Il rider | Aldo Lado
“È quasi notte quando fa l’ultimo servizio e gli è difficile trovare l’indirizzo in quella strada buia perché totalmente priva di locali commerciali. Scova finalmente il nome Gomarini sul campanello di un’elegante dimora residenziale, e suona. Una voce maschile gracchia nel citofono.
‘Sììì?’
‘Vostra ordinazione…’
‘Quinto piano.’”
Il giallo di Aldo Lado dal titolo Il rider ci fa piombare subito nella più stretta attualità, alla nostra epoca sempre di corsa, frenetica, che pare ci diriga verso qualcosa di essenziale, ma che in fondo non capiamo neppure noi cosa possa essere.
I rider sono questi ragazzi – ma purtroppo non soltanto ragazzi – che sfrecciano sulle strade delle nostre città coi loro zaini squadrati carichi di vivande da recapitare, e in fretta, all’accidioso consumatore di cibi già cotti, all’impenitente scaricatore di applicazioni per ricevere tutto e subito al proprio domicilio, senza curarsi delle condizioni precarie, dello sfruttamento e dei pericoli che il giovane, polpacci caldi quanto le pietanze che porta sulle spalle, caschetto e giacchina d’ordinanza, deve traversare per contentare la moderna “necessità” del cliente.
Il fattorino, l’uomo a pedali protagonista del romanzo di Aldo Lado è André, un centrafricano giunto in Italia in maniera clandestina, come le decine di migliaia che riempiono le cronache del nostro Paese. André sfida il destino: il suo sogno è quello di raggiungere la Francia, ma si trova costretto a lavorare nella vorticosa Milano, piena di altri ragazzi nelle sue condizioni, altri extracomunitari che lottano per un posto come il suo, per quanto instabile possa essere, per ottenere orari e zone migliori. Mediorientali, africani di lingua inglese e lingua francese, anche italiani, discriminati e discriminatori, colleghi pronti a tradirsi da un istante all’altro pur di accaparrarsi una ordinazione.
“Nella piazza al centro città dove si riuniscono molti dei suoi colleghi per iniziare la giornata di lavori, i giubbotti colorati che distinguono le singole aziende sono come sempre numerosissimi. […] È fondamentale raggiungere un punteggio alto per ottenere la priorità nella scelta dei turni migliori.”
Lavorare, sorridere e non lamentarsi, sopportare con l’obiettivo fisso di migliorare quanto prima la propria condizione. Quella che potrebbe sembrare una storia sociale, si trasforma in un giallo quando una sera un cliente del giovane rider di colore viene trovato cadavere.
Nero trovato, colpevole trovato, si dice; così André è costretto a scappare, più veloce che può per non cadere vittima di un altro mostro che ruggisce sulle teste degli emarginati d’Italia: la giustizia. Fortunatamente non tutti si muoveranno per riconoscerlo colpevole dell’assassinio maturato nel mondo del mercato dell’arte.
Il rider è un thriller coinvolgente, ben orchestrato da un maestro del genere, autore di film cruenti come Chi l’ha vista morire?, L’ultimo treno della notte e Venerdì nero e avvicinatosi alla letteratura soltanto negli ultimi anni, in età molto avanzata – Aldo Lado è un classe 1934 –, fondando anche la casa editrice che dà alle stampe l’opera, la AngeraFilm.
Con il mezzo conosciuto del giallo, Aldo Lado accende un riflettore su un mondo ancora buio, un mondo di invisibili che inevitabilmente sono destinati a far discutere la società d’oggi e quella che verrà.