Intervista a Vincenzo Ercolano, autore de “Fabbricarsi d’argilla”
Vincenzo Ercolano è nato in provincia di Napoli, accanto al mare. Cresce leggendo di tutto e raccogliendo monete per poter andare di nascosto al cinema. Dopo la scuola d’arte si laurea in Storia dell’arte contemporanea. Insegna lettere alle Scuole Medie, spingendo gli alunni a ragionare, combattere per le proprie idee. Si occupa di teatro e cinema con ragazzi e adulti. Scrive sempre per mettersi in gioco.
Parliamo subito del tuo ultimo libro, Fabbricarsi d’argilla. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca.
Evocando le emozioni di persone e luoghi, il protagonista fa i conti con un presente incerto e decide di viaggiare senza una meta precisa, seguendo la direzione di una freccia costituita da monete, nascosta su un monte come indicato da un’anziana amica di famiglia. Si sposta senza programmi, nello spazio e nel tempo, tra case abbandonate che però sanno raccontare e riflettersi nella sua vita.
Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?
Da piccolo vedevo storie negli oggetti e nei luoghi. Mi piaceva osservare, ero curioso: mi chiedevo quale fosse la storia, palese o nascosta, di ciò che avevo davanti. Scrivevo storielle in un quaderno che tenevo solo per me. Nel corso delle scuole superiori, attraverso i temi e la fiducia di una prof., ho iniziato a raccontare le mie emozioni. E non mi sono più fermato, né vergognato.
Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.
Un romanzo come un diario libero da impostazioni cronologiche. Un andirivieni nel tempo che il protagonista fa attraverso persone, oggetti e le emozioni che contengono. Ho scritto questo libro in vari anni, ritornandoci senza stravolgere l’urgenza della prima versione. Ogni luogo in cui vivevo o passavo mi dava nuove chiavi di lettura per narrare la storia che avevo in mente.
Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.
Amo le opere che abbiano una serie di rimandi, in parte spiegati e in parte sospesi, non per forza immediati. Per questo ho sempre puntato alla capacità di King di trascinarti nelle storie, alle emozioni più semplici di Morante, all’evocazione di natura e sentimenti di Pavese, al dolore costruttivo di Bukowski. Ma questa è solo una possibile lista: i libri rimangono in noi, cambiano e ci cambiano.
Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?
Immagino i rumori reali, come in un film dei fratelli Dardenne. Ma anche alcuni momenti di Chopin e Tchaicowskij, la fusione di classico ed elettronico dei Limp Bizkit e di Madonna, gli accordi di De Gregori e Baglioni.
Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.
Le emozioni della letteratura sono le fondamenta per cambiare le cose, a partire da noi stessi. La letteratura è rischio, coraggio, ribellione. Attraverso le pagine scopriamo altre zone di noi, nuove direzioni e il mondo in cui viviamo e scegliamo.