualcuno correggere i difetti della strategia cesariana. Nella battaglia di Bibracte (58 a.C.), contro 100mila Elvezi, Boi e Tulingi, improvvisando tattiche geniali, è il giovane Crispo, inesperto legato dell’inesperta Undicesima legione, a volgere a favore le sorti dello scontro colossale (nel romanzo, cinquemila morti e seimila feriti romani, i Celti molte migliaia di più). Come un Cesare, ancora meglio di Cesare. Ed è il veterano Velio, con tre legionari “pazzi” della Decima, a risolvere uno stallo che provocava enormi perdite ai romani, sbaragliando i nemici asserragliati su una cima dominante. Sono le manovre veloci e violente, tipiche delle addestrate legioni romane, ad avere la meglio sul numero esorbitante degli avversari. Battaglie e azione abbondano, con una buona spolverata di eroi, cattivi, politica e intrighi, assicura lo scrittore. C’è anche un giallo, la cospirazione di alcuni alleati Edui, arruolati nelle truppe ausiliarie. Eccitanti i momenti di massa, descritti cinematograficamente: quando 40mila romani battono i gladi contro il bronzo degli scudi, sembra di sentire davvero il fragore marziale sovrastare le urla di guerra dei Galli. Che combattono bene, dimostrano un’organizzazione che meraviglia i veterani di Roma, abituati all’assalto scoordinato dei barbari. Altro che ottusi gli Elvezi! Coordinati, perfino più dei bellicosi germani di Ariovisto (sconfitti nella seconda parte del volume). Al lago di Ginevra, Attuano diversioni, costruiscono un ponte di zattere per tentare di aggirare una palizzata estesa 18 miglia. A Bibracte avanzano addirittura a falange, una muraglia di scudi irta di lance. I romani oppongono tattiche a tattiche, astuzie ad astuzie. All’inizio della campagna le legioni sono formate in gran parte da reclute, ma da lontano sembrano comunque formate da legionari esperti, 15mila a difesa di 30 chilometri di vallo fortificato. Anche i novellini diventavano macchine da guerra. Manovre, allineamenti, quadrati, muri di coorti impenetrabili, uomini coperti di metallo e di cuoio, spalla a spalla, scudo a scudo. Giavellotti, gladi, sudore, sangue e ferite: dopo una, due battaglie vittoriose, i barbari non facevano più paura. Prezzo su ibs.it Sconto 15% € 10,96 (Prezzo di copertina € 12,90 Risparmio € 1,94) Le nostre » Recensioni per genere » Romanzo storico