Semiotica notturna | Cristina Eléni Kontoglou
«Vorrei spaccarti il cuore, per farti del bene o del male a seconda del riflesso della convenienza, spaccarlo perché non ha essenza porosità traspiranza, è uno scalino consunto le arterie spezzate fatte rimbalzare sul fondo dell’organo sono sassi per vedere se esiste un fondo un doppio scomparto, un suono rivolto al cielo un richiamo un brivido ti attraversa le cartilagini, sono ossa di amaranto. Non sono io a gridare è il sangue che va in senso contrario che vorrebbe restare risalire il corso verso di me, ma non ha idee né soluzioni da reclamare. È sangue che si asciuga presto al sole, sull’erba è già scuro le punte dei fili retroflesse è sangue espatriato, solo in te ha una direzione. Ora che è al mondo non sa replicarsi in diagrammi di emocromi e cellule, non sa distanziarsi dagli oggetti, non ha indicazioni informazioni, desolazione», è la lirica “Pietre”, contenuta nella raccolta poetica “Semiotica notturna” di Cristina Eléni Kontoglou, un’opera che lascia il segno con i suoi versi brillanti e potenti, trasgressivi e oscuri, con il suo continuo richiamo ai processi alchemici, con la presenza forte di una poetessa che ha fatto un lungo cammino, ha imparato tanto e adesso cerca di trasmettere la sua sapienza, e di offrire al lettore il proprio particolare sguardo sul mondo.
La poesia appena citata proviene dalla prima sezione di cui è composta la silloge, intitolata “Materia”: come accade in alchimia, antico sistema filosofico esoterico, si parte proprio dalla materia e dalla fase del Nigredo, anche detta opera al nero, durante la quale essa si dissolve.
Nella seconda fase, Albedo, o opera al bianco, avviene la sublimazione di quella sostanza che poc’anzi si è scomposta; è giunto quindi il momento del Rubedo, o opera al rosso, in cui la materia si ricompone in una nuova forma, assumendo nuovi significati. La seconda sezione dell’opera, quindi, si intitola “Sublimazione”: è un momento di purificazione – durante la fase dell’Albedo, ad esempio si tramuta il piombo in argento; in queste liriche vi sono riferimenti a un processo di trasformazione dello spirito, e non mancano suggestioni legate alle modificazioni del corpo, anche artificiali, mostrando i tanti lati dell’umanità, le tante sfumature di cui siamo composti.
Nella terza sezione, “Trasmutazione”, troviamo il risultato di questo viaggio: il nucleo dell’essere, rappresentato dall’unica lirica presente in questa ultima parte dell’opera, che non si può che definire profondamente concettuale. Qui il processo alchemico giunge a compimento, mostrandoci un essere e una realtà ridotte alla pura essenza, alla verità più intima.
Redazione