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Intervista a Francesca Bandiera, autrice de “Pandemonio”

Pandemonio

Francesca Bandiera è una ragazza di diciotto anni alle prese con se stessa. Vive a Ferrara, una cittadina immersa nella nebbia, che lei ama definire la “culla degli spettri”. Le capita spesso di parlare da sola, perché pianificare il futuro ad alta voce la rassicura. Adora i corvi anche se la spaventano, così come Elys, il suo alter ego: ciò che la affascina è proprio ciò che la inquieta di più.

Parliamo subito del tuo ultimo libro. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca.

Pandemonio” è un romanzo auto-conclusivo, di genere Fantasy, che vede la sua realizzazione in centoventi pagine. Tre sono i punti di vista in prima persona, sebbene la storia converga in un unico finale. Amos, Carmine e Criseide rappresentano alcune fra le tante sfaccettature della realtà umana: rabbia, sacrificio e sottomissione, realtà che tentano quindi di sviscerare le certezze del Lettore.

Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?

Avevo otto anni quando Elys fece capolino per la prima volta tra la foschia dei miei pensieri: avanzava un passo alla volta, il mento spigoloso a indicarmi, e si guardava attorno, come se sapesse perfettamente orientarsi nell’oscurità dell’inconscio. Ci si mimetizzava. Da allora mi perseguita ogni giorno e il suo aspetto denutrito m’incentiva a scrivere, sebbene lei non lo voglia ammettere.

Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.

Scrivere richiede energia, concentrazione, coscienza di sé. Chiudere la porta della stanza non basta, se bisogna sforzarsi d’interiorizzare un tormento. Ecco, credo sia stato questo a complicare la stesura di “Pandemonio”: Amos era inamovibile nelle sue convinzioni. Si è rifiutato di ascoltare i miei suggerimenti per otto mesi, rischiando di ribaltare l’esito della storia.

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Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.

Maggie Stiefvater e la saga “Raven Boys” hanno segnato la mia adolescenza in maniera perentoria. Il suo stile evocativo, sempre alla ricerca di una sensazione precisa da descrivere, mi ha insegnato che non tutti i Fantasy sono uguali e che, di conseguenza, avrei potuto produrre qualcosa di personale. Lei ha un talento magistrale nel rievocare i ricordi del Lettore, comunicando con le sue fobie.

Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?

L’unico compositore che, per ora, sia mai stato in grado di dar voce a Elys e ai timori dei miei personaggi, richiamandoli in vita, è Peter Gundry; in particolare la sua produzione Dark, della quale “Salem’s Secret\” rappresenta l’apice. Quando scrivo, adoro immergermi in un’atmosfera dai risvolti cupi, quasi surreali, e proprio per questo non mancano mai i canti gregoriani.

Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.

Spero di emozionarti. Penso che entrare in empatia con il prossimo sia il valore massimo dell’arte, la sua espressione più pura. Mi piacerebbe ospitarti nel mio Mondo e, all’ombra di un salice, ascoltare il tuo. Ci terremo per mano, promesso.

Autore: redazione

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