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Lina | Alfredo Ingegno

“Lina” di Alfredo Ingegno è un romanzo storico tratto da una vicenda realmente accaduta: quella della madre, Lina, e del nonno dell’autore, il commissario di Pubblica Sicurezza Benedetto Giannetto, un siciliano trapiantato per lavoro in nord Italia.

A Varese, Benedetto incontra Ilde, una delle tre donne che graviterà intorno a lui e che determinerà il corso del suo destino: con Ilde concepirà una figlia, Lina, che lui deciderà di portare in un orfanotrofio all’insaputa della donna perché a quei tempi – ci troviamo nel 1922 – un figlio nato da una relazione illegittima comportava l’immediato licenziamento e anche una possibile denuncia penale.

Quel gesto condizionerà l’esistenza di Benedetto, opprimendolo con angoscianti sensi di colpa; la stessa Ilde lo vesserà e umilierà per lo straziante dolore a lei arrecato, spingendolo ancora di più a chiudersi in sé stesso, a non esternare più i suoi sentimenti e a soffrire in silenzio, ormai rassegnato a una vita miserabile.

Quando però Benedetto viene trasferito dal commissariato di Varese a quello di Savona, l’esistenza gli riserva una sorpresa lontana da ogni sua aspettativa: il protagonista incontra Camelia, il grande amore, colei che lo riporta in vita, che rimette in moto il suo cuore; è la seconda figura femminile cruciale che orienta il destino di quest’uomo tormentato, spingendolo ad aprire gli occhi sulle sue mancanze, sulle sue debolezze e sulle sue responsabilità.

A Savona, Benedetto dovrà occuparsi di contrasto ai sovversivi antifascisti; sono infatti gli anni dell’ascesa del fascismo, accuratamente descritti dall’autore, che restituisce la confusione, il terrore e le ingiustizie perpetrate in quel difficile periodo storico. Benedetto non abbraccia quegli ideali distorti ma la fedeltà verso la sua professione lo spinge a dedicarsi con serietà al suo compito; Camelia, però, coraggiosa militante antifascista, avrà anche il compito di mostrargli la verità, di fargli mettere in discussione il suo operato.

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E poi c’è Lina, la terza donna, la figlia rinnegata e poi tornata dopo lungo tempo nella sua vita: colei per la quale cambierà e deciderà di trascorrere ciò che resta della sua esistenza a raccogliere memorie, a non lasciare che niente venga dimenticato.

E sebbene il poeta Gesualdo Bufalino, menzionato nell’opera, affermò che «I ricordi ci uccidono. Senza memoria saremmo immortali», Alfredo Ingegno ha deciso a sua volta di raccogliere amorevolmente quelle memorie, e di trasformarle in questa emozionante narrazione biografica; l’autore restituisce dignità a un uomo che ha compiuto i suoi errori ma che ha saputo riscattarsi, offrendo un grande esempio di umanità.

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Autore: Redazione Leggere Libri

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