Intervista a Giorgio Peruzio, autore de “La Venere Spezia”
Giorgio Peruzio nasce a Torino nel 1954. Ritiratosi da manager e raggiunta la pensione, si è trasferito a Viareggio con la moglie dal 2017. Il mare della Versilia gli regala nuova ispirazione per alimentare la sua passione per la narrativa. Sensibilità, spirito critico e ironia sono le sue chiavi di lettura della realtà. Il suo stile racchiude levità e profondità, coerenza e voli pindarici. In questa intervista ci parla del suo La Venere Spezia.
Parliamo subito del tuo ultimo libro. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca.
La Venere Spezia: il primo romanzo che narra del calcio femminile. La sfida di uno stile originale per giocarlo che diventa la metafora di un modo d’essere orientato all’essere contro l’imperante cultura dell’avere. Il progetto dovrà scontrarsi con la camorra e crescerà a dimensione internazionale. Giallo e business orientato alla cultura intrecciati sul meraviglioso sfondo della baia dei poeti.
Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?
Scrivo sin da quando ero sui banchi di scuola. Prima fantascienza e fantasy, ora giallo ma sempre con sfondo socio-culturale. La curiosità per il mondo si accompagna alla ricerca del modo di rappresentare persone, luoghi e soprattutto emozioni. Sul lavoro nella forma del saggio o del documento professionale, ora, approdato alla pensione, soltanto in letteratura.
Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.
Il testo è arrivato alla fine in tre mesi circa. Poi ho ascoltato critiche di amici che l’avevano letto nella bozza originale. Infine ho lavorato con un’agenzia letteraria per affinare lo stile. Amo osservare i paesaggi della natura, amo prefigurare scenari alternativi al presente, amo immaginare futuri diversi.
Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.
Non mi ispiro a correnti o autori specifici. Cito Ursula Le Guin, che affascina perché unisce levità di linguaggio e profondità di contenuti. Mi piacerebbe fare altrettanto e ci provo. Dei giallisti contemporanei ammiro molto Barbara Baraldi, che non è solo narratrice di genere. Il mio libro ha uno sfondo sociologico, come era per P. Dick, ma il mio è velato di ottimismo, al contrario dei suoi.
Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?
Jazz dolce, tipo John Coltrane. O musica classica del primo novecento.
Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.
La Venere Spezia immagina un mondo più dolce dove l’essere prevalga sull’avere. Una squadra di calcio femminile diventa straordinaria metafora: la bellezza salverà il mondo.