Il Gufo e la bambina | Beppe Tosco
Quella de Il Gufo e la bambina è una favola per bambini adatta anche ai genitori.
E vi dirò, non è proprio la verità. Questa favola è assolutamente adatta ai bambini ma, secondo me va e deve essere letta, anche da un pubblico più adulto sia esso genitore o meno. Una favola che porta ad una bella riflessione sul tempo che passa, ma soprattutto su come viene speso questo tempo, come lo impegniamo e ovviamente sul rapporto con gli altri.
Quello di Beppe Tosco è uno scritto pulito, chiaro e lineare adatto alla letteratura ma, non vi sarà difficile, immaginarla anche in una rappresentazione teatrale o in un classico sketch televisivo. Questo è possibile, in quanto, la narrazione ha un’impostazione parlata ed è questo anche il punto focale di tutta l’opera. L’originalità sta proprio nel trovarsi a leggere non solo la storia (perno centrale della favola) ma anche un vero e proprio dialogo comico e a tratti surreale tra l’illustratore, che prende il nome di Leandro, e l’autore.
Proprio perché parliamo di un libro illustrato, l’opera si suddivide in due parti essenziali: quella scritta, dove l’autore inventa frase dopo frase la sua storia e dove suggerisce al disegnatore come procedere, e poi abbiamo la parte disegnata, dove l’illustratore avrebbe dovuto semplicemente disegnare quanto raccontato dall’autore. Peccato che in questo caso, Leandro, sembra avere un pensiero tutto suo e un altro modo di vedere le cose e questo infatti darà vita ad una serie di scontri e dialoghi esilaranti tra i due personaggi.
Pagina dopo pagina cominciamo così ad incontrare i vari protagonisti e a seguirne le vicende. Per prima ci viene presentata Stella, una bambina che è tanto preoccupata per le sorti del suo amico Cocò, il gufo, il quale con il passare del tempo sta inesorabilmente invecchiando e siccome è decisa a non volerlo perdere, vuole trovare a tutti i costi un rimedio allo scorrere del tempo. Non sarà sola in questo compito così arduo: ad aiutarla i suoi amici, il merlo ed un porcello, che insieme intraprenderanno un viaggio verso la Stanza del Tempo Perso luogo chiave per salvare il loro caro gufo. Ma il cammino non sarà certo facile, dovranno affrontare i Malamenta, fantasmi del tempo «impiegato per compiere le cattive azioni», maghi, impedimenti, nani, asce, maghe che si spaccano a metà, stalattiti parlanti, lavandini e idraulici. Ed è proprio nella realizzazione di questi personaggi che le idee conflittuali dell’autore e dell’illustratore prendono vita.
«C’erano una volta un gufo e una bambina. […] Il gufo era assai vecchio e la bambina sapeva che un giorno sarebbe morto, e lei sarebbe rimasta davvero e per sempre sola.
Leandro, scusami, è un gufo, non un merlo.[…]
Il tempo passava, il gufo ormai volava di rado e restava invece ore ore con gli occhi aperti senza sbattere mai le ciglia. […]
Scusa, Leandro. Se guardo il disegno non riesco ad andare avanti. Fai un gufo che sia un gufo, per cortesia. Potevamo cambiare subito, se non sapevi fare i gufi. Allora facevamo la storia dell’asino. O quella del cane che ha paura delle carote o quella del cucù senza orologio che non sa dove andare. Abbi pazienza: un gufo. Dài.»
Una forma di racconto, questa che lascia molto spazio al dialogo e che coinvolge tanto i lettori che, oltre la trama, vivono in prima persona il conflitto tra i due autori. Le illustrazioni hanno un ruolo attivo, vivo e coinvolgente nella storia.
Una storia che come è giusto che sia ha anche una morale o anche più di una. Analizzare il tempo e come lo si è trascorso fa si che anche il lettore si pone qualche domanda sul suo di tempo e su come lo sta utilizzando. È laborioso, attivo o è come il nostro porcello, che ha trascorso la maggior parte del suo tempo a far niente?
Il tempo perso, sprecato, è il vero antagonista di questa storia (ecco perché secondo me è adatta moltissimo agli adulti), è il mostro reale che i personaggi dovranno affrontare e sconfiggere e, anche se a volte il destino non “disegna” quello che noi vogliamo, dobbiamo essere astuti e furbi ad adattarci e a ricambiare le carte in tavola, perché in fondo come conclude Beppe Tosco:
«[…] La storia della tua vita dipende da te e non sarà proprio come la desideri. Cambierà infatti secondo i voleri del destino. Ma se sarai capace di accettare e trasformare tutto quello che non ti aspetti, e sarai capace di accoglierlo, quella diventerà la tua storia, e sarà la più bella».