Intervista ad Anna Maria Basso, autrice de “L’impermanenza”
Anna Maria Basso è nata a Potenza, dove vive. Docente di materie letterarie e Dirigente scolastico, attualmente in pensione. Svolge attività di promozione culturale in vari Circoli e Associazioni letterarie della città. Ha pubblicato raccolte poetiche e curato antologie.
Parliamo subito del tuo ultimo libro. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca.
“L’impermanenza” è il mio primo lavoro narrativo. Si colloca nel genere “romanzo di formazione”. Protagonista è un uomo apparentemente intraprendente e disinvolto, ma in realtà insicuro e chiuso nel proprio guscio. La sua è una vita sospesa tra azione e fuga, condizione alimentata dal forte disagio esistenziale che si porta dietro sin dai tempi dell’infanzia.
Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?
Il mio amore per la scrittura è nato nel corso della mia vita matura. Ho scritto inizialmente poesie e ho pubblicato tre raccolte. Poi è arrivato l’impulso per la narrativa. In verità avevo già fatto un’esperienza di “Short-stories” per ragazzi, ma interrotta per esigenze del lavoro che svolgevo. Poi è arrivato il romanzo. Ci ho provato. Scrivere è un viaggio straordinario dentro le parole.
Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.
Il libro è stato nella mia testa per molto tempo. Lì avviene la costruzione dell’impalcatura. Poi ho gettato le basi, avviando la narrazione. Più volte ho preso altre direzioni, ho spostato stanze e aperto nuove finestre (mi facevo inconsapevolmente un editing spontaneo ). Ho il mio angolo di scrittura in una stanza della mia casa con numerosi scaffali di libri. Ho impiegato quasi due anni.
Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.
Non sento la necessità o l’aspirazione di assomigliare a qualche noto autore o autrice. Ma, stando al gioco, penso alla Mazzantini per lo stile figurato della mia scrittura. Una scrittura che si fa vedere prima che leggere. Nel mio caso (come è stato sottolineato da diverse persone) il mio stile è colorato da espressioni poetiche soprattutto nelle descrizioni dei luoghi.
Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?
“Conquest of paradise” per la prima parte ambientata nel Nepal e per le scalate al monte Everest. “Unchained melody” per la seconda ambientata sul lago di Como. Ma penso anche a “Barcarola” di Offenbhac.
Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.
“E mentre ascolta il mare, riconosce la sua vita. Uno specchio d’acque mosse da ritorni e partenze. Il suo porto ideale. Perché una vita senza onde né vento, che vita è?” Dal prologo: “L’impermanenza”