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Labirinti 1 | Rosario Rito

Labirinti 1 | Rosario Rito«Il mio motto o meglio ‘Utopia infantile’ fu sempre quello di credere e sostenere con fermezza che l’handicappato, oggi definito ‘Diversamente abile’, fosse una persona uguale alle altre, senza rendermi conto che il dramma peggiore non stava soltanto nel fatto che era proprio questo che volevano sentire tutti quelli che, attraverso un Cristo sofferente, ci usavano e continuano a usarci a proprio uso e consumo, ma principalmente il non capire che come ognuno di noi ha una propria autenticità nel pensare, agire e far le cose, in ugual misura è un se stesso, che solo attraverso il proprio sentire, provare, valutare, oltre a essere reso simile all’altro nel proprio bisogno d’amare ed essere amato, lo identifica come valore assoluto e, con ciò, ineguagliabile a qualunque altra persona.»

“Labirinti 1. Funzione e destrezza soggettiva tra scontato e cogito” è la nuova opera di Rosario Rito, scrittore e poeta diversamente abile che, nel corso degli anni, ha pubblicato numerosi libri sui temi della disabilità, della diversità e dell’inclusività. Opere di saggistica e di poesia che vanno dritte al punto e non indorano la pillola: si ricordano ad esempio “L’isola misteriosa”, una raccolta poetica in cui l’autore esprime tutto il suo bisogno di comunicare con il mondo esterno, di farsi amare e accettare nonostante abbia trovato spesso intolleranza ed egoismo, o ancora “Educarsi alla disabilità”, un saggio in cui si demoliscono i pregiudizi sull’essere disabili proponendo una riflessione filosofica e disincantata sul tema della diversità.

E Rosario Rito non è da meno in questa sua ultima fatica letteraria, frutto delle sue esperienze dirette in quanto diversamente abile: nell’opera, infatti, l’autore racconta episodi importanti del suo vissuto, presentando il punto di vista di chi ogni giorno vive sulla sua pelle le conseguenze derivanti da una società ancora in parte cieca, ignorante e giudicante. Non c’è però pietismo nelle parole dello scrittore, non c’è rabbia bensì voglia di comunicare e di condividere, offrendo la possibilità di ampliare i propri orizzonti, di riflettere su cosa significhi davvero essere “normali”, per arrivare infine alla conclusione che “normalità” sia un termine vuoto, a cui però è stato assegnato troppo valore. E Rito va anche oltre: non ha alcun senso distinguere tra normale e anormale, tra abile e disabile, così come non ci si deve ossessionare col concetto di uguaglianza; siamo tutti esseri affetti da una meravigliosa diversità, e le nostre similitudini biologiche non sono niente in confronto alla bellezza delle nostre unicità.

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Redazione

Autore: Redazione Leggere Libri

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