Ruggero Flores da Brindisi: templare, corsaro e ammiraglio | Gianfranco Perri
“Ruggero Flores da Brindisi: templare, corsaro e ammiraglio” di Gianfranco Perri è un saggio storico incentrato su una figura controversa e singolare, che ha inciso profondamente sulla sua epoca.
Ruggero Flores nacque a Brindisi nel 1267 e morì a Adrianopoli in Tracia – attuale Edirne, in Turchia – nel 1305; fin da giovane manifestò la sua passione per la vita marinara e divenne comandante a soli vent’anni di una delle più grandi navi che solcavano il Mediterraneo alla fine del XIII secolo, chiamata il Falcone. Fu inoltre frate Templare, finché non venne espulso e perseguito dall’Ordine del Tempio; probabilmente fu anche un pirata, e alcuni storici gli hanno addirittura attribuito l’idea della Jolly Roger, la famosa bandiera dei pirati con il teschio e le tibie incrociate su fondo nero. Infine, quando non aveva nemmeno quarant’anni, fu viceammiraglio della flotta del regno di Sicilia e ammiraglio di quella dell’impero bizantino, oltre che carismatico comandante di un esercito chiamato Compagnia aragonese (o catalana), con cui conquistò l’Anatolia e in meno di due anni mise seriamente sotto scacco l’Impero bizantino.
Nella premessa all’opera, Gianfranco Perri spiega bene i motivi che l’hanno portato ad appassionarsi a questa straordinaria figura e a volerne conoscere ogni dettaglio della vita e delle incredibili avventure: «Perché Ruggero Flores, pur essendo uno dei più famosi tra i tanti brindisini che nella storia hanno marcato impronte significative, non credo che sia sufficientemente conosciuto ed ancor meno celebrato come forse dovrebbe esserlo, in Italia e nella sua città d’origine, quanto meno per la sua indubbia fama internazionale, preminente in paesi come la Spagna e la Grecia, ma non solo».
Ed effettivamente nell’opera emerge il ritratto di un uomo davvero fuori dal comune, che ha raggiunto traguardi inimmaginabili; l’autore si affida a diverse testimonianze per narrare la sua storia, in primis quella del catalano Ramòn Muntaner, compagno d’armi di Flores, che nel suo libro “Crónica de Ramón Muntaner”, scritta tra il 1325 e il 1328, parla con orgoglio di un comandante valoroso e altruista. Vi sono poi i resoconti dei cronisti greci Giorgio Pachimere e Niceforo Gregora, i quali, al contrario di Muntaner, sottolineano soprattutto i difetti e i vizi di Flores; tali contraddizioni hanno reso difficile decifrare la già enigmatica figura di questo personaggio, che ha compiuto imprese leggendarie ma che probabilmente si è anche abbandonato ad atti crudeli, che ne hanno sporcato l’immagine. La verità, però, non la sapremo mai, e l’autore può solo raccontare la versione più attendibile dei fatti.
Redazione