La chimica dell’acqua & Delitto ad arte | Sara Kim Fattorini
Quali sono gli ingredienti che non debbono mai mancare in un giallo?
Un detective, un omicidio, vari sospettati e certamente un luogo o una ambientazione che fa da padrone. La combinazione e il buon dosaggio di ognuno di questi ingredienti potrà, poi, alimentare tutte le possibili sfumature di suspense e colpi di scena di un genere che non va mai “giù di moda” riuscendo ad essere sempre nuovo e mai noioso.
Ma un giallo non racconta “solo” un atto criminale: ha il compito di ‘invogliare’ e ‘ammiccare’, quasi a voler sfidare il lettore a trovare per primo il colpevole, per poi ribaltare il tutto all’ultimo con un colpo di scena che sorprende.
Perché più che in qualsiasi altro genere, nel giallo ipotizzare soluzioni alternative pagina dopo pagina, come un vero e proprio Watson ante litteram dell’autore, è ciò di cui il lettore ha bisogno.
Questa è la prima convinzione che salta fuori leggendo “La Chimica dell’acqua” e “Delitto ad arte” di Sara Kim Fattorini, editi da SEM editore, rispettivamente nel 2017 e nel 2018.
Un giallo certo non lo si può raccontare, una difficoltà non da poco per un recensore, ma quel che è certo è che Sara Kim ha una decisa e sottile capacità di mescolare, modulare e incastrare situazioni e indizi in modo armonico, mai scontato, attraverso il suo protagonista che non può non riscuotere simpatia: Guglielmo Corna.
Guglielmo è un avvocato mancato, un marito mancato, un amico a tempi alterni, amante della Pimm’s della solitudine con una sensibilità spiccata negli atti, nei modi e nell’indagare: sa dialogare in modo “fino”” con l’anima sua e di chi incontra nelle sue indagini.
Nei due delitti su cui si trova ad indagare e che hanno da sfondo “principe” Milano, riesce ad essere mediatore indiscusso con i personaggi spesso stravaganti, apparentemente eterei e lontani da quel mondo vero in cui la morte accomuna tutti, nel miglior livellare pirandelliano.
In entrambe le indagini Corna riesce a collegare in modo semplice fatti in apparenza insignificanti e lontani, riuscendo a rendere palesi i fatti. Non solo. Rivela potenzialità di sviluppo (magari in successive indagini) tipiche degli attuali “ispettori”(in letteratura e in fiction) che consapevolmente incompleti e dubbiosi su tutto (dalla vita all’indagine), risultano spiccati risolutori di delitti complessi, palesano una loro declinazione personale, ignota fino a poco prima nell’entrare nei più intimi e impensati sentieri dell’inconscio più inconscio, che si addensano nella capacità di uccidere l’altro.
Sara Kim Fattorini gioca con il suo Corna. Si nasconde dietro i molti accadimenti (omicidi o meno che siano). Si identifica, quasi con l’essere “semplice” nei tratti , nei modi di immagine e nel suo voler essere normale in un mondo dove la normalità è rara. Ne offre un notevole e ampio campo di manovra per una serialità (tipica del genere) capace di ampliarsi non solo in narrazione “cartacea”, ma anche in trasposizione televisiva e cinematografica.
Il canone drammaturgico apparentemente lento semplice e lineare è tipico dell’analisi dei fatti, nelle loro più diversificate sfumature, è essenziale alla conoscenza dei possibili colpevoli, è necessario a identificare movente, modalità e risoluzione dell’atto criminoso compiuto. Il lettore prenderà appunti e declinerà le sue ipotesi, scegliendo poi, quella più logica e plausibile, per poi essere ribaltate tutte le carte e scoprire che il colpevole è il più insospettabile ed insospettato.
Oltre a Corna, i romanzi gialli della Fattorini hanno un altro focus, su cui si basa e palesa l’amore per l’autrice per il dettaglio, la moda, il bello. Sto parlando di Milano, la co-protagonista muta ma perentoria, bella ma inarrivabile, sobria ma sempre da bere.
Le molte sfaccettature la delineano nella sua pigra, essenziale e innegabile capacità di dare profondità a ogni cosa, mistero e pensiero esistenziale che sia, fornendo quegli spunti da block notes del “giovane investigatore”, necessario filo narrativo con cui autore e lettore diversamente si confrontano, diventando simbionti con ciò che viene scritto e con quello che si aspetta di leggere.
Un aspetto che trova sfumature interessanti e di conferma nelle descrizioni in cui l’autrice spesso si sofferma. Un’attenzione al particolare che profuma di quelle origine orientali ,di cui il nome porta traccia. Caratteristica piacevole, mai sovra dosata che aumenta lo spessore di analisi del luogo, dei personaggi, delle situazioni, del delitto, ma non solo.
L’attenzione descrittiva supera l’essere “fine a se stessa” e diventa parte essenziale e necessaria per illustrare i fatti, delineare caratteristiche intime dei personaggi, raccontare situazioni che differentemente rimarrebbero opache e senza spessore, lasciando il lettore ai margini, spettatore muto.
Sara Kim Fattorini a conti fatti è un buon diversivo di lettura per gli amanti del genere e anche per chi il genere lo bazzica solo di rado. La lettura veloce, agevolata da capitoli brevi e lessico colloquiale, e la contemporaneità delle azioni proposte fanno pensare e sperare a nuove indagini per il detective Guglielmo Corna.
Confidiamo nell’autrice e nella sua curiosità, nella sua scrittura e nella sua voglia di “indagine” per condurci (quanto prima) e ancora una volta in una nuova avventura investigativa.