Ciclo dei Robot, Isaac Asimov | Un classico della Fantascienza
Isaac Asimov (1920-1992) è probabilmente il più grande scrittore di fantascienza di tutti i tempi anche se, vale la pena ricordarlo, fu anche un grande divulgatore scientifico. Le sue opere e i suoi famosi cicli fantascientifici hanno fatto la storia della letteratura mondiale. Con Asimov questo genere raggiunge un altissimo livello superando non pochi pregiudizi letterari, questo grazie anche alle sue conoscenze scientifiche e alla sua vasta cultura personale che si riversa fra le righe dei suoi numerosi racconti e dei suoi grandi romanzi. Scrisse il suo primo romanzo a 18 anni e fu un grande lettore di romanzi storici nonché delle opere di Agatha Christie e P.G Wodehouse: da queste ultime letture probabilmente prese quell’amore verso il “giallo” e le investigazioni nonché quella ironia di fondo di alcuni suoi personaggi protagonisti in molti libri del Ciclo dei Robot. Il Ciclo dei Robot è uno dei cicli più famosi creati da Asimov. Il preludio è rappresentato da I Robot (1950) una storica antologia di racconti scritti fra il 1940 e 1950 dove vengono formulate e applicate compiutamente le tre celeberrime leggi della Robotica:
- Un robot non può recar danno a un essere umano, né permettere che, a causa della propria negligenza, un essere umano patisca danno;
- Un robot deve sempre obbedire agli ordini degli esseri umani, a meno che contrastino con la Prima Legge;
- Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questo non contrasti con la Prima o la seconda Legge.
Queste leggi sono alla base del comportamento dei robot in tutti i racconti che si leggono velocemente e che ci fanno conoscere interessanti personaggi come la robopsicologa Susan Calvin oppure i collaudatori Gregory Powell e Mike Donovan della U.S. Robots and Mechanical Men. Tutti personaggi che iniziano un rapporto intenso fatto di studio ed analisi con queste “macchine pensanti”, creando delle situazioni e delle vicende a volte misteriose e a volte ironiche se non addirittura comiche. Il linguaggio di Asimov è molto semplice e narrativo e non stanca mai il lettore nemmeno quando l’autore affronta temi più ostici, tecnici o scientifici. Il vero Ciclo dei Robot (o degli Spaziali) ha inizio con il romanzo Abissi d’acciaio (1954) dove assistiamo alla prima apparizione del detective Elijah “Lije” Baley in una New York sotterranea del futuro, dove gli abissi d’acciaio sono enormi megalopoli costruite sotto terra. L’umanità vive sotto terra ed è incapace di uscire all’esterno in quanto sofferente di una grave forma di agorafobia. Essendo il pianeta sovrappopolato, negli anni i terrestri hanno iniziato a colonizzare altri pianeti chiamati “mondi spaziali” spesso poco abitati e dove gli umani colonizzatori vivono con i robot che si occupano di tutti i lavori manuali. Si tratta di un bellissimo giallo fantascientifico e sociologico. Al centro della narrazione vi è un omicidio e ad indagare sul caso che potrebbe avere gravi ripercussioni nei rapporti fra terrestri e mondi spaziali viene chiamato Baley, umile poliziotto senza grandi pretese, che verrà affiancato da un robot umanoide di nome R. Daneel Olivaw. Si crea così questa strana coppia di investigatori, fra le più riuscite nel genere fantascientifico, che dovrà risolvere questo crimine e che permette ad Asimov di analizzare con grande capacità e umorismo il difficile rapporto fra l’umano Baley e l’umanoide Olivaw. Questa strana ma avvincente coppia di detective è protagonista anche del secondo romanzo della serie, Il sole nudo (1957). In questo caso i nostri dovranno indagare su un delitto avvenuto in un pianeta spaziale: Solaria. Solaria è un mondo straordinario quasi perfetto dove gli umani ex colonizzatori vivono quasi in simbiosi con i robot e si sono evoluti a tal punto da aver sconfitto tutte le malattie, riuscendo a vivere fino a quattrocento anni. I robot sono parte integrante della loro vita a differenza dei terrestri che i robot non li amano e li usano assai poco volentieri. Il libro è costruito attorno a un forte dubbio che pervade i nostri detective, ovvero che l’assassino possa essere un robot. In Robot dell’alba (1983) la coppia Baley e Olivaw è ancora protagonista di una ingarbugliata indagine questa volta nel pianeta Aurora. Il crimine infatti risulta del tutto insolito, ad essere ucciso è un robot. Dietro a questo crimine in realtà si nasconde un enigma che interessa lo sviluppo dei robot e la colonizzazione dell’universo: sarà ad opera delle “macchine pensanti” oppure dell’umanità?. Con I robot e l’Impero (1985) arriviamo alla conclusione di questo avvincente ciclo. Elijah Baley è morto da duecento anni ma ci sono nuovi personaggi conosciuti nei precedenti romanzi come l’onnipresente Daneel Olivaw, Lady Gladia e Giskard Reventlov che dovranno difendere la Terra da una spaventosa fine. Questo ultimo lavoro è forse il meno brillante rispetto i precedenti romanzi di Asimov che comunque, con questa serie di libri, ci regala storie semplici ma coinvolgenti dove c’è spazio per l’amore, il mistero, il ricordo, l’azione e la riflessione. A questo ciclo ma soprattutto all’antologia de Io, Robot si è ispirato nel 2004 molto liberamente e, sottolineo, molto liberamente, Alex Proyas girando l’omonimo film di azione con protagonista Will Smith. Un film tipicamente americano, ricco di azione ed effetti speciali ma assai poco asimoviano. Giannandrea Mencini
Marzo 7, 2014
Recensione molto bella e condivisibile, per un appassionato di Asimov come me, soprattutto le prime frasi.
Ti vorrei però far notare, cercando di non peccare di presunzione, che la New York del futuro descritta da Asimov non è sotterranea (come invece lo è in gran parte Trantor nella Trilogia originaria), sebbene presenti degli ambienti che in parte lo sono, ma interamente ricoperta da un’enorme cupola o, secondo l’interpretazione di alcuni, da un sistema di cupole.
Sperando che in futuro l’argomento “Buon Dottore” sia approfondito su queste pagine (e sperando soprattutto che nasca l’esigenza della categoria “Fantascienza”), ti auguro buon lavoro!
DGN