Il gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa
Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa è uno dei pilastri della nostra letteratura. Uno di quei romanzi che tutti dovrebbero leggere nella propria vita. Un po’ come I Promessi Sposi, La Divina Commedia e Il fu Mattia Pascal. Quando si parla di “classici” non ci si può sempre aspettare di trovare un romanzo semplice, una storia scritta per farci compagnia. Ogni tanto questi “classici” sono alquanto impegnativi, difficile da leggere e a volte anche da comprendere. E il caso de Il Gattopardo, secondo me, rientra tra questi.
Il romanzo fu pubblicato postumo nel 1958, dopo aver vissuto una vicenda editoriale al quanto insolita. Il Gattopardo, infatti, fu presentato da Tomasi di Lampedusa sia alla Mondadori che alla Einaudi, ma entrambe le case editrici lo scartarono. Non vedevano in questo un grande romanzo degno di pubblicazione. Riconoscevano sì un talento letterario da parte dello scrittore, ma per la pubblicazione non se ne poteva fare niente. In un secondo momento il romanzo finì tra le mani di Giorgio Bassani, editore per la Feltrinelli, grazie ad Elena Croce. Fu, quindi, la Feltrinelli a pubblicarlo nel 1958. Inutile parlare del successo che seguì la pubblicazione, dei premi e di tutti gli studi condotti intorno a questo romanzo, del film che fu tratto e anche dell’opera musicale che ne seguì.
Ecco la trama, in breve. Il Gattopardo racconta la storia della famiglia Salina e in particolare del principe Fabrizio. La storia è ambientata nella Sicilia del Risorgimento. Siamo, quindi, in un’epoca ricca di cambiamenti. Tra questi il cambiamento per eccellenza è rappresentato dalla decadenza della classe sociale aristocratica, di cui, appunto, la famiglia Salina ne è la rappresentazione. Una classe sociale legata alle tradizioni del passato, non aperta al cambiamento e al progresso. Una classe sociale che rivolge il proprio sguardo al passato, cieca verso il futuro.
“Era inutile sforzarsi a credere il contrario, l’ultimo Salina era lui, il gigante sparuto che adesso agonizzava sul balcone di un albergo. Perché il significato di un casato nobile è tutto nelle tradizioni, nei ricordi vitali; e lui era l’ultimo a possedere dei ricordi inconsueti, distinti da quelli delle altre famiglie.”
Il Gattopardo viene generalmente considerato un romanzo storico, perché ambientato a ridosso dell’Unità d’Italia, precisamente a partire dal 1860. In realtà Tomasi di Lampedusa tralascia eventi talmente importanti che parlare di romanzo storico può essere un errore. Anche perché a livello narrativo il romanzo non ha nulla a che vedere con il classico romanzo storico. Si va avanti per blocchi narrativi. Blocchi che non narrano eventi storici importanti, ma parti della vita della famiglia Salina (tra l’altro non necessariamente correlati tra loro), non tralasciando cenni ai cambiamenti storici in atto. Si tratta, quindi, di un romanzo che ci permette di entrare nella vita privata di questa famiglia, alternando varie scene. Il ballo, il trasferimento nella casa estiva, una proposta di matrimonio, la morte del principe. Tutti eventi raccontati a singhiozzo, senza una consequenzialità. La “storia” ha solo la funzione di cornice. Niente di più. Il tema chiave de Il Gattopardo è infatti la decadenza della classe sociale aristocratica, non l’Unità d’Italia. Non per altro il titolo, Il Gattopardo, fa riferimento al simbolo di quest’antica famiglia.
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