Ter(r)apeutica | Luca Chendi
«Il tempo lo sfoglio a cenere persa. I secondi sono roghi sulla pelle, il legno arde come arde un corpo nudo esposto al sole, mentre i ricordi sono i soli a bruciare fin dalle radici della storia. Tutto questo zampillare lascia lava sanguinare fino a terra. Il parterre ora ha le sembianze della vita.»
“Ter(r)apeutica” di Luca Chendi è una raccolta di poesie (edita Ronzani) che ha il suo centro nel lutto e nella sua lenta e dolente elaborazione.
L’autore offre una testimonianza del suo vissuto in quest’opera divisa in tre sezioni: “Repost | Dolore”, “Miele” e “Tra i corti di Moretti”. La prima è più oscura e drammatica, mentre la seconda, incentrata sull’incontro con l’altro, fa da ponte verso la realizzazione di essere usciti dal momento più buio, contenuta nell’ultima sezione della raccolta.
In “Repost | Dolore” è presente una struggente malinconia, e le liriche sono impregnate di sofferenza per ciò che è andato perduto per sempre; dall’opera: «Temo il tempo dell’attesa le pareti spogliate dalle foto. Temo il lamento in moto delle ore. Sarà un secondo o forse l’infinito questo dove si dilata il futuro sulle dita. Niente riempie il vuoto tutto scorre nei silenzi ma io vorrei sentire il tuo rumore vorrei che mi parlassi per ore – almeno un’altra volta – della schiuma del mare come quando sotto il sole sentivo la passione farsi marea. Ora – però – sono solo oasi disperate, queste acque che toccano la riva. Innaffiare – così – la sabbia è un gioco fuori stagione il ricordo è come un fiore piantato nel deserto».
In “Miele” l’amore prende il posto della solitudine di colui che soffre; nell’incontro con l’altro si percepisce la speranza di guarire dalle ferite dell’anima, e di poter rifiorire ancora: «Ti ho amata in ogni diagonale che aveva il fascino del sentiero di casa; ti ho amata per strada in ogni curvatura. Pregavo i semafori rossi dove i secondi erano profondi smarrimenti. Da qui, l’universale rinvigoriva anche i fiori morti nel gelo. Tutto è come un parto io – nudo, immacolato lei – a lato, potente come un vento».
In “Tra i corti di Moretti”, infine, si avverte forte la consapevolezza di essere presenti a sé stessi, dopo tanto smarrimento; è in fondo lo scopo dell’opera quello di offrire una sorta di terapia contro il dolore.
Dal titolo, “Ter(r)apeutica”, si intuisce tale proposito, oltre a ravvisare l’invito dell’autore a riconnettersi con la natura e ad ancorarsi alla terra, per sentire di essere vivi anche quando tutto intorno a noi sembra ormai appassito.
Redazione