L’Attimo Prima | Francesco Musolino - RecensioniLibri.org L’Attimo Prima | Francesco Musolino - RecensioniLibri.org

L’Attimo Prima | Francesco Musolino

La vita è tutta concentrata in un attimo. Un attimo può cambiare il corso degli eventi, dellele scelte, o non scelte, tali da rivelarsi chiavistello capace di aprire o chiudere il fluire di un tutto, in un susseguirsi di porte parallele, concentriche tangenti a uno o più pensieri, sogni, accadimenti della vita.

Questo, però, non accade su nostra decisione perentoria ed immutabile. Altro da noi decide per noi.

In quel momento e di quel momento diventiamo vittime, carnefici, ma anche creatori, subendo o lottando contro quelle avversità. Li vince il coraggio o si manifesta la rassegnazione o, peggio, prende il soppravvento l’accettazione empatica verso quanto ci è stato tolto.

A noi  viene lasciata la scelta, il libero arbitrio, di decidere e di scegliere come rapportarci a quell’attimo: con brutale forza ed astio, oppure accondiscendendo mesti, sopraffatti dal dolore,  o con fatica prendendo atto della cicatrice apparsa sulla nostra anima cercando di riannodare le fila di un nuovo e diverso vivere.

In quell’attimo e con quell’attimo Francesco Musolino si misura con la sua opera prima edita da Rizzoli 2019 dal titolo “L’Attimo Prima”.
In quell’attimo l’autore ci porta con semplicità lineare, senza fronzoli narrativo lessicali, raccontando a noi e un po’ anche a se stesso quell’attimo che diventa considivisibile e condiviso.

Lo fa attraverso un uomo all’inizio dell’età adulta: calamita e “passe-partout” universale che si trovi a tu per tu con quell’attimo temibile.

Lorenzo, il protagonista, non ha particolari caratteristiche fisiche o intellettuali.
È un giovane uomo, cresciuto assieme alla sorella Elena in una placida atmosfera familiare. Sotto il tavolo della cucina del ristorante trattoria “La Bella Tavola” ha assistito al sogno (realizzato) di gioventù dei genitori, Leandro e Sara arrivati a Messina da Scilla e Cariddi per realizzarlo.

Per Lorenzo ed Elena, il crescere sotto quel tavolo, visione di un mondo quasi immutabile, li ha preservati in una felicità quasi “perfetta”. Talmente perfetta da permettere a Elena, in età adulta, di affrontare con coraggio i sentieri del mondo, così come a Lorenzo di preparare la valigia per Milano per diventare  “chef stellato”, dopo il conseguimento della laurea tanto desiderata dal padre.

Ma poco prima del tutto, accade l’Attimo.

In una di ultime domeniche calde di settembre, che hanno già il sapore nell’aria dell’autunno, sul ritmo sempre in costante crescendo del Bolero di Ravel (anima, corpo e voce di Leandro), l’Attimo si presenta.

Semplice inaspettato, definitivo.
Davanti a Lorenzo quell’attimo prima immediatamente si addensa e si identifica con l’attimo “dopo” , fatto di dolore definitivo.

Sara, Elena e Lorenzo reagiranno a quest’attimo “dopo” in modi diversi.

La mamma, rifugiandosi a Lipari. La sorella ripescando le esperienze nippo-orientali acquisite in anni di viaggio e meditazione tra Daruma, Carpe Koi e Kintsugi . Lorenzo, riciclandosi in venditore di viaggi “rifugio” nell’agenzia “Keep Calm Travel“.

Tre “Vivere” diversi, ma con un comune denominatore: rispondere “personalmente” a quell’attimo. Cercare una via di accettazione, di difesa sufficientemente capace di sorreggere per poter affrontare quel dolore inatteso, incompreso ed inaccettabile. Soprattutto, per  Lorenzo.

LEGGI ANCHE:  I bagnanti | Rocco Anelli

Quando in quell’attimo di vita,  insieme di “soffi” leggeri capaci di modulare e modificare delicatamente ogni sentire, tutto si rimescola. quando in agenzia arriva Sveva “cuoca” alternative-agressive.

Sarà attraverso Svevale esperienze culinarie (anche rivolte all’aiuto dell’altro che viene di lontano), la riscoperta di amare, il profumo del mare e del cibo di Sicilia, che Lorenzo inizierà a riannodare la sua vita, consapevole che i segni indelebili del dolore di quell’attimo potranno solo sbiadire ma mai sconparire,  lascando una ciccatrice indelebile ma piena di affetto ed amore, chiamata ricordo.

Non vi è dubbio che nel libro di Francesco Musolino siano presenti tre canoni guida: l’amore per la propria terra, l’amore per la famiglia, la ricerca consapevole di accettazione della perdita di chi amiamo.

L’autore non ne fa mistero. Con l’abilità del romanziere – narratore da voce all’anima. Racconta e mescola sapientemente le sfumature di sentire parallele dei personaggi, facendole diventare tangenti, necessare componenti essenziali della vita.

Con una narrazione fluida abile e lineare, dove le parole si innestano amabilmente con sintassi e stile, il lettore si riconosce “speculare”, vive (e rivive) angosce, insicurezze e paure facendola proprie.

Musolino pone sulla stessa linea protagonista, se stesso e il lettore.

Li colloca davanti al bivio imposto da quell’attimo, dando a quest’ultimo la concretezza palpabile di un orizzonte blu cobalto che sa di mare e di  Sicilia.

Un orizzonte sparti acque tra vita e morte viva è paura. L’animo, il pensiero e il corpo si sperdono. Davanti a lui si è ndifesi. Deboli davanti al dolore, che svuota anima e corpo, che convince e condice alla “via del granchio”, unica efficace per proteggersi. Ma solo in apparenza.

Poichè ciò da cui si vuol proteggere, non è fuori, ma dentro di noi.
Alberga e prolifera in quella perdita che, innegabilmente diventa giorno dopo giorno parte integrante del vivere.

L’elaborarla non è “semplice accettazione”passiva, ma necessaria ricerca di una nuova e rinnovata forza di vita che nelle radici solide del ricordo, della tristezza e delle gioie condivise germolierà fortificata.

Non sarà una “rinascita” che dimentica ed un po’ edulcora.

La nuova via del vivere accettarà quella ferita indelebile come un solco inciso nella terra fresca, palese sulla pelle della nostra anima. Marchio e cicatrice.  Simbolo riconoscibile di solitudine.

Perchè farsi trovare pronti al fine di proteggersi da quel taglio …

“Sarebbe bello. Sapere quando sarà l’ultima volta che incontreremo una persona amata, avere la certezza che le nostre strade non si incroceranno ancora, poter vuotare il sacco, dirsi tutto, abbracciarsi o ferirsi, consumare gli occhi per imprimere a memoria ogni cosa, i suoi gesti, quel modo di muovere le mani, l’odore della pelle, la postura del corpo, il sorriso”.

Ma non è possibile prevedere l'”Attimo Prima”.
Possiamo, solo  vivere con più intensità ogni soffio di vita concesso.
E pervasi da quella fortuna che si chiama vita, sogno, amore, famiglia e affetti, divenire debolmente più coraggiosi. Forse.

Autore: Marzia Perini

Scrivere, leggere due aspetti palesi di un'unica passione: la letteratura. Alterno scrittura originale (racconti, poesie, resoconti letterari) a recensioni librarie. Completano il quadro personale altre due passioni più "movimentate" , ma che si intrecciano e completano le precedenti: la fotografia con mostre dedicate a Roma Bergamo e Venezia e i viaggi (solidali e non). Sono Accredited Press al festival di Pordenonelegge dal 2015.

Condividi Questo Post Su

Trackbacks/Pingbacks

  1. La coreografia del dubbio | Fausto Rampazzo - RecensioniLibri.org - […] Leggi anche la recensione di L’attimo prima di Francesco Musolino […]

Invia un Commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *