La tenerezza dei ricordi di tanti anni fa
Ninì Miglietta, “Pane, orzo e zucchero”, edizioni Lupo, Copertino Lecce, gennaio 2014, 150 pagine 13 euro.
Guardare e non toccare: quando i bambini facevano merenda col pane umido spolverato di zucchero, non si indulgeva al superfluo. Tutto si consumava con misura, anche se le marmellate fatte in casa tentavano i piccoli dai vasetti con le etichette di carta da quaderno. Distribuiti con parsimonia dalle nonne, i biscotti caserecci invecchiavano nelle scatole di latta. Anche la cioccolata, le rare volte che c’era, restava fuori portata. Recluse per mesi, le tavolette “prendevano di chiuso”. Più di cassetto che di cacao. Ma c’erano anche tante cose buone, genuine, più vere di oggi, in ogni casa.
A ricordarle è una nonna leccese, che diventa così un po’ la nonna di tutti. Ninì, classe 1935, ha tanto da raccontare del passato della sua generazione, inalterato grosso modo per le seguenti, almeno fino ai primi anni Sessanta. Buona famiglia i Miglietta, tra le più antiche del Salento. Principi di Corfù, lasciata la Grecia per motivi politici nel ‘700, avevano acquistato terre nel triangolo tra Carmiano, Campi Salentina e Arnesano.
C’era poco, anni fa, ma i bambini non se ne davano pena. Perché c’era anche tanto. La ricotta di pecora nei fuscelli di giunco, ad esempio. Il rito della preparazione dei piatti e dolci delle feste. I grappoli schiacciati coi piedi, alla vendemmia. E il Natale semplice semplice, col presepe che il papà arricchiva ogni anno di casette e “pastori”, poi sabotato involontariamente da un fratellino. Aveva pensato di scaldare il bambinello, con una candela. Accesa, come inevitabilmente l’intero manufatto. Salotto e casa salvi per un niente.
Ricordi dolci e amari. Non c’era solo zucchero, anche orzo, al posto del caffè. Erano tempi di misura, di economie all’osso e di rigore educativo (mazze e panelle). Anche momenti di storia difficile: il conflitto, prima incombente, poi transitato da quelle parti, sebbene nelle memorie di Ninì la presenza alleata risulti leggera, sfuggente. La guerra in famiglia non l’avevano sofferta, ma “sentita” sì’. Sembra di vederli, grandi e piccoli, “attaccati” alla radio e “appesi” ai notiziari.
Memorie e odori irripetibili. “Sarà per la nostalgia che riveste i ricordi dell’infanzia o per l’atmosfera e le usanze di tempi ormai trascorsi, ma non sono più riuscita a rivivere quei momenti, risentire quei sapori – confessa l’autrice – neanche quando Aldo mi regalò, a sorpresa, un soggiorno in una masseria delle Murge. Cercai di rivivere quell’esperienza anche per farla gustare a mio marito, che ne aveva tanto sentito parlare. Fu inutile: tutto era alluminio luccicante, tutto meccanizzato, asettico, lontano da quei ricordi impregnati di tenerezza”.
Maria Giovanna (Ninì) Miglietta è nata a Lecce. Dopo il Classico, laurea in Lettere col massimo dei voti a Napoli. Sposata con un docente universitario, ha due figlie e vive a Roma. In pensione ha seguito le passioni di sempre: fermare in parole le emozioni suscitate da immagini artistiche, musicali o visive e studiare le cucine regionali nei vari periodi, dal Medio Evo, cimentandosi poi nel realizzare antiche ricette.