Autobiografia di mio padre | Gloria Vocaturo
Autobiografia di mio padre di Gloria Vocaturo: una storia intessuta di ricordi preziosi.
Autobiografia di mio padre della poetessa Gloria Vocaturo è la prima opera in prosa dell’autrice, che ci regala un libro intimista e anche molto personale, in quanto il protagonista e voce narrante è suo padre ormai defunto: «Era una mia urgenza: raccontare di mio padre e riprendere un dialogo interrotto quasi dieci anni fa. Lui mi ha sostenuta nei miei momenti delicati. Il suo ricordo, la sua fede, mi sono stati sempre sufficienti […] Con questo romanzo voglio anche sottolineare la fondamentale importanza della famiglia nelle nostre vite e il suo valore nella società. Importante lo è stata nella mia infanzia, nella mia crescita e lo è tutt’ora. Costantemente inserita in una condivisione spirituale».
L’autrice presenta un’opera emozionante che tratta con delicatezza il tema della morte: si parla sicuramente di sofferenza e di mancanza ma anche della necessità di elaborare il lutto e di accettarlo, anche perché uno dei messaggi contenuti nel libro è quello di pensare che niente finisce, che l’amore è eterno e che quindi nulla è perduto per sempre.
Per l’autrice, quindi, il percorso vitale va inteso come fase di passaggio e di purificazione per raggiungere, dopo altri stadi, la perfezione eterna. Gloria Vocaturo offre la sua voce al padre, qui chiamato Romeo, e gli permette di rievocare aneddoti del suo passato; dove vi sono dei buchi di memoria ella ha deciso di ipotizzare dei possibili scenari, immaginando di viverli in prima persona proprio accanto a suo padre. Il lettore può quindi conoscere come il protagonista abbia affrontato le difficoltà della crescita, la Seconda Guerra Mondiale e le rivoluzioni positive e negative del XX secolo.
Molto interessanti risultano le parti del testo in cui il padre riflette sulla sua vita ormai finita e su quella dei suoi cari; egli si trova in un altrove che fa anche fatica a descrivere: è un luogo di pace, che lo distacca dalla materia ma allo stesso tempo gli permette di osservare la sua famiglia rimasta sulla Terra. Sono momenti di riflessione molto intensi, in cui c’è malinconia ma soprattutto consapevolezza di aver amato e di essere stato amato; è poi palese una sensazione di felicità stabile, eterna appunto, che il lettore può avvertire distintamente.
L’autrice unisce vita e morte in un unico canto d’amore, dove i ricordi sono la cosa più preziosa che abbiamo e gli affetti sono l’ancora dell’esistenza; anche nella perdita, quindi, intravediamo la bellezza e la poesia della vita, che non finisce ma si trasforma.