Più di tutto | Lullaby
La trama
Xenia si innamora di Tommy quando è ancora una studentessa e lui già un carismatico professore universitario. Nonostante le insicurezze di Xenia e la differenza di età, si amano fino a quando un evento drammatico non incrina il loro rapporto, dividendo temporaneamente le loro strade e mettendo in dubbio ogni certezza. Tommy si allontana fisicamente e sentimentalmente da Xenia alla ricerca di nuovi orizzonti geografici, ma probabilmente anche amorosi. Xenia subisce il suo cambiamento e le sue decisioni senza comprenderle e tantomeno accettarle. Tuttavia, un nuovo uomo entrerà nella vita di Xenia offrendole amore incondizionato e una vita sotto i riflettori…
Più di tutto, romanzo dell’autrice Lullaby, è questo e molto altro.
Un diario intimo e sofferto che racconta l’evoluzione di un rapporto che sembrava inattaccabile e ben solido, nonché il flusso di coscienza della protagonista, attraverso la narrazione del suo presente, alternata alla rievocazione di ricordi struggenti. Un testo che mette in luce l’importanza delle seconde occasioni che bussano alla porta della vita e la necessità di quei sentimenti così veri e autentici da trovare la forza di restare fedeli a loro stessi, pur assistendo a un cambiamento costante e continuo di ciò che li circonda.
Più di tutto indaga le contraddizioni della donna e dell’uomo, le difficoltà di opporsi a scelte che si manifestano come inevitabili, il bisogno di ritrovarsi e accettarsi, spesso tendendo la mano anche a coloro che ci hanno deluso e ferito.
L’opera di Lullaby, collocabile nella narrativa femminile, è sentimentale, profonda, realistica. La lettura ideale per una donna dai trenta anni di età in su, alla ricerca di un romanzo d’amore inusuale e introspettivo, privo di scene di sesso spinto. Più di tutto non è un romanzo rosa ‘classico’, in quanto non è in possesso delle caratteristiche tipiche di questo genere, ma tratta di relazioni sentimentali, di storie credibili in cui chi legge può facilmente immedesimarsi, dell’ambiguità dei sentimenti e della difficoltà di esprimerli con veridicità.
Una storia che non fa sognare, ma che consola, perché nonostante la sua drammaticità riesce a trasmettere ottimismo e fiducia nelle seconde possibilità che la vita può inaspettatamente regalare.
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L’autrice
Lullaby (all’anagrafe Chiara Rostagno) vive a Firenze e si occupa di web, nel ruolo di art director e project manager presso un’agenzia web. Ha due figli grandi, entrambi più che ventenni, e un compagno a cui è legatissima.
Come è nata in lei la passione per la scrittura? “Prima di tutto dalla lettura. Leggo da sempre e tanto – ci rivela l’autrice – e da sempre desidero scrivere anche se la mia avventura nel mondo della scrittura è cominciata tardi, solo a 52 anni e solo perché ho scoperto l’opportunità che offre Amazon di pubblicare da self. Non è che io insegua sogni di gloria o che veda la scrittura esclusivamente in chiave di risultato economico, ma in fondo quando si scrive non lo si fa solo per se stessi, bensì si desidera raggiungere i lettori e scoprire se ciò che scriviamo può essere apprezzato”.
Oltre a scrivere e leggere, ama cucinare, soprattutto piatti delle sua regione d’origine, ovvero il Piemonte, viaggiare (sogna di visitare Stati Uniti e Giappone), guardare le serie tv, in primis Breaking Bad, la sua preferita. Le piacerebbe molto vivere di scrittura.
Intanto, ha iniziato facendosi conoscere dai lettori e dalle lettrici con l’opera oggetto della nostra presentazione, in cui non c’è nulla di particolarmente autobiografico, come ci dice la stessa Lullaby: “La protagonista non mi assomiglia se non forse nell’essere fondamentalmente riservata e nell’aver avuto, come me, una storia con una persona più grande. Il protagonista maschile è ispirato a un conoscente, che dopo una malattia molto grave ha intrapreso un viaggio in Antartide come ricercatore nel campo della meteorologia. Ma la similitudine finisce qui. Tommy, il mio personaggio, dopo aver rischiato di morire viene colto da una vera e propria sindrome di Peter Pan. Aldilà della spedizione scientifica a cui decide di partecipare, ha bisogno di allontanarsi da Xenia alla ricerca di una nuova libertà sessuale e sentimentale”.
L’autrice ha dedicato Più di tutto al padre, che le ha trasmesso l’amore per la lettura e condivide con lei la passione per la scrittura.
Lo stile
Lo stile di Lullaby è curato, dal momento che ama molto la lingua italiana, ne rispetta la grandezza, nonché la ricchezza dei vocaboli, tant’è che spesso e volentieri impiega termini non di uso comune o non presenti nella lingua parlata. Pertanto, l’autrice di Più di tutto cerca, attraverso il suo scrivere, di ‘combattere’ quell’impoverimento odierno caratterizzato dall’utilizzo di un linguaggio sintetico e gergale, ben radicato nei social network, e non solo.
Tre opere hanno segnato il suo percorso di lettrice, come la stessa autrice ci racconta: “ Infinite Jest di David Foster Wallace, sono convinta che Wallace sia stato un autore geniale, assolutamente originale e con uno stile inarrivabile. Questo suo romanzo è di gran lunga il libro che ho amato di più nella mia lunga carriera di lettrice onnivora. L’ho amato per tante ragioni, nonostante la sua struttura labirintica e la lunghezza scoraggiante. L’ho amato proprio per la sua struttura a tratti disorganica, per i mille personaggi che in taluni casi si perdono negli innumerevoli rivoli della narrazione. E poi per la capacità di Wallace di creare scenari assolutamente inventati, ma così reali e così minuziosamente e maniacalmente descritti e per la sua capacità di creare empatia con ogni singolo personaggio, anche il più negativo e borderline. E poi amo la sua prosa intricata e funambolica, che ti tiene col fiato sospeso in attesa di un punto che poi arriva molto dopo, rischiando di farti perdere il filo per poi riacchiapparti con l’abilità di magnifico prestigiatore delle parole che lui senza alcun dubbio era. Lo amerò per sempre, lo rimpiangerò per sempre e considero la sua scomparsa prematura un’immensa perdita per la letteratura contemporanea; Gita al faro di Virginia Woolf, cito questo libro, ma amo tutti i romanzi di questa autrice. Al di là delle trame, quello che amo di Virginia Woolf è la prosa meravigliosa e musicale. Mai una sbavatura, mai una banalità. Amo la sua eleganza estrema e la considero un modello sicuramente irraggiungibile, ma di grande ispirazione; La fine del mondo e il paese delle meraviglie di Haruki Murakami, un libro onirico ed enigmatico, due mondi paralleli, forse interconnessi in modo misterioso, un finale sospeso. Bellissimo, poetico, una prosa asciutta e minimale, una metafora originale della cattiva coscienza del mondo moderno. È il libro di questo scrittore grandissimo che ho amato di più”.
Più di tutto è riconducibile, per diversi aspetti, ad altri tre testi celebri. Non quelli sopracitati, bensì questi: Una cosa che volevo dirti da un po’ di Alice Munro, Lezioni di respiro di Anne Tyler, Amy e Isabelle di Elizabeth Strout. Ad accomunarlo a questi romanzi è soprattutto il desiderio espresso da Lullaby, e anche dalle scrittrici citate, circa l’attività di ‘indagare’ nei rapporti familiari e di coppia, e di raccontare di piccole cose, eventi non eclatanti se non addirittura comuni, rendendoli interessanti e, in molti casi, determinanti per svolte e cambiamenti.
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