A tu per tu con Giovanni De Liso A tu per tu con Giovanni De Liso

A tu per tu con Giovanni De Liso

Giovanni De Liso

Giovanni De Liso

Intervista a Giovanni De Liso: autore de L’Impiegato Deluso

Un romanzo in prima persona ha un che di autobiografico, quanto c’è di lei in questo impiegato Deluso?

Molto. Direi che la differenza che c’è tra la mia storia personale e quella di Giampiero Deluso è percentualmente pari alla variazione tra il mio cognome e quello del protagonista. D’altronde credo sia naturale per chi si avvicina per la prima volta al romanzo traslare nel libro buona parte del proprio vissuto.  Nel mio caso, addirittura, questa esigenza è stata ancora più forte. All’inizio, infatti, pensavo di salvare su file alcuni ricordi personali per non dimenticarli. In maniera naturale e del tutto inattesa da lì si è poi sviluppata una trama che mi ha portato a dare al mio scritto la forma del romanzo.

Mi incuriosiva capire cosa l’avesse spinta a raccontare ed in un certo senso a raccontarsi e per quanto tempo ha conservato l’idea di scrivere prima che fosse matura?

Non era mia intenzione inizialmente quella di scrivere un romanzo. Mi trovavo all’estero per lavoro, iniziavo a dimenticare episodi della mia vita e così, preso da un attacco di nostalgia, ho cominciato semplicemente ad annotarli sul PC. Poco alla volta ed in maniera del tutto casuale si è sviluppata una trama che mi ha portato a dare al mio scritto la forma del romanzo . Ho deciso poi di conservare i ricordi, che costituivano la base del mio lavoro, chiamandoli nella versione finale del libro “divagazioni” e inserendoli qua e là tra i capitoli. Ho pensato che la storia narrata nel romanzo potesse essere uno spunto di riflessione per i giovani che si affacciano al mondo del lavoro anche se ho preferito volontariamente indugiare più sui lati comici che tragici della vicenda per non annoiare il lettore.

Lei ha una scrittura molto precisa. Quanto tempo ha dedicato al libro prima di poterlo considerare pronto?

Credo di averlo riletto diverse volte senza però mai cambiare sostanzialmente la prima stesura. Il libro è stato scritto durante un periodo di lavoro in Australia soprattutto nei weekend. Credo che tutto il processo, lunghe pause incluse, non sia durato più di sei mesi. Anche nella fase di editing non abbiamo fatto grosse variazioni. Il risultato è che quello che si legge è molto vicino a quello che la mia ispirazione ha prodotto di getto.

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Mi ha colpito molto la sua opinione nei confronti delle organizzazioni sindacali all’interno della P.A. lasciata tra le righe. Ha lo spazio ed il tempo che vuole. Sempre che voglia.

È chiaro che nel romanzo il protagonista esprime una opinione che non necessariamente rappresenta al 100% il pensiero dell’autore e bisogna inoltre premettere che è sempre sbagliato generalizzare. Detto questo, io credo che il ruolo delle organizzazioni sindacali nella pubblica amministrazione, nel senso tradizionale del termine, sia ampiamente terminato. Con una controparte così debole, come è lo Stato, i sindacati sono riusciti ad ottenere per i dipendenti pubblici condizioni di lavoro e tutele eccezionali e generalizzate. Questo ha fatto venire un po’ meno il ruolo istituzionale del sindacato in quel settore nel quale è impossibile rivendicare significativi aumenti salariali per la cronica mancanza di fondi (ma anche per il fatto che si pretende sempre di darli a “pioggia”) o introdurre ulteriori miglioramenti contrattuali, viste le evidenti sperequazioni con il settore privato. Così, in mancanza di un obiettivo concreto, le dinamiche sindacali si sono a mio avviso concentrate più su posizioni di detenzione e conservazione di potere. Il sistema della iscrizione al sindacato con relativa quota trattenuta in busta paga ai soli dipendenti incentiva questo meccanismo perverso. Io credo che molti disoccupati oggi contribuirebbero volentieri alla causa sindacale se le OO.SS. si impegnassero a facilitare una loro collocazione sul mercato del lavoro anche magari rivedendo le condizioni di chi già è dentro. Quella sì che sarebbe una gran bella battaglia da intraprendere!

Adesso parliamo di una questione meno spinosa: quali sono i suoi prossimi progetti?

Come scrittore spero di riuscire a pubblicare il prossimo anno il seguito del libro uscito nel 2009 per Arcana di commento e traduzione ai testi dei Genesis. All’epoca mi sono fermato al periodo con Peter Gabriel e mi piacerebbe completare l’opera con i dischi rimanenti. Per quanto riguarda i romanzi solo una mia nuova permanenza all’estero potrebbe favorire un secondo progetto, ma al momento non è nei miei progetti!

Il libro di Giovanni De Liso è in vendita su www.homoscrivens.it

Autore: Monica Pintozzi

Come controller, ho appreso che i numeri contano solo se li sai analizzare, come lettrice che le parole contano solo se le sai utilizzare. Maniaca del dettaglio, pretendo che il libro rispetti lettore e sintassi; ignoro volentieri testi pieni di parole e concessioni dal sapor di refuso. Il libro è regalo per me non per l’autore.

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