Questa specie d’amore di Alberto Bevilacqua
Questa specie d’amore (Einaudi, 2009) è stato il mio primo libro di Alberto Bevilacqua. Mi aspettavo di leggere una storia. Invece mi sono trovata di fronte a qualcosa di diverso. Direi che si tratta di una confessione. Una confessione che un marito fa a sua moglie. Mi sono trovata di fronte ad una sorta di viaggio. Un viaggio attraverso un rapporto. Un viaggio attraverso un sentimento. Perché dall’esterno tutti possono sembrare felici e appagati. Ma quando si entra dentro un rapporto, quando si entra dentro al detto e non-detto, quando si entra dentro alle colpe e agli sbagli, ai silenzi tropo lunghi. Beh, allora è tutto diverso.
Questa specie d’amore è una confessione che Federico, il protagonista e narratore del romanzo, fa alla moglie Giovanna. Una confessione con cui Federico cerca di affrontare la crisi che ha colpito il suo matrimonio. Un matrimonio che forse non è mi stato un matrimonio felice. Almeno non fino in fondo. Perché questa crisi che ha radici profonde nell’infanzia di Federico e in tutti quegli aspetti e quegli eventi della sua vita da cui la moglie è stata accuratamente tenuta all’oscuro. Da questa confessione viene fuori il ritratto di un uomo confuso e inquieto, un uomo disposto a salvare “questa specie d’amore” confessando a sua moglie Giovanna i suoi sentimenti più segreti: i tradimenti in cui si è rifugiato, l’aver accettato di fare un figlio con lei solo per salvare il matrimonio (gravidanza che terminerà con un aborto spontaneo), la sua infanzia e in particolar modo sua madre e la sua malattia. È come se dopo anni Federico si rendesse conto che un matrimonio basato su bugie e compromessi non può andare avanti. E allora cerca di salvarlo raccontando tutto a Giovanna, nelle speranza che ci sia ancora qualcosa da salvare.
“Ecco, Giovanna, ciò che volevo dirti. Il coraggio di dirtelo non l’ho avuto che a metà, cioè parlando con te attraverso queste pagine; ma possono ugualmente le mie parole farti capire come io ti sono ritornato vicino cercando di non nasconderti nulla della verità e quale amore mi è stato necessario, anche quando posso esserti apparso inutilmente crudele.
Con questa specie d’amore, se la certezza della tua comprensione non sarà un altro dei miei fantasmi, io sono pronto a vivere con te, finché potrà contare la nostra volontà e la vita del nostro matrimonio dipenderà da noi.
In ogni caso, perdonami. E, contro gli altri, possa davvero non importarmi più nulla, qualunque cosa giungano a fare e a dire di me.”
Non so se quello tra Federico e Giovanna sia un vero amore. Non so neanche come si possa riconoscere, così, dall’esterno. La mia convinzione è che parlare d’amore dovrebbe essere più difficile. Tutte le parole del mondo non potranno mai riempire il vuoto che esiste tra “parlare d’amore” e “vivere l’amore”. Ma sono anche convinta che questo sia l’unico modo per cercare di concretizzare qualcosa che ci vive dentro e che a volte ci fa anche un po’ paura. In fondo, chi non ha mai sbagliato in amore? E chi non ha mai perdonato qualcosa? Credo che Bevilacqua voglia dirci proprio questo. Che l’amore è libero e legittimo in ogni sua forma e che chiunque lo provi ha sempre diritto ad una seconda possibilità. Ma le domande che questo romanzo mi ha lasciato dentro sono tante e vivono ancora nella mia testa dopo mesi. Federico ama davvero Giovanna? Io accetterei mai un uomo che mi ha sempre mentito? E soprattutto, Giovanna ha perdonato suo marito?
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