Il suo nome era Vladimiro | Flavio Lucibello
Il suo nome era Vladimiro. Alla ricerca del lupo cerviero di Flavio Lucibello (edito La Caravella) è un romanzo che parla di amicizia e dell’importanza di preservare la natura e gli animali.
L’autore ha infatti inserito come citazione di apertura all’opera una frase di Ernest Hemingway: «La Terra è un bel posto e vale la pena lottare per lei». La storia è narrata in prima persona da uno dei due protagonisti, Giulio, un giovane che affronterà un percorso di conoscenza e di consapevolezza grazie all’incontro con Vladimiro, un uomo molto diverso da lui in apparenza ma che in realtà condivide con lui l’amore per l’ambiente, e anche una forte ritrosia a lasciarsi andare ai sentimenti. Giulio è un ricercatore universitario, che giunge nel luogo dove vive Vladimiro, sull’Appennino abruzzese, per svolgere uno studio sulla possibile reintroduzione della lince in quelle zone, e sull’impatto che avrebbe sulla fauna locale. La lince, che Vladimiro chiama lupo cerviero, è scomparsa da parecchio tempo da quei luoghi, almeno secondo gli studi di Giulio; per Vladimiro, invece, non è affatto così.
L’uomo racconta al giovane di aver ereditato dal padre la sua passione per i lupi; gli narra delle sue scoperte nel territorio, confutando anche alcune sue tesi da ricercatore, e Giulio rimane colpito dalla saggezza di quell’uomo a cui non aveva dato molto credito appena conosciuto: «Con poche frasi mi aveva dato una lezione di ecologia, e di umiltà, che proprio non mi aspettavo. All’università studi per decine di esami e poi arriva un montanaro che in dieci minuti ti spiega cosa sono l’ecologia e gli equilibri della natura come un fatto, appunto, naturale e assodato».
L’amicizia tra Vladimiro e Giulio inizia proprio grazie alle loro interessanti discussioni, che poi spingeranno i due ad avventurarsi in montagna per seguire le tracce del lupo cerviero; Flavio Lucibello narra gli sviluppi di questo intenso legame, che fa rivalutare ai protagonisti le loro scelte personali; entrambi, infatti, hanno rinunciato a molto per la paura di soffrire.
Sarà Giulio a spingere Vladimiro a cambiare, e così aiuterà anche sé stesso: «Con il passare degli anni, il continuo fuggire, mi stava portando inesorabilmente verso il destino del lupo solitario, ma non era quello che desideravo. Volevo far parte di un branco, dovevo decidermi a rischiare fallimenti o disillusioni, dovevo abbassare la guardia e consentire agli altri esseri umani di entrare in contatto con il mio io più intimo, prima che fosse diventato troppo tardi».
Redazione