Niños | Nicola Mariuccini
La trama
Un romanzo a sfondo storico che potremmo definire amaro, tenero e commovente. Collocabile a metà tra la narrativa poetica e il teatro. Stiamo parlando di Niños di Nicola Mariuccini.
Al centro dell’opera la vicenda dei bambini rubati e la sua genesi a Burgos nell’estate del 1938. Il momento più buio della guerra civile spagnola e la storia e lo sviluppo del metodo Montessori in Spagna fino agli anni ‘30. E, ancora, la poesia e la cultura dell’avanguardia spagnola degli anni della repubblica sepolta dall’avvento del nazionalismo di Franco.
Rinchiusi in una villa da uno psichiatra – Vallejo-Nágera, detto “il Mengele” di Francisco Franco -quattro bambini (tre prigionieri e un loro amico) narrano le vicende che condussero la Spagna dall’essere una terra fertile di cultura cosmopolita e di educazione montessoriana, libera e attenta allo sviluppo del bambino, a diventare un teatro di guerra, fame e povertà.
L’orrore della storia spagnola è qui raccontato, nella sua degradante quotidianità, dalle voci dei “bambini rubati” i quali, fra torture, miserie e follia, continuano ancora a sperare in un mondo più luminoso.
Abbiamo chiesto all’autore di Niños di riassumere l’essenza del suo romanzo in una domanda. Ecco la sua risposta: “Direi la domanda che la madre del grande poeta Antonio Machado ripeteva delirando mentre da profughi attraversavano il confine per trovare rifugio in Francia, ossia «Quando arriveremo a Siviglia, Antonio?». Morirono entrambi nel percorso. In quella guerra morì la cultura, l’umanità, la poesia”.
La scelta del titolo del testo, appunto Niños, è tutt’altro che casuale. Infatti, segue il filo conduttore della vicenda narrata offerto dalle voci dei bambini che parlano tra loro raccontando quanto accaduto. Un filo di tenerezza in un fatto storico fra i più terribili del ‘900.
Ed è così che emergono, a regalare un’illusoria calma, le voci dei più piccoli che, giocando fra loro, recitano a memoria le greguerias di Ramòn Gòmez de la Serna imparate a scuola.
In quella casa c’era anche una suora, Adoración. Si diceva che fosse finita in convento da bambina per evitare la prigione. Amava la lirica e insegnava ai bambini la libertà con il Metodo Montessori. La guerra fece vacillare la sua fede, per qualche anno cercò Dio in troppi posti per poi cominciare a vederlo, fisso, dalla parte sbagliata. Si dice che «Extra Ecclesiam nulla salus », ma in quegli anni la Chiesa confuse la salvezza con la morte.
Si trovò a dover benedire l’inferno e non lo seppe fare.
L’autore
Nicola Mariuccini, 52 anni, è un lettore tenace sin dall’infanzia e scrittore da qualche anno. Ha scritto tre romanzi, tra cui l’ultimo, Niños, edito da Castelvecchi. Collabora con un gruppo di scrittori per beneficenza, gli Scrivi per bene, con cui ha pubblicato un romanzo collettivo: La giusta luce edito da Ali&no. Dello stesso gruppo e per lo stesso editore è prevista ad ottobre l’uscita di una raccolta in cui Mariuccini ha scritto un paio di racconti.
Progetti in cantiere? Il nostro autore ci risponde ironico: “Non ho ancora la passione dei cantieri. Fra qualche anno magari…”
Intanto, ci rivela come è nata la sua passione per la scrittura: “Dall’amore per la lettura alla voglia di provare a vedere se sapessi anche scrivere. Mi piace associare pensieri e immagini ancorando fatti osservati nel quotidiano a momenti storici particolari . Osservare le persone e immaginarle in un tempo completamente diverso. Perché dovreste leggere il mio Niños? Questa del 2018 è un’estate che ha visto e vede la tragedia di tanti bambini che pagano in solido il prezzo dell’odio che sta tornando a soffiare sull’Europa e sul mondo. Penso a Trump e alla frontiera USA-Messico, a quello che succede nelle coste del mediterraneo e nelle nostre città. Chi ha voglia di guardare il futuro in modo meno cupo e con un po’ di speranza la può cercare nelle voci dei bambini del mio romanzo”.
Leggete QUI la nostra intervista a Nicola Mariuccini.
Lo stile
“Del mio stile è stato detto da qualcuno che richiama il teatro, da altri citando Umberto Eco che sembra più cinema poiché esso è più capace di scavare nella coscienza dei personaggi. Per come la penso io credo di essere un fumettista che non sa disegnare. Scrivo nelle nuvole” ci confida Nicola Mariuccini, che ha creato il personaggio della piccola Itsaso facendo riferimento all’infanzia e alla educazione di Federico Garcìa Lorca, la passione per la musica, per il canto, per la poesia. Tuttavia, il nostro autore si riconosce maggiormente in un altro personaggio del suo romanzo, ovvero Martin, il gregario, colui che c’è sempre e vede tutto dalla seconda fila.
Niños potrebbe ricordare La strada di Cormac McCarthy, L’urlo e il furore di William Faulkner, Un borghese piccolo piccolo e La vita è bella di Vincenzo Cerami
“Scrivo romanzi a sfondo storico e la vicenda dei bambini rubati, soprattutto le sue origini legate agli studi dello psichiatra spagnolo Vallejo-Najera (detto il Mengele di Franco) mi hanno indotto ad approfondire questo aspetto – ci dice Mariuccini – volevo ricercare la radice dell’odio che condusse al trionfo del nazionalismo in Spagna e che portò il paese dall’essere una culla di avanguardie culturali e di educazione montessoriana, libera e aperta, a diventare un teatro di scontri fratricidi, desolazione e povertà. Cosa c’è di autobiografico? Se riesci a emozionarti mentre scrivi qualcosa di te c’è sempre. In quelli precedenti (La Prigione di crsitallo e Nighthawks) forse di più in Niños le tracce di me autore sono forse più larvate, a parte l’amore per la poesia e la letteratura. Niños è dedicato a mio padre che mi segnalò la notizia sul fatto storico dei bambini rubati ricordandomi che Maria Montessori era scappata in Spagna dal 1934 al 1936”.
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