Lo strano caso di Kirby Logan
Lo strano caso di Kirby Logan è un giallo dalla struttura classica ambientato negli anni 50, nel quale partendo dall’omicidio di un fantino viene ricostruito l’ambiente in cui esso si è svolto analizzando ognuno dei personaggi coinvolti e facendone emergere le rispettive storie come tessere a formare il quadro finale. I personaggi con le loro differenti psicologie si calano perfettamente nel contesto storico della Scozia di quell’epoca, facendo emergere da una parte la classe alto borghese della società scozzese del periodo successivo alla Guerra di Corea, dall’altra quell’ampia fetta di popolazione che ha avuto la sua opportunità durante la guerra e che dalla guerra stessa è stato abbandonato, trovandosi in tempo di pace a doversi reinventare una professione e un destino. Viene quindi affrontata la tematica bellica, con i sentimenti ad essa connessi; in particolar modo si esplora quella lealtà che si viene a creare tra ex-commilitoni, che porta a mantenere legami che prescindono quasi dalla morale.
Un altro aspetto molto legato alla società inglese e molto presente nel testo è quello della considerazione per la monarchia e dell’importanza dello status concesso dalla Famiglia Reale agli appartenenti dell’alta borghesia, oltremodo desiderosi di compiere questo tipo di ascesa. Il Colonnello Russell è infatti il tipico esempio di quella classe politica e sociale disposta anche a prescindere dai propri valori familiari per una posizione di rilievo in Parlamento; la sua brama di potere è tale da fargli spostare il cadavere di Logan per simularne la morte accidentale e di intimare all’amico Scott di concludere al più presto le indagini senza prestare particolare interesse alla dinamica del caso, solo per eludere la curiosità della stampa e proteggere la sua famiglia da uno scandalo. Connesso a questo tema compare anche quello della fede politica nazionalista, di cui sono esponenti Murray e Catherine e quello della vergogna delle proprie origini che fa decidere al reverendo di tenere occulta la sua identità per essere accettato in una comunità che, altrimenti, gli sarebbe stata profondamente avversa.
La società in termini di regole e costumi è quindi centrale in questo romanzo, che ricorda molto nella struttura e nei temi toccati le opere di Agatha Christie, anch’esse ambientate in Inghilterra e in ambienti sociali prevalentemente alto borghesi. Molto interessante è però la scelta della Scozia, che ha un’identità ben specifica e conseguenti problematiche che affiorano nel testo e che per un certo momento sembrano addirittura essere alla base dell’intreccio delittuoso. Altri temi minori sono presenti in tutto il testo: primo fra tutti, quello dell’amore filiale visto sia dal punto di vista del figlio, con la figura di Catherine e i suoi tentativi per non deludere il genitore mistificando aspetti del suo carattere e della sua fede politica, sia da quello della madre sviluppato nella descrizione del rapporto morboso tra la Sig.ra Russell e il figlio Lance.
Un romanzo assai lontano da molti attuali schemi letterari che richiedono assassini sanguinari e morti orribili per appassionare e divertire il lettore, una storia invece che lascia tempo alla riflessione, allo studio accurato dei personaggi e del contesto storico, una storia che richiama molto i grandi racconti polizieschi della stessa Agata Christie o di S.S. Van Dine alle cui “20 regole d’oro dello scrittore giallo” devo molto nella stesura di questo mio romanzo.