Le Feste… sopravviverò anche questa volta?
È d’uopo scrivere qualcosa sulle imminenti festività. No perché altrimenti sembra che faccio finta che non esistano… cioè mi piacerebbe moltissimo, ma proprio non è possibile evitarle. Non si sfugge al Natale. Sembra il titolo di un film horror. Che esagerata! Chiedo perdono a chi attende questo periodo per tutto l’anno, chi già a metà ottobre pensa che presto dovrà tirare fuori dalle soffitte tutta una serie di cianfrusaglie con cui addobbare la propria casa, il terrazzo, il condominio…
Per anni, insensibile a qualsiasi richiesta, ho conservato una casa scevra da qualsiasi orpello, una piccola oasi di pace dove tutto avveniva come sempre, non importava se fuori impazzava la follia natalizia… ma ahimè non posso più farla franca e questa “tortura” ora tocca pure a me. Quando si ha un bimbo di tre anni, spalleggiato da un papà che lo imbecca nella giusta guisa, l’alberello è d’obbligo. Per i primi due Natali ho accampato scuse assurde: “non saremo a casa, perché dovremmo farlo?” il primo; “è pericoloso, potrebbe cadere addosso al bambino” il secondo… ma l’anno scorso, mio figlio aveva due anni e, contro la mia volontà, sono stata condotta in un centro commerciale ad acquistare il nostro primissimo albero di plastica. Bianco. Ovvio. Almeno questo, dico io! Per protesta mi sono completamente disinteressata alle operazioni di decorazione del posticcio abete, con il solo risultato di non potermi poi in alcun modo lamentare del risultato.
Come ho già accennato un po’ di tempo fa, ho un lieve problema con il disordine, sì insomma non sopporto gli oggetti in giro, i ninnoli, le collezioni, i soprammobili mi creano nervosismo… ma per amore del mio bambino (e anche del maritino che alle lucine proprio non vuole rinunciare) mi sono armata di pazienza e buona volontà e per la prima volta in vita mia, quest’anno ho addobbato l’albero (quello dell’anno scorso ovviamente!). La cosa più inquietante? Mi sono divertita!
Sono riuscita a non cedere sul presepe. Eh no, quello no! Da famigliola dichiaratamente laica sarebbe stato piuttosto illogico esporre tutto quel guazzabuglio di angioletti, cammelli, re magi, Giuseppi e Marie… per non parlare dei festini che immagino avrebbero fatto i miei gatti portandosi in giro i vari personaggi, o peggio, pezzi di licheni rinsecchiti saccheggiati dalla flora radioattiva dei dintorni di Marghera!
Regali = fonte di stress!
E così archiviata la questione puramente “estetica” si apre l’altra faccenda che mi tormenta: i regali. Per una persona piuttosto ansiosa, fare dei regali in una precisa data, per un preciso scopo è una grande fonte di stress. Aggiungendo poi la pessima quanto diffusa abitudine di non partire mai in anticipo di almeno un paio di mesi, (come invece mi riprometto ogni anno) e sommando una fatidica congiunzione astrale che ha voluto che proprio nella settimana della spietata “caccia al regalo dell’ultimo secondo” mio figlio prima e poi io, ci beccassimo l’influenza del secolo, ne va da sé che siamo in alto mare. Anzi, in oceano aperto.
Molti amano questo periodo dell’anno perché in genere, coincide con le ferie, o con brevi vacanze, ma non è così per le famiglie dei musicisti! Durante le festività la Fenice lavora a pieno regime… concerti in Basilica, nelle città vicine, prove del Concerto di Capodanno e al lieve nervosismo pre-festivo che mi attanaglia in vista del pranzo d’ordinanza del 25 dicembre (tipico malessere che colpirà tutti i vegani costretti a giustificarsi per la non condivisione delle cruente cibarie festaiole) si aggiungono così orari strampalati e accumulo di stress del maritino che arriva alla fine della diretta del Concerto con vistose occhiaie verdastre.
In una brillante sitcom, uno dei protagonisti protestava per l’usanza dello scambio dei doni natalizi… per convincerlo i suoi amici, dovettero semplicemente dirgli che si trattava di una convenzione sociale non opzionale. Ora, io non sono il geniale Sheldon Cooper (N.d.A.: The Big Bang Theory), ma posso sicuramente superare tutte quelle piccole consuetudini che detesto delle Feste per l’unica cosa che davvero apprezzo: gli auguri.
Bisognerebbe augurarsi delle belle cose tutti i giorni. Augurare il meglio ai nostri cari ogni momento della nostra vita. Auguri. È una bella parola. Se non si aggiunge nulla, è come regalare una scatola colma di desideri. Non importa se si crede o meno nel Natale e in tutto ciò che comporta. Se in questa data, per puro caso, è stato convenuto di dirsi questa parola… bene! Facciamolo! E con gioia, con amore, con sincerità…
Auguri a tutti. Di cuore.